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La casa dalle finestre che ridono

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Insomma / 31 Gennaio 2020 in La casa dalle finestre che ridono

La storia inizialmente pareva interessante, atmosfera cupa e angosciante al punto giusto con tanto di finale ad effetto, però l’intreccio è fatto coi piedi, i personaggi interagiscono tra loro in maniera del tutto inverosimile, alcuni dialoghi sono al limite del WTF ed anche la storia alla fine si rivela un po’ debole.

Un film purtroppo poco conosciuto / 21 Ottobre 2017 in La casa dalle finestre che ridono

Nel periodo in cui Argento confezionava i più bei film horror della storia cinematografica italiana Pupi Avati, nelle insolite vesti di raffinato cineasta dell’orrore, dimostrava che il buon vecchio Dario non era l’unico in grado di creare capolavori in questo genere.
Un film tipico del suo stile, lento, molto curato nelle immagini e nelle ambientazioni e con pochi effetti “orrorifici”(ma quei pochi abbastanza “intensi) e terribilmente inquietante.
Una pellicola che rappresenta un pezzo d’epoca del nostro cinema purtroppo spesso dimenticato e che meriterebbe di essere visto, se non altro per scoprire le origini di uno dei nostri registi più bravi.
Una piccola curiosità: la sceneggiatura è stata scritta, tra gli altri, anche da Maurizio Costanzo quando ancora era una persona seria.

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Il gotico padano di Pupi Avati / 23 Novembre 2016 in La casa dalle finestre che ridono

Il film si inserisce in un periodo particolarmente fecondo per l’horror in Italia, ne segue alcuni schemi, come quello degli omicidi in serie, ma per altri versi se ne allontana, creando qualcosa di originale ed emergente rispetto alle produzioni coeve. A evocare la paura e l’angoscia non sono le ambientazioni notturne e urbane, come nei film di Argento, ma gli spazi aperti, il silenzio dell’assolata e luminosa campagna emiliana. Non ci sono soggettive dell’assassino in guanti neri né una classica indagine alla ricerca dell’assassino. “La casa dalle finestre che ridono” è un film gotico fuori tempo massimo degno della migliore tradizione italiana del genere degli anni sessanta, quello dei Bava e dei Freda, a sua volta debitrice ai classici della britannica casa di produzione Hammer. La narrazione mantiene in ogni momento alta la tensione, cosa rara anche per film del genere. Il protagonista viene inghiottito in un clima sempre più oppressivo e paranoico fino all’agghiacciante rivelazione finale con cui si chiude il film.

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ESORDIO FELICE / 11 Gennaio 2016 in La casa dalle finestre che ridono

Il film non è proprio un Horror in senso stretto…è più un Giallo/thriller. Avati, per la prima volta alle prese col genere, sforna un piccolo gioiello che non ha nulla da invidiare (forse il budget) ai film di Argento e CO.
Pupi Avati ambienta la vicenda nella campagna di un imprecisato paesino della bassa Romagna. Messo da parte il clichè nebbia in val padana, il film si svolge tutto in piena estate. L’effetto è incredibilmente efficace. Il ritmo ozioso col quale i personaggi si muovono sullo schermo trasmette un senso di ambiguità che non si scioglie fino alla fine.

NOTA
Il film presenta un sonoro in presa diretta…cosa abbastanza rara per i film italiani dell’epoca e che il recente restauro permette di godere di un ottimo 5.1, mai così “vivo”.

VOTO: 7,5

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Pensavo meglio / 11 Gennaio 2016 in La casa dalle finestre che ridono

Me lo avevano descritto come imperdibile…
Mo insomma.
Non è brutto , ma molto lento e “trascinato”, senza particolari colpi di scena.
Sarà anche il tanto tempo trascorso…ma ad esempio il coetaneo Profondo Rosso , accusa molto di meno la sua “vecchiaia”.
Bella fotografia.

Troppo poco conosciuto. Bellissimo / 9 Gennaio 2015 in La casa dalle finestre che ridono

Purtroppo non conosciuto come dovrebbe. Un gran film, girato senza troppe pretese e con budget contenuti, dove la qualità sta tutta nell’immensa bravura del regista nell’incutere suspance dall’inizio alla fine.
Finale col botto. Bellissimo.

30 Settembre 2013 in La casa dalle finestre che ridono

Un buon film di Pupi Avati tra horror e commedia. Buona la regia, molte riprese d’effetto e di qualità, sceneggiatura leggermente prolissa, troppo contorno al piatto principale rischia varie volte di perdere le redini a discapito della narrazione. Non tutti i personaggi godono di una solida scrittura. Finale finemente riuscito.

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