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Il ladro di orchidee

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2 is the magic number / 4 Agosto 2018 in Il ladro di orchidee

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

(Pedanti riflessioni sparse)

In questo film, mi pare che Spike Jonze parli essenzialmente di dualità. Tutta la storia parla al pubblico attraverso una sorta di codice binario. La chiave del film è il numero 2.
Per esempio, ci sono: due gemelli caratterialmente agli antipodi, due contesti temporali (presente, passato), due stati (veglia, sonno/sogno-immaginazione), due approcci all’arte della scrittura, due realtà (vita “vera”, set cinematografico), due visioni della vita (l’approccio borghese del personaggio della Streep, il disincanto di Laroche), due film al quadrato (quando Charlie e Donald decidono di seguire la scrittrice da New York in Florida, il film si trasforma in un giallo in piena regola; c’è il film del Kaufman vero e c’è quello del Kaufman sullo schermo), ecc.

Il titolo italiano del film, Il ladro di orchidee, traduce in maniera letterale il titolo del libro che Charlie Kaufman/Nicolas Cage deve trasformare in una sceneggiatura. Purtroppo, così facendo, nella versione italiana, questa scelta decentra (per un tempo indefinito, legato alla recettività dello spettatore) l’oggetto del racconto, danneggiandolo in maniera più o meno percettibile. Invece, il titolo originale, Adaptation, contiene ed esplica tutto il film. Una sola parola definisce l’intero contenuto del lungometraggio diretto da Jonze. Sia in inglese che in italiano, il sostantivo “adaptation” significa “adattamento”. Questo termine possiede almeno due significati fondamentali per poter apprezzare il film. Infatti, la parola scelta si riferisce sia al processo di trasformazione di un testo da una forma massmediatica all’altra (in questo caso, letteratura —> cinema), sia al processo biologico che permette a un essere vivente di sopravvivere in natura. Anche il concetto di Natura ha almeno un duplice significato: essa viene intesa contemporaneamente come contesto ecologico e come contesto sociale. In entrambi i casi, viene contemplata l’interazione dell’uomo con ciò che lo circonda. Nel primo (vedi Laroche), con gli organismi vegetali e animali e con il contesto in cui si sviluppano. Nel secondo (soprattutto, Kaufman), con i suoi simili.

Qui, Charlie Kaufman (autore e personaggio) è protagonista attivo e passivo di un’altra forma di adattamento. Egli sembra aver sempre concepito il lavoro dello sceneggiatore con la spocchia dell’intellettuale eletto, dimenticando la forza della semplicità, del divertimento. La scoperta del talento artistico e lo stile prosaico del fratello gemello (un falso, nella realtà, stando alle note biografiche sul vero Kaufman) sono la chiave di volta della sua vita: Donald non è altro che la proiezione dei desideri di Charlie e la sua “leggerezza” è la salvezza del fratello. Abbandonando la propria cupezza, Charlie accetta una parte di sé che aveva sempre represso. All’interno della sua psiche, in una sorta di schizofrenia non patologica, vivono almeno due personalità ed è giunto il momento di dare respiro anche quella che, finora, è stata relegata nell’oblio.

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Il genio all’opera di Kaufman / 3 Aprile 2017 in Il ladro di orchidee

