10 Recensioni su

10 Cloverfield Lane

/ 20166.5190 voti

I really love you John, but… / 27 Febbraio 2018 in 10 Cloverfield Lane

Riconosco a John Goodman di essere uno dei più grandi attori viventi e di avere pure il physique du rôle per la parte dello psicotico ex marine. Ciò nonostante, il suo casting mi è sembrato davvero out of time; bolso e invecchiato, col fiato corto, pur avendo fornito una delle sue solite prove ad alto livello la natura gli ha remato contro, sottolineando la poca credibilità della situazione. E in un film simile, se perdi la credibilità di base sei fottuto. La Winstead è la tipica attrice che guadagna punti con un paio di occhiate giuste, una recitazione tutta occhi con una mise da Lara Croft, mentre John Gallagher Jr. mi è sembrato alla fine quello più in parte. La tensione va e viene, proprio come la corrente elettrica nel bunker, ed è ben gestita soprattutto nei momenti a tavola; la parte finale è di una assurdità ingiustificabile.

Leggi tutto

Il voto sarebbe un 6.5 / 16 Febbraio 2017 in 10 Cloverfield Lane

Secondo film del franchise Cloverfield che mischia sapientemente più generi.
La giovane Michelle (Mary Elizabeth Winstead), sconvolta da problemi col fidanzato Ben, ha un terribile incidente stradale e si risveglia in un bunker prigioniera di Howard (John Goodman) che le racconta che nel mondo sta succedendo l’Apocalisse e la superficie è inabitabile.
Prima parte a metà tra thriller psicologico in cui i dubbi sulla verità raccontata da Howard sono sia di Michelle che quelli dello spettatore; poi una drammatica scena farà girare la storia ma altri segreti saranno svelati. Oltre a Michelle e Howard nel bunker è presente anche Emmet che la ragazza cercherà di portare inizialmente dalla sua parte.
Buona atmosfera, non sempre aiutata dal ritmo, qualche volta rallenta un pò troppo, rischiando in qualche situazione la noia; seconda parte molto più viva e vibrante fino al finale che sembra ricongiungersi con il Cloverfield originale. John Goodman in un ruolo insolitamente da bastardo, se la cava benissimo ma è Mary Elizabeth Winstead la sorpresa positiva del film.

Leggi tutto

Tensione al massimo / 11 Gennaio 2017 in 10 Cloverfield Lane

Sequel “spirituale” del precedente Cloverfield, visto che riprende, anche se non in modo evidente elementi dal primo film (a partire, appunto, dal nome) ma che lo stravolge del tutto, partendo già dal fatto che si tratta di un film più tradizionale rispetto al primo che era girato in stile found footage. Nel film vediamo una giovane ragazza (Mary Elizabeth Winstead) che è vittima di un incidente stradale. Al risveglio, si ritrova legata in una stanza e fa la conoscenza con il misterioso e sinistro Howard (John Goodman), che comunque di fatto si presenta come il suo salvatore: la terra avrebbe infatti subito un attacco di qualche genere e l’aria all’esterno sarebbe irrespirabile e pericolosa: lui l’ha portata nel suo bunker e salvata. Nel bunker c’è anche un altra persona, un ragazzo (John Gallagher Jr.) che conosceva Howard ed ha fatto in modo di farsi rinchiudere con lui nel bunker quando si è accorto del pericolo imminente. Il ragazzo pare della stessa idea del salvatore, ma la protagonista non è convinta, tanto più dopo aver visto uno scorcio del mondo “esterno”: un particolare non le torna certo normale. Una sola cosa è certa: Howard è uno psicopatico che ha passato la vita a pensare a complottismi e temere la fine del mondo e a costruirsi un bunker sotterraneo per l’evento. La lotta per cercare la verità e magari anche la via d’uscita sarà dura, ricca di colpi di scena e soprattutto, estremamente tesa, come un thriller come dio comanda dovrebbe sempre essere. Infatti, si respira continuamente un’aria di tensione, di mistero, di voglia di capire quale sia la verità e cosa succederà ai personaggi, forse in modo ancora maggiore rispetto al Cloverfield originale. Personalmente l’ho trovato -apparte forse il finale, ma non voglio fare spoiler- stupendo, un’ottima prestazione del cast, e un’altra grande produzione di JJ Abrams, con tanto di Damien Chazelle che ha contribuito alla sceneggiatura. Assolutamente da vedere per me.

