Il genio all’opera di Kaufman / 3 Aprile 2017 in Il ladro di orchidee
A questo film non si concedono le mezze misure: o lo si ama o lo si detesta. Per il Morandini è addirittura una sorta di trappola nella quale cadono anche “spettatori acculturati di media intelligenza” (asserzione che malcela una spocchia irritante).
Questo metacinema mi ha affascinato, sebbene il tipo di operazione narrativa si esponga al rischio di passare per un raschiamento del barile delle idee. Raccontare il percorso creativo è in realtà molto più complicato che tirare su una storia; ci vuole fantasia ma soprattutto molto mestiere, e in questo Charlie Kaufman non difetta di certo. L’idea della storia nella storia va condita per tenere sempre viva l’attenzione dello spettatore, e lui qui ha inserito con grazia e puntualità il tema del doppio, l’ossessione amorosa, la commedia screwball, la farsa del mondo editoriale, il risvolto noir. La genialità di Kaufman trascende lo spettacolo, è una performance artistica in grado di creare un’aura mitica attorno al suo personaggio, giocando e rimodellando la sua stessa personalità.
Il film si avvale della solita infallibile Meryl Streep, di uno stupendo Chris Cooper giustamente premiato agli Oscar e di un miracolosamente ottimo Nicholas Cage, imbolsito ad hoc, che con il ricciolo vaporoso assomiglia parecchio (in modo non casuale, credo) a Gene Wilder. La regia di Jonze è un velo, errato catalogarlo come un estroso perchè di fatto non sottrae nulla al suo ingombrante geniale sceneggiatore. Ciò che invece gli riesce davvero bene è la compresenza sul set di due Cage senza far percepire il benchè minimo effetto digitale.

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