A questo film non si concedono le mezze misure: o lo si ama o lo si detesta. Per il Morandini è addirittura una sorta di trappola nella quale cadono anche “spettatori acculturati di media intelligenza” (asserzione che malcela una spocchia irritante).
Questo metacinema mi ha affascinato, sebbene il tipo di operazione narrativa si esponga al rischio di passare per un raschiamento del barile delle idee. Raccontare il percorso creativo è in realtà molto più complicato che tirare su una storia; ci vuole fantasia ma soprattutto molto mestiere, e in questo Charlie Kaufman non difetta di certo. L’idea della storia nella storia va condita per tenere sempre viva l’attenzione dello spettatore, e lui qui ha inserito con grazia e puntualità il tema del doppio, l’ossessione amorosa, la commedia screwball, la farsa del mondo editoriale, il risvolto noir. La genialità di Kaufman trascende lo spettacolo, è una performance artistica in grado di creare un’aura mitica attorno al suo personaggio, giocando e rimodellando la sua stessa personalità.
Il film si avvale della solita infallibile Meryl Streep, di uno stupendo Chris Cooper giustamente premiato agli Oscar e di un miracolosamente ottimo Nicholas Cage, imbolsito ad hoc, che con il ricciolo vaporoso assomiglia parecchio (in modo non casuale, credo) a Gene Wilder. La regia di Jonze è un velo, errato catalogarlo come un estroso perchè di fatto non sottrae nulla al suo ingombrante geniale sceneggiatore. Ciò che invece gli riesce davvero bene è la compresenza sul set di due Cage senza far percepire il benchè minimo effetto digitale.

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9 Febbraio 2015 in Il ladro di orchidee

Nicolas Cage è il solito dito ar culo, insopportabile, sembra sempre appiccicoso, viscido, sudato…mette i brividi. E’ capace di rovinare un film anche più di Keanu Reeves.

Il deus ex machina è sintomo di una cattiva sceneggiatura / 12 Aprile 2014 in Il ladro di orchidee

Non si può dire che a Jonze e Kaufman manchi l’inventiva. Dopo la curiosa analisi sul tema dell’identità in Essere John Malkovich, l’accoppiata sforna un lavoro particolarmente originale sul percorso di creazione della sceneggiatura, sfruttando anche il rimando ad eventi reali. Kaufman, infatti, ebbe enorme difficoltà ad elaborare l’adattamento sul grande schermo per “Il Ladro Di Orchidee”, tratto dall’omonimo saggio di Susan Orlean.
Così, il film si trasforma da semplice racconto tratto da un libro ad una biografia di Kaufman con svariati cambi di registro (commedia e drammatico). Splendida oltretutto l’ironia di Jonze, che si diverte a sbeffeggiare le svariate tecniche cinematografiche che egli stesso utilizza nella sua pellicola.

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23 Marzo 2014 in Il ladro di orchidee

Tu sei ciò che ami non ciò che ama te…
Geniale!

La Filosofia dell’Adattamento / 23 Gennaio 2014 in Il ladro di orchidee

un metafilm sul processo di adattamento di una fonte cartacea in immagini su pellicola ma anche di adattamento dell’essere umano a differenti situazioni ed eventi. inizialmente ideato come vera e propria trasposizione, il geniale Kaufmann ha voluto far del suo Ladro di Orchidee un film sui sentimenti, sulle emozioni e sulle relazioni che intercorrono tra diversi individui e tra individui e concetti. in perfetto stile Spike Jonze il film presenta diverse allucinazioni filmiche, a cominciare dalla tematica postmoderna della storia-dentro-la-storia per finire col doppio ruolo di Nicolas Cage, nei panni dello stesso Charlie Kaufmann e del fratello gemello Donald, mai esistito, ma mai più reale nel film. sicuramente non per tutti i palati, a tratti lento, a tratti riflessivo e introspettivo per sorprendere con una coda da thriller. bravi gli interpreti e il protagonista, chiamato a rappresentare le ossessioni, i dubbi e i conflitti dello sceneggiatore, rispecchiando nel suo gemello le inquietudini e le forme del successo cinematografico. non eccellente ma interessante.

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13 Gennaio 2013 in Il ladro di orchidee

Spike Jonze porta sullo schermo il blocco che lo stesso Charlie Kaufman ebbe durante la scrittura di questo film, che in origine prevedeva l’adattamento dal romanzo della Orlean. La pellicola è vittima però delle stesse debolezze che rappresenta, si perde troppo cadendo nel grottesco e non chiarisce dove voglia arrivare, tendendo, nel complesso, ad annoiare.

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