Leggi tutto

Poteva essere meglio / 28 Agosto 2016 in 10 Cloverfield Lane

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Prima di tutto, questo film mi è piaciuto. Amo John Goodman e questo film è LUI almeno per il 50% e quindi come potrebbe non piacermi?

MA. Ma è solo un film carino. E forse poteva essere un GRANDE film.
Credo che il problema principale sia la durata: è composto da numerose parti, ma nel totale dura meno di due ore, non lasciando ad alcune parti il tempo di svilupparsi fino in fondo. Come in molti altri thriller psicologici, lo scopo di ogni parte è far vivere allo spettatore le stesse sensazione che sviluppa la protagonista lungo la storia, ma alcune di queste parti risultato troppo brevi per permettere il completo sviluppo di certe sensazioni.
Queste parti sono separate da colpi di scena e ognuna è presenza una situazione opposta a quella precedente, l’idea di base è sconvolgere continuamente lo spettatore, facendogli credere qualcosa e poi mostrargli che si sbagliava, ancora e ancora. Quindi ogni parte può essere efficacie solo se lo è la precedente.

La prima parte è sulla paura, è la parte “Oh mio dio, sono stata rapita da uno psicopatico, come posso scappare”.
Fin dall’inizio lo spettatore si identifica con Michelle e credo che sia probabilmente la parte meglio riuscita di tutto il film. Quando arriva il colpo di scena (e scopriamo che c’è DAVVERO l’apocalisse) non ce lo aspettiamo, rimaniamo sconvolti e pensiamo “me**a, avevo torto”
Dura circa 35 minuti (dall’incidente alla donna morente) e non è breve, ma mi sarebbe piaciuto vivere di più quell’emozione, raggiungere il punto in cui Goodman mi ha spaventato così tanto che non ho più dubbi. Ma va bene, ripeto, credo sia la parte migliore.

Il problema principale è la seconda parte. La seconda parte è sulla sicurezza e la fiducia. “Howard è un buona persona. E’ dannatamente strano e misterioso ma forse è solo perché ha avuuto una vita travagliata, possiamo fidarci di lui! Vieni qui John Goodman, lasciati abbracciare!”
E’ una parte decisamente difficile dal punto di vista emotivo, perché dobbiamo abbandonare i sospetti e i dubbi e invece creare una relazione positiva on Howard, lasciamo le paure e cominciamo a sentirci a nostro agio nell’ambiente.
Howard è sincero con noi, ci mostra fiducia prima emotivamente poi fisicamente e infine ci parla di sua figlia, tutto in 5 minuti di dialogo. Nei 5 minuti successivi, il dialogo con Emmet ci fa sentire a nostro agio, più al sicuro.
Ok, Howard ha mostrato buone intenzioni, il posto sembra carino, ora abbiamo bisogno solo del tempo per imparare fidarci di lui e prendere confidenza con l’ambiente. E il film ci da…un FOTTUTO MONTAGE DI 2 MINUTI. E qui c’è il principale terribile peccato di questo film. Non sono un montage-nazi, ma in quel momento il nostro legame con la protagonista si spezza. Lei sembra sicura e ambientata, noi siamo ancora spaventati e innervositi dall’ambiente claustrofobico e da Howard, perché il film non ci ha dato il tempo di passare da “SPAVENTATO A MORTE” a “TRANQUILLO E SERENO”.
Quindi quando arriva il colpo di scena pensiamo semplicemente “Si, lo sapevo”. Wow, Goodman non è buono, chi poteva immaginarselo? Fammici pensare…mhh…tutti quanti?

