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The Hours

/ 20027.5376 voti

Non l’ho capito / 2 Agosto 2015 in The Hours

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Sul serio. Non l’ho capito qualcuno me lo spieghi. Ok che Virginia Woolf era lesbica ma perché in questo film sono tutti gay? Queste donne dovrebbero rappresentare una situazione della donna triste e depressa. Posso capire anche che trovino conforto nel leggere Virginia Woolf, ma perché tutte e tre di punto in bianco baciano una donna? Perché il compagno della Streep e gay ma sta con lei e poi ha anche AIDS? Nessun si è reso conto che ogni parvenza di realismo si stava dissolvendo mentre guardavano questo film?
Ognuno ha solo pensato : guarda! Nicole Kidman non è più bella, diamole un Oscar! Quella protesi al naso è la cosa più esagerata che si sia mai vista. Posso capire lo sforzo di ricercare la somiglianza con Virginia Woolf, ma mi chiedo se fosse per la somiglianza o per sottolineare l’enorme sacrificio che fa la Kidman quando rinuncia alla sua bellezza. Senza contare che continua per tutto il film a guardare fisso e a girare nevroticamente la testa.
Meryl Streep si ritrova a sostenere un dialogo sopra le righe con l’ex fidanzato del suo ex amante. Lamentandosi della sorte che gli è toccata a doverlo curare. E Julianne Moore! Che personaggio. Che torna al funerale del figlio dopo che lo ha abbandonato invecchiata solo ed esclusivamente sulla bocca. E si scopre che nella camera d’albergo ci è andata per decidere di partire. Ma solo io ho pensato: ma che razza di senso ha?
E ovviamente racconta alla ex amante del figlio gay morto suicida ammalato di AIDS tutto quello che ha fatto. Che nella camera d’albergo ha deciso di far nascere la sua bambina per abbandonarla, (ma quale madre ragiona così?) e poi di andarsene per lavorare in una bibilioteca tutta allegra e felice senza rimorso. E io mi sono chiesta quanto possa fregarne alla Streep di tutto ciò. Sarò io che non capisco questo genere di film. Ma proprio non né seguo né la logica né il messaggio.
A mio parere è stato celebrato immeritatamente.
Perché nove nomination all’Oscar? Mistero

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L’intera vita di una donna, in un giorno, un solo giorno; e in quel giorno tutta la sua vita. / 28 Maggio 2015 in The Hours

Non ho mai apprezzato troppo Virginia Woolf, ma leggendo “Mrs Dalloway” e andando oltre la pesantezza dello stream of consciousness, ho percepito la stessa fragilità umana e la sofferenza raccontate in questo film.
Oltre all’Oscar Nicole Kidman, meritatissimo (e all’ottimo lavoro delle truccatrici), che dire?
Un film che può essere capito solo da chi ha sofferto di depressione o che altrimenti capisco possa apparire noioso.
Deve morire qualcuno perché gli altri diano più valore alla vita.
E’ il contrasto.

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22 Marzo 2015 in The Hours

Uno dei miei preferiti in assoluto, rea la mia passione per la Virginiona Woolf.
Daldry ci narra un contrappunto di vite, legate a doppio filo dalla celeberrima figura letteraria di Mrs Dalloway, creatura appunto della Woolf: l’autrice (anni ’20), una sua lettrice che vive una vita familiare deludente (anni ’50) e una donna che organizza una festa per un amico scrittore, vincitore di un imponente premio letterario ma ormai devastato dall’AIDS (fine anni ’90). “L’intera vita di una donna, in un giorno, un solo giorno; e in quel giorno tutta la sua vita.”: qui le vite sono tre, ma tutte così strettamente vicine che Daldry le confonde, le mescola l’una all’altra.
Le tre protagoniste sono, manco a dirlo, straordinarie: lasciamo perdere Meryl che è sempre bravissima, anche quando non appare in scena, anche se la facessero vedere con le dita nel naso; Julianne ovviamente ogni parte lacrimosa che fa la fa superbamente (ma ha mai fatto parti vagamente ottimiste?); Nicole qui mi è piaciuta decisamente, molto più del solito – meno monotona, sarà stato il naso nuovo.
Non ho capito bene quale sia il tema centrale del film. Credo sia in parte lo stesso tema centrale del libro (almeno secondo me), ossia una solida rivendicazione della volontà di vivere (“Non si può trovare pace sottraendosi alla vita”); ma è altrettanto centrale il tema del rapporto tra l’uomo e la letteratura, soprattutto quando l’uomo è artista. “La morte di qualcuno dà la possibilità agli altri di apprezzare la vita. È il contrasto.” e più tardi, in una rivelazione che permetterà alla Woolf di concludere finalmente la sua storia, dirà che è l’artista a dover morire, il visionario – quella che del resto fu la sorte della stessa scrittrice.

