Recensione su La storia del generale Custer

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Retorico / 3 Febbraio 2024 in La storia del generale Custer

Raoul Walsh era un maestro del mezzo cinematografico e gliene si deve dare merito sia per le magistrali scene di battaglia a cavallo, sia per l’abilità di riassumere una vita così intensa e già mitizzata come quella del generale Custer in poco più di due ore di un film che riesce a spaziare dalla commedia al dramma senza sembrare forzato o artificioso. Peccato che questo, come moltissimi altri film del periodo, soffra di un’insopportabile retorica militarista e filo-statunitense che fa passare le azioni del generale per delle gesta di innata nobiltà quando non si tratta di altro che della garanzia, per gli indiani, dell’inviolabilità della propria cella di prigionia da parte di coloro che quegli stessi indiani avevano massacrato, depredato e cacciato dalle loro terre.
Eppure tutto il film avrebbe dovuto ruotare attorno alla frase, pronunciata prima di little big horn dal soldato inglese: “Ma chi vi credete di essere voi yankee? Gli unici veri americani sono quelli che stanno dall’altra parte del fiume, con le piume in testa”…

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