Il resto del film va bene. La terza parte (la cospirazione) è veloce e frenetica e capace di rimetterci a forza nei panni della protagonista, creando una tensione che raggiunge il suo picco in una scena estremamente lenta che termina col nuovo colpo di scena (“I forgive you”). Rimaniamo ancora nei panni di Michelle per tutta la quarta parte (la fuga) e ci separiamo da lei solo nell’ultimo colpo di scena, dopo avere pensato le stesse parole che dice lei: “You’ve gotta be kidding me”.
Piccola nota: ho letto che a molti il finale con gli alieni non è piaciuto ed è lecito, però credo che l’ultima parte sia assolutamente la meno importante e che non dovrebbe influenzare così tanto il giudizio sull’intero film. La parte più importante è quello che abbiamo vissuto dentro al bunker, non quello che c’è fuori.

Non so se sia stata colpa della produzione, degli sceneggiatori o del regista, ma sono molto deluso perché tutti i colpi di scena funzionano dannatamente bene, sono sconvolgenti e sconcertanti, tutti tranne QUELLO, incredibilmente debole e tutto avrebbe potuto funzionare alla grande con solo 10-15 minuti in più di film, di “Howard è una persona gentile, fidatevi”.

Leggi tutto

Una sorpresa dopo l’altra / 31 Luglio 2016 in 10 Cloverfield Lane

Un compatto congegno narrativo, che produce una sorpresa dopo l’altra, di volta in volta rovesciando la verità che lo spettatore credeva di avere acquisito. Forse i passaggi della storia risultano un po’ troppo fluidi, nel senso che mi sarei aspettato una suspense maggiore; ma è possibile che questo sia dovuto al fatto che la sceneggiatura non ricorre eccessivamente agli effettacci più convenzionali.
Purtroppo il congegno si guasta alla fine, con una conclusione piena di clichés e neanche tanto inaspettata, che sembra uscita da qualche serie televisiva di serie B.
John Goodman è sempre piacevole a vedersi, e gli altri due protagonisti completano un trio molto ben assortito.

Leggi tutto

Clover…che? / 7 Luglio 2016 in 10 Cloverfield Lane

Ma non doveva essere in qualche modo collegato al film “Cloverfield”, del 2008, per la mente ECCELSA di JJ Abrams? No perché a me, salvo per il titolo, tutti i possibili collegamenti sono sfuggiti proprio alla grande!
Mi spingo forse troppo in là con la mia ipotesi ma eccola qui: con quel film lì non c’entra un ca**o.
Solo una trovata pubblicitaria per spingere a vederlo? Dico di sì, pure perché il 10 di Cloverfield Lane non è che un indirizzo…figurarsi dunque il profondo collegamento tra le due trame.
Del Cloverfield originale aveva colpito soprattutto la regia, il metodo narrativo utilizzato con la camera nelle mani di un personaggio che ci mostra ciò che vede lui, con tutti i dubbi e le incertezze di chi nel “film” ci vive anziché piazzarsi lì da osservatore esterno.
In questo…sequel (ma de che?) la tematica viene ripresa, quella del dubbio, rinchiudendo una ragazza in un bunker e dicendole che fuori s’è scatenata l’Apocalisse e che quindi da lì è meglio per lei se non esce.
Essendo immedesimati solo nella protagonista, non possiamo sapere in effetti se sia vero o se sia vittima d’un rapimento, e così viviamo i suoi stessi dubbi, le sue stesse paure, le ipotesi di ciò che è vero e ciò che non lo è.
Solo che a un certo punto, e non è per forza una cosa brutta, anzi!, ecco che non ci frega più nulla di quello che è successo fuori dalle mura del bunker, perché ciò che succede per davvero succede in quelle quattro mura lì, e ora perché tu ci sia dentro è solo un dettaglio.
Dettaglio che di certo la nostra curiosità spettatoriale ci impone di indagare e…saremo soddisfatti.

Consigliato a: E’ un po’ noioso a tratti, visto che ci sono tre personaggi e son loro a far tutto in quattro mura e i tempi morti la fanno da padrone. Però è un modo di raccontare la…”fantascienza”? Ma sì, la fantascienza, diverso dal solito e che può far bene essere visto anche solo per discostarsi dai soliti luoghi comuni. Certo, solo per dare il benvenuto a tanti altri.