Insomma, per concludere con eleganza: estica***!

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30 Gennaio 2013 in The Hours

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Un film emozionante e rarefatto, più poetico che esplicativo, per questo a tratti anche frammentario, nella sua pretesa di rappresentare con immagini le sensazioni di vita-amore-morte-noia che scuotono e opprimono i personaggi. Non si tratta semplicemente della vita di tre donne, ma della vita di tre anime di donna legate a quel romanzo di Virginia Woolf che Nicole Kidman cerca di scrivere, su cui Meryl Streep fantastica e che Julianne Moore vede come chiave di libertà: “Mrs Dalloway”. Ogni vita che compare nel film appare legata a Virginia Woolf, all’esistenza e ai dolori di questa donna-scrittrice che vaga inquieta, nella sua casa come nella sua mente, alla ricerca di un senso: l’acqua nel suicidio mancato di Juliane Moore (infatti Virginia Woolf si suicidò annegando in in fiume), l’omosessualità (è nota la relazione della Woolf con la poetessa Vita Sackville-West) e la morte. La Woolf nel suo romanzo deve far morire qualcuno: è Septimius, il veterano di guerra affetto da problemi psichici che si suicida perché oppresso dal dolore e dalla realtà di quello che ha vissuto; il regista nel suo film farà morire ancora colui, che, malato, preferisce troncare la sua esistenza piuttosto che vivere negli stenti: Richard, lo scrittore, che si getta, tra l’altro, dalla finestra, come il Septimius di “Mrs Dalloway”. È dunque il poeta, il visionario, che deve porre fine alla sua vita, come farà la stessa Virginia Woolf, anche lei malata e incatenata da una realtà che non riusciva più a comprendere. Accanto alla ricerca del senso della vita e della morte (ricordo ancora, a questo proposito, la scena della morte dell’uccellino, dove dagli occhi di Nicole Kidman si comprende che Virginia Woolf sta cercando e forse trovando una bellezza anche nella fine della vita), un altro tema che si sviluppa nel film è la ricerca di significato nella donna, in quanto essere poetico e spirituale, che non può svilupparsi tra barriere che non le appartengono. Ovviamente anche questo tema era molto caro a Virginia Woolf che scrisse, tra le altre cose, un saggio intitolato “Una stanza tutta per sé”, tratto da alcune conferenze da lei stessa tenute. In questo libretto, con linguaggio franco ed elegante, viene spiegato che ad una scrittrice – e mi sentirei di aggiungere, ad una donna in generale -, per scrivere un’opera davvero compiuta, occorre avere la mentre sgombra da qualsiasi preoccupazione economica e sociale, ossia avere una stanza tutta per sé dove poter esprimersi senza dover dipendere da un uomo, dalla morale comune o da atteggiamenti compiacenti. In “The hours” le donne cercano la loro emancipazione e, tra lacrime, baci e fughe dalle prigioni, sembra che siano sulla strada buona per trovarla.

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Capolavoro / 20 Maggio 2012 in The Hours

Manifesto femminista cinematografico ben riuscito: tre storie difficili, complesse, vissute. Magistrali le performances delle tre protagoniste, frasi struggenti ed inquadrature incredibili. Ho dato 6 stelline ma è perchè sono stretta di manica.

