Bellas Mariposas

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Bellas Mariposas

Da un racconto di Sergio Atzeni. Cagliari, 3 agosto. In un quartiere periferico della città, in mezzo a casermoni di cemento, a ridosso di campi incolti, vive la dodicenne Cate, aspirante rockstar. La ragazzina scopre che il coetaneo con cui vorrebbe fidanzarsi rischia di essere ucciso. Dopo una giornata trascorsa al mare con la sua amica Luna, cosa potrà fare per evitare il dramma?
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Bellas Mariposas
Attori principali: Micaela Ramazzotti, Sara Podda, Maya Mulas, Susanna Mantega, Davis Tagliaferro, Luciano Curreli, Davide Todde

Regia: Salvatore Mereu
Sceneggiatura/Autore: Salvatore Mereu
Costumi: Alessandro Lai
Produttore: Elisabetta Soddu, Gianluca Arcopinto, Salvatore Mereu
Produzione: Italia
Genere: Drammatico
Durata: 100 minuti

Dove vedere in streaming Bellas Mariposas

Perdersi nei ricordi / 1 Marzo 2014 in Bellas Mariposas

Bellas Mariposas è un film dolce amaro che tratta della fauna di un immaginario quartiere periferico di Cagliari, più in particolare della vita di Cate e della sua amica Luna, due adolescenti che risiedono in quel quartiere. Un piccolo scorcio di una vita difficile, una giornata, dove non si può capire tutto ma si capisce abbastanza dell’aria che si respira da quelle parti.

A parte la trama, è un film che mi emoziona per motivi logistici, sto in un paesino alle porte di Cagliari e la città che rimbalza sullo schermo è il mio ambiente naturale. I luoghi che il film mostra sono quelli in cui bazzico ogni giorno.
Il poetto, piazza repubblica, via manno, monte urpinu, il bastione…ho dei ricordi legati a tutti questi luoghi, come ho dei ricordi legati alle linee del bus 🙂
La linea ctm numero 47 non esiste, e questo dimostra che seppur ambientato in un contesto fortemente reale, quel quartiere in se è immaginario. Il 10 passa veramente in via Manno. Vi è poi inoltre un’incongruenza, le ragazze ad un certo punto del film decidono di prendere il 19 da Piazza Matteotti per andare all’Auchan…e come per magia nella scena successiva le due ragazze scendono da un 9.
Le due linee in questione sono realmente esistenti MA il 19 non transita neanche lontanamente in Piazza Matteotti ed il 9 non si ferma nei parcheggi dell’auchan, al massimo si ferma nei pressi di casa mia, è il pullman che prendo tutti i giorni e che mi consente di raggiungere la città. Magari si parcheggiasse nei pressi del centro commerciale, in realtà, all’auchan si arriva anche col 9 ma bisogna fare un bel pezzo di strada a piedi per arrivarci

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“Ma dove voli, farfallina? (…) Fossi in te, mi appoggerei per raccontarmi, per esempio, come vivi tu” – L. Carboni / 3 Dicembre 2013 in Bellas Mariposas

(Sette stelline e mezza)

A metà strada tra la fiction e l’opera documentaria, il lungometraggio di Mereu sfrutta il contesto reale (e realistico) di un quartiere periferico di Cagliari per raccontare il coraggio di vivere di anime belle che, citando ancora Sergio Atzeni (proprio da un suo romanzo breve, infatti, il regista dorgalese ha tratto quest’opera), passano sulla terra leggere.

Scavalcando le brutture del mondo che la circonda e in cui si trova immersa e a cui resiste con stoicismo incantevole, la protagonista, Cate, afferma continuamente cosa vorrà fare della propria vita: Cate ha dei progetti, il degrado con cui si trova a contatto quotidianamente non l’ha privata della capacità di immaginare alternative possibili e praticabili.
Le sue reiterate affermazioni (rimarrò vergine, diventerò una cantante, ecc.), pronunciate con disarmante naturalezza e convinzione, sono nettamente contrarie e speculari al modus vivendi imperante nel suo piccolo mondo: a tratti, suonano come una disperata preghiera; in altri momenti, sono vere dichiarazioni d’intenti.