Leggi tutto

sminchiare / 3 Giugno 2016 in 10 Cloverfield Lane

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Non sono mai stato bravo con i discorsi, sarò breve dunque: “Ma solo a me ha fatto abbastanza schifo?”

Faccio una confessione a cuore aperto, a me Cloverfield era piaciucchiato. L’ho visto, mi era passata la serata, ma la vita è continuata abbastanza tranquillamente.

Fino a due giorni fa almeno.
Partiamo dal fatto che 10 Cloverfield Lane non è propriamente il sequel del film con il mostro gigantesco. Il film lo potete vedere anche senza aver visto il suo predecessore cronologico, la cosa che disturba è che la pellicola funzionerebbe abbastanza bene se si chiudesse il film a quindici minuti dal finale (o se, semplicemente, non ci fosse il CLOVERFIELD in mezzo al titolo). La trama funziona bene fin quando siamo dentro il bunker, poi boh.

Il film si apre con la protagonista che vuole chiudere la sua storia d’amore, scappa, viene tamponata. Incidente grosso, buio, si risveglia in un bunker. Un John Goodman immenso la incatena e le dice che fuori c’è stato un attacco nucleare. Per Goodman l’aria è irrespirabile e finché rimarranno nel bunker tutto andrà bene. Goodman interpreta uno che ha come passione le cospirazioni. Avete presente le scie chimiche? I rettiliani? Focus? Mistero? Ecco, lui li segue tutti. È cintura nera in cospirazioni, quindi si costruisce un bunker in caso di attacco nucleare. Si è preparato per anni per questo momento e, guarda un po’, è arrivato. Probabilmente sono stati i Russi o i Nord Coreani. Esclusa l’ipotesi della Nord Corea, John Goodman è consapevole del fatto che la Corea del Nord ha l’arsenale che mio zio Remo usa quando va a caccia, John Goodman le dice che ci sono gli alieni dietro tutto ciò.
Lei però non è troppo convinta, a causa del fatto che lui è il classico tipo alla “Presidente non eletto; il 25 Aprile non festeggio; ecc.”.

Eppure in mezzo a loro due c’è un bifolco che ammette di aver visto le esplosioni. E fin qui il film è una bomba vera, perché si creano una serie di atmosfere, una serie di ambiguità che a me piacciono parecchio quando guardo un film. Ma poi Dan Tratchtenberg e gli sceneggiatori esagerano. La protagonista viene rapita, viene rinchiusa in un bunker, sta a contatto con un pazzoide, subisce quasi uno stupro, l’aria incontaminata, sopravvive a una pseudo apocalisse (tante cose, troppe cose) e poi quel finale.

Perché il film si chiama 10 Cloverfield Lane, non ce lo dimentichiamo, e arriva la batosta finale.

Leggi tutto

Se non fosse per il finale… / 27 Maggio 2016 in 10 Cloverfield Lane

Molto bello, ti prende da subito e ti incimenti in quella cruda realtà. Peccato davvero tanto per il finale che si tramuta in tutta un altra storia che per i miei gusti e già troppo surreale.

Buon uso del senso del dubbio / 2 Maggio 2016 in 10 Cloverfield Lane

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Thriller claustrofobico riuscito, nonostante numerose forzature ed un finale meh: il merito della buona resa del film sta in una buona idea di partenza e in uno sviluppo che gioca bene sul senso del dubbio e dell’ambiguità fino allo stremo.
Tra i passaggi più in-credibili (ma non per questo non accettabili), annovero la mcgyveriana reattività della protagonista che, dal momento in cui si risveglia semi-immobilizzata nel bunker, realizza in pochi secondi come cavarsela. Sempre.

Il film diretto dall’esordiente Dan Trachtenberg è una sorta di spin-off del disaster movie Cloverfield del 2008 (entrambi sono prodotti da J.J. Abrams) e (narrativamente) si pone in perfetto parallelo con esso, evitando, però facili e probabilmente fastidiose interferenze: un esperimento interessante e, secondo me, riuscito.

