Recensione su The Killer

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PENSIERI CHE UCCIDONO / 8 Aprile 2024 in The Killer

Avevo sentito parlare abbastanza male di “The Killer” e prima di recuperalo ho tentennato a lungo. Ammetto di aver esitato così tanto anche perché amareggiato dalla consapevolezza di vedere un regista come Fincher ormai in pianta stabile in casa Netflix. Un grande autore rubato al cinema da più di dieci anni da una piattaforma che fa della mediocrità il proprio manifesto. Finalmente ho superato le mie remore e devo dire che il film secondo me è pienamente riuscito.

La storia è quella di un killer professionista infallibile che perderà parte della propria lucidità nel momento in cui commette il suo primo errore. Da qui inizia una vendetta col cardiofrequenzimetro da polso.

Un film dal passo meditativo. Il ritmo è da 70 battiti al minuto con qualche picco dove serve. Questa scansione del tempo, volutamente sotto controllo, ben si sposa con quello che vediamo a schermo e con la natura del protagonista. Essenzialmente il film è un monologo interiore intervallato da qualche scena con fugaci scambi di battute tra due personaggi o poco più. Direi che il rapporto tra monologo e dialogo si ripartisce in un buon 70/30 e onestamente l’ho apprezzato molto. L’interazione del dialogo rende sicuramente più vivace la narrazione ma è il monologo interiore che ci cala nella storia.
Durante le pianificazioni e le missioni Il protagonista è costantemente immerso tra pensieri di circostanza, massime morali e riflessioni varie. I pensieri si dissolvono solamente quando siamo nel pieno delle azioni e siamo pienamente focalizzati su quello che accade. A livello di sceneggiatura l’equilibrio viene brillantemente raggiunto.

Visivamente si tratta di un opera elegante nella veste quanto precisa e puntuale nello svolgimento. Il Killer dai mille nomi essenzialmente è l’alter ego di David Fincher. Freddo, ordinato e meticoloso. Padroneggia la propria materia senza paura di sbagliare.
Fassbender perfetto nel ruolo è stoico dall’inizio alla fine. Del suo personaggio non sappiamo niente e anche se lo seguiamo per tutto il tempo non proviamo davvero simpatia per lui. Quello che potrebbe apparire come un difetto di scrittura diventa per me un valore aggiunto. “Nessuna empatia” è una delle frasi mantra ripetute dal Killer e coerentemente con questo si rimane, bene o male, impassibili riguardo all’esito della vicenda.

The Killer è un opera che come valori espressi si pone ben al di sopra della media Netflix. Storia semplice e ottimamente realizzata.

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