Recensione su Cherry - Innocenza perduta

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Sovrabbondante / 11 Aprile 2021 in Cherry - Innocenza perduta

Confezione notevole (regia, montaggio, fotografia: wow), attori in bolla, storia dolorosamente accattivante, qualche azzeccato virtuosismo (vedi, l’uso ad hoc della musica classica in una colonna sonora di impronta classic rock), ma, nel complesso, Cherry è un (eccessivamente) lungo film ipertrofico abbastanza compiaciuto di se, che dimentica per strada alcune premesse, mostrando tutti i limiti di una sceneggiatura (adattamento di un romanzo autobiografico) che, a parer mio, tolta la critica sociopolitica al sistema sociale ed economico degli Stati Uniti, presenta poca originalità e diverse falle nel racconto.

Per esempio, dal punto di vista narrativo e formale, che fine fa lo sfondamento della quarta parete? E qual è “l’utilità” del contesto famigliare, che sembra non esistere, per comparire (materialmente) all’improvviso e ritornare altrettanto repentinamente nell’oblio?
Dato che l’intento del film sembra quello di raccontare una vicenda “singolare” (cioè, riferita a una sola persona, ma intesa anche come “particolare”, per via delle sue peculiarità narrative) che, però, si erga anche a paradigma di condizioni diffuse, non ho neanche compreso perché il protagonista non abbia nome (sulla divisa, per esempio, si chiama “soldato”) e le istituzioni (banche, medici, superiori militari) abbiano nomi fittizi (Dottor Chiunque, Banca che f***e l’America, ecc.), se, poi, questo dettaglio intrigante non è stato esteso a ogni aspetto del film (a tutti i luoghi, a tutte le persone, ecc.).

Insomma, benché saldo in molte scelte e “posizioni”, fin dalla sua sudivisione in capitoli “tematici”, Cherry è così carico di promesse e ricercatezze formali da perdere di vista la necessaria compattezza narrativa. Il nucleo è correttamente fermo (la discesa agli Inferi in un mondo distratto), ma la massa di elementi che gli gravita intorno annovera così tante scelte (film di guerra, film di rapina, film sulla tossicodipendenza, film ambientato in prigione) e una tale sovrabbondanza di inevitabili ed evidenti riferimenti illustri (da Full Metal Jacket a Trainspotting), da risultare soffocante e, per i miei gusti, inconcluso.

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