Recensione su The Hours

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22 Marzo 2015

Uno dei miei preferiti in assoluto, rea la mia passione per la Virginiona Woolf.
Daldry ci narra un contrappunto di vite, legate a doppio filo dalla celeberrima figura letteraria di Mrs Dalloway, creatura appunto della Woolf: l’autrice (anni ’20), una sua lettrice che vive una vita familiare deludente (anni ’50) e una donna che organizza una festa per un amico scrittore, vincitore di un imponente premio letterario ma ormai devastato dall’AIDS (fine anni ’90). “L’intera vita di una donna, in un giorno, un solo giorno; e in quel giorno tutta la sua vita.”: qui le vite sono tre, ma tutte così strettamente vicine che Daldry le confonde, le mescola l’una all’altra.
Le tre protagoniste sono, manco a dirlo, straordinarie: lasciamo perdere Meryl che è sempre bravissima, anche quando non appare in scena, anche se la facessero vedere con le dita nel naso; Julianne ovviamente ogni parte lacrimosa che fa la fa superbamente (ma ha mai fatto parti vagamente ottimiste?); Nicole qui mi è piaciuta decisamente, molto più del solito – meno monotona, sarà stato il naso nuovo.
Non ho capito bene quale sia il tema centrale del film. Credo sia in parte lo stesso tema centrale del libro (almeno secondo me), ossia una solida rivendicazione della volontà di vivere (“Non si può trovare pace sottraendosi alla vita”); ma è altrettanto centrale il tema del rapporto tra l’uomo e la letteratura, soprattutto quando l’uomo è artista. “La morte di qualcuno dà la possibilità agli altri di apprezzare la vita. È il contrasto.” e più tardi, in una rivelazione che permetterà alla Woolf di concludere finalmente la sua storia, dirà che è l’artista a dover morire, il visionario – quella che del resto fu la sorte della stessa scrittrice.

Insomma, per concludere con eleganza: estica***!

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