13 Gennaio 2012 in The Hours

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il romanzo “La signora Dalloway” di Virginia Woolf fa da collante tra le storie di 3 donne in 3 epoche diverse.
La prima è proprio Virgina Woolf: nei primi anni Venti, sempre più angosciata dalle crisi nervose che la condurranno infine al suicidio, la grande scrittrice lavora al suo nuovo romanzo che racconta la giornata di una donna benestante di mezza età, Clarissa Dalloway; la seconda è Laura Brown, casalinga disperata della metà degli anni Cinquanta, che tenta di distrarsi dalla depressione leggendo il romanzo della Woolf; infine c’è Clarissa Vaughn, donna in carriera all’alba del nuovo millennio, che porta lo stesso nome della protagonista del libro e come lei si accinge a preparare una festa per l’amico scrittore Richard.
Virginia e Laura sono molto simili: entrambe sono oppresse dalla frustrazione di una vita che non le soddisfa, dall’incertezza del domani, dalla voglia di cambiamento. Clarissa sembra non avere nulla in comune con loro, ma in realtà anche lei è spaventata dalla vita e dal suo saper essere brutale, dalla malattia di Richard e dalla sua fine imminente, e si butta nella preparazione della festa proprio per non dover guardare in faccia la realtà.
Un film intenso e tocccante, con 3 bravissime protagoniste, soprattutto la Kidman che si è sottoposta a una vera e propria trasformazione fisica per assomigliare il più possibile a Virginia Woolf (e per questo è stata giustamente premiata con l’Oscar).

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8 Agosto 2011 in The Hours

non fosse stato per la bravura delle tre protagoniste un quattro a questo pallosissimo, verboso e sfiancante film non gliel’avrebbe tolto nessuno.

24 Giugno 2011 in The Hours

Soprassedendo sulla bella scena iniziale/finale, fin dall’accompagnamento perenne di Glass, si intuisce che drammi indicibili sono dietro l’angolo.
Eppure, di questi drammi sembra non esistere una causa scatenante: col dipanarsi delle vicende, emergono lentamente diversi indizi, ma molte, troppe evoluzioni non si palesano come dovrebbero, soffocate da una marea di sequenze francamente inutili, da dettagli superflui a cui lo spettatore crede di dover dare un significato, almeno simbolico, ma che si risolvono in quello che sono: sovrastrutture (mi riferisco, per esempio, alla scena in cucina con Meryl Streep e Jeff Daniels).

Tra l’altro, le prove attoriali sono, a mio parere, estremamente discontinue: a tratti, la Kidman sembra più concentrata a mostrare quanto si trovi a suo agio col nasone, mostrandocelo sempre dall’alto in basso, con la fronte aggrottata, che altro; la Moore afferra finalmente per i capelli il ruolo solo durante la scena del bacio con Toni Collette; la Streep, fra tutte, è quella che mi ha delusa di più, o forse è il suo personaggio ad essere quello meno attraente, non so.
Ed Harris ha occhi sinceri, ma non mi è parso affatto credibile, nel ruolo del malato di AIDS. E Claire Danes passava chiaramente lì per caso.

Bella la ricostruzione del sobborgo inglese dei primi anni del Novecento, costumi compresi, stucchevole quello della California degli anni Sessanta.
Stimolanti i parallelismi (non solo narrativi) tra le tre vicende, in particolare gli ambienti e gli atti ricorrenti: le cucine e le camere da letto sono stanze-chiave, sia per quel che vi accade (o dovrebbe accadervi, vedi sopra) sia per i gesti che vengono compiuti (es. rompere le uova) che assumono di volta in volta valenze diverse.

Insomma, un drammone stuzzicante, con belle premesse e slanci improvvisi, ma riuscito solo a metà.

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The Hours / 28 Febbraio 2011 in The Hours

Tre donne: Virginia Woolf, che scrive il suo capolavoro, Mrs. Dalloway, nel 1923. Laura, che legge il romanzo della scrittrice nel 1955, con risultati devastanti. E Clarissa, che lo legge nel 2001, ricalcando la protagonista del libro, che porta il suo stesso nome.
Bellissimo. Un film psicologico intenso e curatissimo. Un film in cui manca quasi totalmente l’azione, poiché l’accento è posto su emozioni e sentimenti. Proprio come in un romanzo di Virginia (anche se il film si baserebbe sul romanzo “Le ore” di Cunningham). Le storie della Woolf, di Laura e Clarissa si intrecciano, fino a raggiungere meravigliosi momenti di condivisione d’identità.
Eccellenti le interpretazioni di Meryl Streep (Clarissa), Julianne Moore (Laura) e, in modo particolare, Nicole Kidman (Virginia). In più, il film è dotato di una colonna sonora davvero avvolgente, opera di Philp Grass.
Tra i miei preferiti.

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