Recensione su Brazil

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Surreale, delirante, imprevedibile, bizzarro, opprimente, claustrofobico ed eccessivo! / 19 Febbraio 2017 in Brazil

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

In un prossimo e claustrofobico futuro, Sam (Jonathan Price), un frustrato impiegato del Dipartimento delle Informazioni, oppresso dai meccanismi della burocrazia, da un governo repressivo e da una madre ossessionata dalla chirurgia estetica, è solito rifugiarsi nei propri sogni, nei quali incontra spesso una donna.
Un giorno incontra per caso una donna che assomiglia a quella dei suoi sogni, Jill (Kim Greist) una camionista accusata di essere una terrorista. Grazie a lei comincia a prendere coscienza dell’assurda società in cui vive, diventando anche lui un bersaglio della polizia. Catturato come nemico della società, sta per essere sottoposto a tortura quando inaspettatamente riesce a fuggire e a ricongiungersi con Jill, creduta morta. A questo punto scopriamo però che è tutto un sogno della mente di Sam, oramai ridotto in stato catatonico.
Ispirato al romanzo 1984 di George Orwell (1948), già trasposto per la televisione britannica nel 1954 (Nineteen Eighty-Four, Rudolph Cartier) e al cinema nel 1956 (Nel 2000 non sorge il sole, Michael Anderson) e nel 1984 (Orwell 1984, Michael Radford), Brazil (1985) deve anche molto, per l’atmosfera e per la descrizione di una burocrazia opprimente, all’opera di Franz Kafka e, ovviamente, alla visionarietà del suo autore, l’eclettico Terry Gilliam.
Il film è un kolossal dal forte impatto visivo, delirante, grottesco e imprevedibile nella trama e nei personaggi, quanto sontuoso e barocco, e nello stesso tempo opprimente e claustrofobico, nelle scenografie e nelle soluzioni visive. La società che descrive è un mondo senza speranza da cui è impossibile fuggire. La libertà è irraggiungibile, se non nei sogni.
I personaggi che vi compaiono sono perlopiù figure bizzarre e stilizzate, rappresentati in stile retrò anni sessanta. Da ricordare, a questo proposito, la madre del protagonista e la comparsata del riparatore Archibald Tuttle interpretato da Roberto De Niro.
Aquarela do Brasil, la tradizionale canzone brasiliana che da il titolo al film e le cui musiche ne accompagnano varie sequenze, è un gioioso inno alla libertà che inserito nel contesto narrativo lo rende ancora più assurdo. Inoltre la canzone fu composta durante la dittatura di Getúlio Vargas (1930/1945) ed ebbe un successo tale da diventare la colonna sonora di quell’oscuro periodo.

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