Leggi tutto

Ma che, scherziamo? / 29 Aprile 2016 in 10 Cloverfield Lane

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Del sequel non ha l’intenzione, né di fatto le fattezze finali. Il legame con quel “Cloverfield” del 2008, esperimento cinematografico nel suo complesso riuscito, firmato Reeves (regia) e J.J Abrams (in veste di produttore), resta tutto nel titolo, e nel lancio pubblicitario: “10 Cloverfield Lane” vuole essere un’altra cosa. O almeno tenta di essere altro. E prima di arrivare ad un finale posticcio e sbagliato ci riesce in maniera degna e con egregi risultati.
L’opera prima di Dan Trachtenberg di fatto percorre i sentieri narrativi del cinema claustrofobico e costruendosi su dinamiche strutturali proprie del genere thriller: avvalorandosi dell’apporto in sede di sceneggiatura tra gli altri di Damien Chazelle (“Whiplash”) l’operazione, così pensata, riesce con estrema lucidità, instaurando anche con lo spettatore un rapporto di tensioni e distensioni, che mantiene il livello di interessamento e coinvolgimento sempre alto. Se porti la tua macchina da presa dentro un bunker sotto terra, e hai la possibilità di inquadrare location limitate e dentro queste “raccontare” tre soli personaggi, va da sé che questi debbano avere caratteristi forti, e dominanti: il “buon” John Goodman, dal fiato pesante, e dai movimenti lenti ed impacciati, impersona perfettamente Howard, il creatore del bunker, il personaggio plasmato a partire dall’ambiguità delle proprie azioni e con il materiale della bugia, che è insita nelle sue parole. Fuori è in atto un’apocalisse aliena, così lui afferma: ma la giovane Michelle fa fatica a credergli, convinta che il vero mostro e l’alieno sia proprio lì in quel bunker con lei, e non fuori; cerca perciò di scorgere in ogni momento l’occasione per poter evadere da quella che percepisce come prigione e “privazione”. È lei, in quanto incarnazione del senso di salvezza, ad essere l’ingranaggio che mette in moto i vari snodi narrativi del film, interpreta il senso di curiosità dello spettatore e l’istinto di sopravvivenza in questo schema dei personaggi. Ha le sembianze di Mary Elizabeth Winstead, e non sembrano fuori luogo. Nemmeno Emmet, che pare ininfluente, come colui che media, ma che per buona parte del film assume invece la stessa posizione dello spettatore, incerto su chi e cosa credere. E ci porta dentro quel bunker.
La scoperta costante di nuovi elementi e pezzi del puzzle (immagine metaforicamente rappresentata proprio da un puzzle composto dai tre, a cui mancano alcuni pezzi), condurrà il caso verso la sua soluzione, e le varie “parti” a mostrarsi realmente per quello che sono, ed infine, inevitabilmente, a giocare il loro ruolo nella vicenda. Il tutto regge, perché non è lasciato al caso, ed anzi fonda la propria forza sui dettagli, su sequenze di pura sceneggiatura giocate (letteralmente) sull’equivoco, che porta alla partecipazione attiva dello spettatore: ma, a fronte di quanto possa sembrare se lo si guarda superficialmente, il film si indirizza verso una direzione precisa, e dipana il groviglio a svelare il filo conduttore, che lo spettatore inizia a scorgere in modo graduale, fino a vederlo chiaramente. In modo logico e razionale. Il finale, fuori dal bunker, pertanto è ristabilire la matassa, ingannare l’interlocutore, sbeffeggiare la sua intelligenza, e quindi svalutare e rendere incoerente, sia da un punto di vista della storia, sia del racconto, tutto quello mostrato in precedenza. E la battuta della protagonista “Ma che, scherziamo?” intercetta, purtroppo, lo stesso stupefatto disappunto dello spettatore.

Leggi tutto
inserisci nuova citazione

Non ci sono citazioni.

Non ci sono voti.