Recensione su La casa dalle finestre che ridono

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La casa dalle finestre che ridono
Regia:

Il gotico padano di Pupi Avati / 23 Novembre 2016 in La casa dalle finestre che ridono

Il film si inserisce in un periodo particolarmente fecondo per l’horror in Italia, ne segue alcuni schemi, come quello degli omicidi in serie, ma per altri versi se ne allontana, creando qualcosa di originale ed emergente rispetto alle produzioni coeve. A evocare la paura e l’angoscia non sono le ambientazioni notturne e urbane, come nei film di Argento, ma gli spazi aperti, il silenzio dell’assolata e luminosa campagna emiliana. Non ci sono soggettive dell’assassino in guanti neri né una classica indagine alla ricerca dell’assassino. “La casa dalle finestre che ridono” è un film gotico fuori tempo massimo degno della migliore tradizione italiana del genere degli anni sessanta, quello dei Bava e dei Freda, a sua volta debitrice ai classici della britannica casa di produzione Hammer. La narrazione mantiene in ogni momento alta la tensione, cosa rara anche per film del genere. Il protagonista viene inghiottito in un clima sempre più oppressivo e paranoico fino all’agghiacciante rivelazione finale con cui si chiude il film.

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