Recensione su Killer Joe

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Matthew McCosoghey diretto da Bill Friedkin / 6 Novembre 2018 in Killer Joe

Nel 2009, mentre si riprendeva da vari interventi chirurgici, Friedkin ricevette una telefonata importante: “Ehi Bill ti potrebbe interessare un film tratto da Killer Joe?”; era la voce di Tracy Letts ed aveva scritto Killer Joe con una rabbia dalle profonde radici. Rappresentato per la prima volta nel ’93 la sporca vicenda si svolgeva in un campo caravan della periferia di Dallas. Un giovane spacciatore, Chris, deve seimila dollari al boss locale che lo vuole far uccidere se non avrà i suoi soldi. Chris coinvolge il padre scemo e la matrigna stronza nel tentativo di uccidere la vera madre e incassare i soldi dell’assicurazione sulla vita di quest’ultima. Per farlo? Chiamano Joe Cooper, poliziotto di Dallas che nel tempo libero fa il killer. La tariffa di Joe è venticinque mila dollari, in anticipo, mentre l’assicurazione della mamma è di cinquantacinque mila dollari (la beneficiaria è la figlioletta piccola, Dottie). Joe è interessato al lavoro e prende in pegno la piccola Dottie. Le cose, sorpresina, vanno storte perché quando ti infili in certe situazioni non possono andare bene. Il film di Friedkin segue paro paro il lavoro di Letts, ma per arrivare al film occorsero vari mesi. Un anno dopo da quella chiamata infatti Friedkin stava ancora cercando una produzione e soprattutto un cast. Per dire, al ruolo di Joe all’inizio era interessato anche Kurt Russell ma poi disse di aver paura e declinò la sua partecipazione.

Killer Joe quindi era un film scritto nella mente di Friedkin e, tenetelo presente, era passato un anno ma nessuna produzione era interessata al progetto. Poi una sera in tv Friedkin vide un’intervista a Matthew McConaughey, d’ora in avanti Matthew McCosoghey, che si rivelò provvidenziale. Idolo del pubblico femminile, ma anche persona intelligente, Matthew era misurato nei modi e aveva l’accento texano. Matthew aveva interpretato di tutto ma si era specializzato in commedie romantiche, l’aspetto che aveva poteva funzionare per il ruolo di Joe così gli mandò la sceneggiatura che all’iniziò gettò nel cestino. Furono gli agenti a dirgli “Weee Matte’, guarda che quella sceneggiatura parla della feccia con cui sei cresciuto in Texas!”. Joe è il prodotto della società in cui è cresciuto Matthew McCosoghey e il suo personaggio, il quale vorrebbe portare ordine all’interno della famigliola infelice, è pronto ad esplodere da un momento o l’altro. Picchia, non rispetta le regole, e costringe una donna procace a fare una fellatio ad un cosciotto di pollo fritto.
La maschera placida di Joe nascondeva la sua vera natura, quello di un pazzo. Ci sono altri due personaggi che però adoro nel film: Chris (Emile Hirsch) perché ha una sua astuzia, capisce che il mondo ha un ordine morale ma non è in grado di decifrarlo e alla fine sembra quasi redimersi ma solo per l’amore della sorella Dottie (altro personaggio che adoro, interpretato da Juno Temple) che viene “sacrificata” a Joe per la propria sopravvivenza. Dottie è innocente, sebbene venga trattata come una ritardata, ha un suo umorismo e le peggiori cose le rimbalzano addosso. Il film è una bomba e se oggi abbiamo l’opportunità di vederlo è proprio grazie a Matthew McCosoghey che si impegnò non solo a fare la parte di Joe ma anche a proporre l’aiuto della sua agenzia (la CAA) per mettere in piedi tutta la baracca chiamata Killer Joe. La CAA poi mise in contatto il regista con le persone giuste, fra tutte Nicholas Chartier che aveva prodotto The Hurt Locker a soli TRENTASEI ANNI e che IPOTECÒ CASA per trovare i soldi per The Hurt Locker.

Sebbene all’inizio il film arrancò soprattutto per le coperture del mercato estero e per quel NC-17 rating a causa dei contenuti violenti, alla fine fu un grande successo e segna l’ultimo colpo di coda (finora) del regista. Un grazie senza dubbio va a Matthew McConaughey, quindi grazie Matte’ questa rece è tutta pe’ te <3

DonMax

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