Recensione su Quando l'amore brucia l'anima

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10 Maggio 2011

Il successo è una belva difficile da addomesticare e nel tempo tutti i grandi lo hanno constatato. Ci ha provato Elvis, The King of Rock e -ahinoi- non c’è riuscito; ha fatto vari tentativi Michael, The King of Pop, e alla fine anche lui è dovuto soccombere.

Insomma, il successo può diventare un male indiscriminato che non concede sconti neanche a chi si fregia di titoli nobiliari ottenuti grazie al talento. Johnny Cash. Un uomo, un grande artista, uno dei più rappresentativi antieroi americani che, nel rodeo della vita, è riuscito a colpi di Country and Talking Blues a non farsi disarcionare dalla belva imbizzarrita della fama, pur portandosi addosso innumerevoli ferite. Il modo migliore, a parte la sua musica, per comprendere appieno quella che è stata la vita di quest’uomo è visionare “Walk The Line – Quando l’Amore Brucia l’Anima”, film del 2005 di James “Ragazze Interrotte” Mangold. La pellicola, tratta dalla biografia ufficiale dello stesso Cash (“Man In Black”), racconta l’intera vita dell’eccentrico musicista, dalla dura infanzia fino al celeberrimo concerto di Folsom Prisom.

Narra la parabola di un artista che è sceso negli inferi ed è risalito impugnando, come fosse un arma da fuoco, his hot and blue guitar servendosi di accordi elementari, testi anarchici e tanta, tanta passione. Una Reese Witherspoon Premio Oscar e un Joaquin Phoenix vincitore del Golden Globe, mai così bravo dai tempi de “Il Gladiatore” (Commodo, a mio parere meritava il premio Oscar.. ma questa è un’altra storia), rendono alla perfezione l’empatia ed il calore che c’erano tra June Carter e Johnny cimentandosi, tra l’altro magistralmente, nell’interpretazione dei brani originali di Cash. Un’ottima fotografia ed una colonna sonora d’autore condiscono un lavoro di pregevole fattura che si annovera tra quei capitolo cinematografici imprescindibili per raccontare la storia della musica.

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