Spiegazione del finale: un paio di ipotesi / 15 Febbraio 2021 in Bliss

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il film Amazon Bliss segna il ritorno di Mike Cahill al lungometraggio, 7 anni dopo I Origins (2014).
Formalmente meno raffinato del solito, Cahill torna sul tema dell’altra vita, della vita parallela, dell’alternativa (già trattato nei film precedenti), con un film che lascia nel dubbio lo spettatore, ben oltre i titoli di coda.

In sostanza, qual è la realtà reale?
Nel film, Greg (Owen Wilson) e Isabel (Salma Hayek) sono due disadattati con problemi di dipendenza da psicofarmaci e droghe sintetiche (realtà A) o due scienziati (realtà B)?
Il finale di Bliss non chiarisce nulla in particolare in merito, lasciando nell’incertezza sia il protagonista che lo spettatore.
Il che può infastidire (molto) chi arriva fino in fondo al film.
A me è sembrato un espediente narrativo interessante (non certo innovativo, però), utile a immergere lo spettatore in maniera totalizzante nella confusione mentale del protagonista.

In questo senso, benché la realtà B trovi parecchie “giustificazioni”, nel corso del film, tendo a propendere per la realtà A:
– Greg ha seri problemi mentali, esaltati dall’uso di psicofarmaci/antidolorifici, e, dopo l’incontro con Isabel, l’uomo si dissocia completamente dalla realtà A;
– Greg e Isabel non sono scienziati al lavoro su un progetto volto a far apprezzare la bellezza del mondo e a sensibilizzare l’umanità a una preservazione ponderata del pianeta: la realtà B non esiste se non nella fantasia di Isabel e, poi, in quella di Greg (anzi, contemporaneamente, in quella di Greg, dato che, da tempo, l’uomo è convinto di avere delle reminiscenze di un’altra vita, in cui Isabel si insinua, alterandole);
– i cristalli di Isabel non conferiscono alcun potere speciale, ma causano solo allucinazioni visive e uditive;
– progressivamente, anche a causa dell’abuso di sostanze stupefacenti (i cristalli gialli e blu sembrano metanfetamine), Greg perde la memoria e la sua percezione del mondo è via via più alterata;
– alla fine del film, Isabel non assume per via nasale gli ultimi cristalli blu, per sfuggire alla polizia e tornare nella realtà B, ma si uccide (forse, sparandosi con la pistola trovata nel cruscotto dell’auto dell’uomo rapinato: vediamo la donna disfarsene, ma come può vederlo Greg, e, perciò, potrebbe non trattarsi di un dettaglio reale);
– nel corso del film, in più occasioni, si vede un cartello pubblicitario della clinica riabilitativa a cui, alla fine, si affida Greg: è come se, nella nebbia mentale del protagonista, il suggerimento di un sostegno medico-sociale compaia a sprazzi, nei suoi ultimi momenti di lucidità.

Accettando che quella “giusta” sia la realtà A, ho trovato molto dolorosa la battuta di Owen Wilson, quando dice (più o meno): “Questa donna (mostra una foto della figlia minore) dice di essere mia figlia. E io voglio crederlo”. Ormai, la neurodegenerazione di Greg è praticamente totale e il protagonista è ormai consapevole di avere un problema di salute grave: ha accettato il fatto che la realtà A sia l’unica possibile e, dentro di sé, sa che la giovane Emily (Nesta Cooper) ha un legame profondo con lui.

Forse, il significato del titolo, Bliss (in italiano, beatitudine), sta proprio nella definitiva accettazione di Greg del proprio problema neurologico e psichiatrico (tale accettazione non viene condivisa da Isabel, che, forse, prima di iniziare a vivere per strada è stata una scienziata, o forse no), non più mascherato da sbadataggine, ignavia, timidezza, ecc.
(Al contrario, se si opta per la realtà B, la beatitudine del protagonista è dovuta al fatto che ignora la “vera” realtà, finendo per accontentarsi di quella in cui è rimasto bloccato, al fine di sopravvivere).
Greg è un “nessuno” che coltiva sogni. Nel film, non è chiaro il motivo del divorzio dalla moglie. Ma l’amarezza del figlio sembra sottendere una sua certa disattenzione, un continuo “chiedere scusa” che la famiglia non ha saputo/potuto/voluto tollerare più.
Propendendo per la realtà A, penso che Greg fosse malato da tempo e che nessuno, lui per primo, sia stato in grado di riconoscere la propria degenerazione mentale.

Accettando come vera la realtà A, Bliss non è un film di fantascienza (che, a tratti, glitch compresi, può ricordare Matrix o Il tredicesimo piano), ma è un film profondamente drammatico, e, quindi, lo colloco più dalle parti de La leggenda del re pescatore di Terry Gilliam che nei pressi della trilogia sci-fi delle Wachowski o del film di Rusnak.

A fronte di tutte queste elucubrazioni, comunque, sono consapevole di non aver “ragione”.
Cahill ha volutamente creato una narrazione ambigua che non fornisce una risposta univoca. In un’intervista (https://io9.gizmodo.com/salma-hayek-and-mike-cahill-on-teaming-up-for-the-reali-1846184505), ha parlato di “bistability of interpretations” (si può tradurre come “bistabilità delle interpretazioni”, o due piedi in una scarpa, se preferite): in sostanza, il film è stato concepito per proporre due punti di vista in continua competizione. Ciascuno funziona.

Quel che zoppica, nel complesso, è la mancanza di originalità.
Ma, accettata la sua costitutiva ambiguità, Bliss si lascia accettare, come un buon intrattenimento da divano.

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