Nel quartiere in cui è ambientata la vicenda, sembrano esistere solo le persone e le loro vicende, avulse da qualsiasi contesto sociale noto: istituzioni, scuola, Chiesa, luoghi di lavoro, con conseguenti obblighi e doveri, sono entità completamente assenti.
Anche il concetto di famiglia è particolarmente labile: le mamme paiono gatte, impegnate a sopportare uomini incivili e ad allevare cucciolate spesso ingrate; i padri sono fatui, inconsistenti, mediocri e perfino pericolosi; i fratelli condividono spazi e cose, o sperano di condividerle (ah, la casa a Molinu Becciu), uniti tra loro dalla consapevolezza di vivere in condizioni deprecabili.

E’ anche per questo che la reattività di Cate e della sua amica Luna nei confronti di questa situazione diffusa muove all’immediata simpatia: si tifa per loro e, nonostante la volgarità di alcune situazioni, ci si diverte.

Il film di Mereu pecca di alcune ingenuità (la sequenza notturna nel cortile condominiale, per esempio, è lunghissima e si dilata più volte, senza raggiungere mai un climax certo), ma il risultato è, comunque, godibilissimo ed il valido uso del dialetto cagliaritano frammisto alla lingua italiana non è solo una nota di colore.

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17 Giugno 2013 in Bellas Mariposas

E’ una Sardegna nettamente diversa dai consueti stereotipi quella descritta da Salvatore Mereu che anziché verso la bellezza delle coste dell’isola preferisce invece rivolgere uno sguardo impietoso alla miseria di un fatiscente quartiere dormitorio di Cagliari descrivendo le giornate di una ragazzina. Coniugato quasi completamente al femminile , dove gli uomini si muovono come penose figure secondarie di perdenti , e un film duro e tutt’altro che consolatorio quanto coraggioso ed originale .
Un film nel quale il regista non solo sfida una delle regole della cinematografia (quella che prevede che l’attore non guardi mai verso l’obiettivo) ma fa addirittura parlare ed interagire la giovanissima protagonista “Cate” con la macchina da presa stessa .
Ottime le due giovanissime “mariposas ” Sara Podda e Maya Mulas al quale va il merito di aver reso in maniera eccellente la incantata e giocosa innocenza della loro età a dispetto del degradante contesto nel quale esse vivono.
Un’opera interessante , ma distribuita poco e male , che probabilmente non molti altri riusciranno a vedere.

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2 Giugno 2013 in Bellas Mariposas

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Che poi la parola “coddare” esiste. Cate è una ragazzina di non so più quanti ma fai una dozzina anni, che abita in periferia in Sardegna. Tipo periferia della periferia. In quest’appartamento, incastonato in palazzoni, affacciati su un degrado di cemento che fa molto periferia, appartamento dove abita insieme a mille fratelli e sorelle, tutti uno sopra l’altro nei loro letti a castello, una sorella prostituta con figli, un fratello tossico, un padre puttaniere e sfaccendato e dalle forme inquietantemente mastandreico-sarde, e così via. Da questa realtà dove vive si stacca spesso, per rivolgersi a noi spettatori, e raccontare questo mondo e dei sogni suoi. É un mondo fatto di personaggi tra il buffo e lo sfigato e il loser e il disperato, bulletti di quartiere, ragazzine obese e zoccole che fanno le seghe a tutti nel rottame di bus in mezzo ai campi, corna, e poi lei, con la sua amica Luna, che compare ad affiancarla da circa metà film in poi, che farfallosamente (il titolo) svolazzano attraverso tutto ciò. Sottotitoli che compaiono per le parti in sardo stretto, Mereu evolve dai paesaggi desolati di Sonetaula (vabbè ne ha fatto un altro in mezzo ma l’ho bucato) ai paesaggi diversamente sempre desolati dei margini delle città italiane. Il contrasto è quello tra lo sguardo incontaminato di una, e poi due, ragazzine, e il genere di vita a cui devono assistere e assuefarsi. Ci sono le macchiette, ma ci sono anche tanti personaggi che riflettono tipologie di vicini di casa che chiunque può riconoscere, e tutti insieme brulicano in quest’alveare, per cui la vita è scappare e passare una giornata al mare da vivere come una grande avventura. Passa alla fine, non so bene perché, Micaela Ramazzotti, in una piccolissima parte da strega di quartiere (“coga”, da cui probabilmente il termine “coga party”, no ok, come non detto :/), e il suo ruolo è quello di rimettere ordine alle vite di Cate e della sua famiglia, innescando una serie di eventi per cui il padre se ne va. E la felicità può piccola e leggera essere, come una farfalla, quando il destino toglie il peso dal petto e ci si trova a mangiare in un alveare con le altre formiche, o farfalle o quel che ti pare, alle quali si vuole più bene. Ecco.

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