your name.

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your name.

Mitsuha è un'adolescente che vive in un paesino rurale sui monti del Giappone, ma sogna Tokyo. Rei, invece, è un ragazzo appassionato di disegno che vive proprio nella grande metropoli, dove studia e lavora come cameriere in un ristorante italiano. Un giorno, al suo risveglio, Mitsuha si ritrova nel corpo del ragazzo, in città. Contemporaneamente, Rei si sveglia con le fattezze di Mitsuha, nel suo paesino montano. Inizialmente, entrambi pensano che si tratti di un sogno particolarmente realistico, ma i fatti smentiranno le loro supposizioni.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: 君の名は。
Attori principali: Ryunosuke Kamiki, Mone Kamishiraishi, Ryo Narita, Aoi Yuki, Nobunaga Shimazaki, Kaito Ishikawa, Kanon Tani, Masaki Terasoma, Sayaka Ohara, Kazuhiko Inoue, Chafurin, Yuka Kato, Kana Hanazawa, Masami Nagasawa, Etsuko Ichihara, Yuka Terasaki, Takashi Onozuka, Yohei Namekawa, Miyuu Tsuji, Shinya Hamazoe, Kanami Satou, Shinjirou Gouda, Yasuhiro Kikuchi, Tamari Hinata, Nozomi Yamane, Yuuki Shin, Tatsuya Murakami, Nodoka Hasegawa, Baron Yamazaki, Mimi Tamaki, Suguru Inoue, Ryoko Usami, Miho Morisaki, Tsuyoshi Minamijima, Aika Oomae, Tomohiro Yamaguchi, Takayuki Nakatsukasa, Hiroki Matsukawa, Shouko Negoro, Yuki Ominami, Manami Hanawa, Miho Tabata, Aiko Matsuzaka, Eriko Tomioka, Eiji Yamamoto, Tomoki Lavernhe, Haruna Okawa, Yuine Ikeda, Dan Kanemitsu, C. Elliott Wong, Simona Stanzani Pini, Chris McKenna, Akira Kuwahara, Yusuke Takeda, Mostra tutti

Regia: Makoto Shinkai
Sceneggiatura/Autore: Makoto Shinkai
Colonna sonora: Natsuko Makino, Jiro Murayama, Uni Pex, Takahito Sakurai, Yojiro Noda
Fotografia: Hitomi Fukuzawa, Makoto Shinkai
Produttore: Genki Kawamura, Yoshihiro Furusawa, Katsuhiro Takei, Koichiro Ito, Keiji Ota, Minami Ichikawa, Noritaka Kawaguchi
Produzione: Giappone
Genere: Orientale, Drammatico, Fantasy, Romantico, Animazione
Durata: 106 minuti

Dove vedere in streaming your name.

Voglio più film così!!! / 29 Dicembre 2020 in your name.

Toccante, struggente, divertente, riflessivo e triste… anche qui ne abbiamo di emozioni!
Non mi dilungo a spiegare la trama, che in molti hanno gia dato, ma vorrei soffermarmi sulla delicatezza e l’introspezione dei personaggi, una storia d’amore che non cade mai nel banale, che si rafforza col senso della perdita e della ricerca continua.
Niente da fare: questi sono film che dovrebbero restare impressi nel collettivo, essere visti e rivisti e ogni volta trovarci uno spunto per riflettere sulle nostre vite e su dove le stiamo portando.
Musiche stupende che ricreano l’atmosfera, quando triste o quando allegra. Molto belli i disegni.
Un film da non dimenticare!
9/10

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La Ragazza con il Fiocco Rosso / 25 Novembre 2020 in your name.

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Avevo questo film in lista tra quelli da guardare, ma la sinossi mi ricordava troppo la trama di un film del sabato pomeriggio su Italia Uno, perciò è da tempo che rimando. I miei pregiudizi si sono rivelati infondati. Il cliché viene utilizzato in una maniera davvero brillante. La decisione di far avvenire lo scambio per poco tempo, più volte a settimana, è stata migliore. Questo avviene per poter descrivere una storia d’amore che riesca ad abbracciare tutti i vari livelli del sentimento senza però cadere nel melò o nello sdolcinato. C’è la parte dell’Agape, dove i due ragazzi istaurano una simpatia, un’amicizia, dove collaborano e cercano di aiutarsi come farebbe un amico, dandosi consigli a vicenda o addirittura gettandosi a tradimento in imprese che non avrebbero affrontato altrimenti da soli. C’è dell’Eros, non eccessivo vista la giovane età dei protagonisti, ma significativo, il fatto di possedere nel modo meno metaforico possibile il corpo altrui, fornisce la scusa di inserire l’attrazione fisica, più evidente in Taki quando si trova di fronte al corpo femminile, ma presente anche in Mitsuha in maniera più delicata forse. E soprattutto, c’è Caritas, l’affetto puro, più profondo una volta che i due ragazzi si perdono a vicenda. Lo stesso concetto di perdita è ampio, non riguarda solo la perdita di vista, ma anche della memoria e poi della vita. La perdita di Mitsuha, che crede di essere stata dimenticata, quando ancora non era stata conosciuta. E la perdita di Taki, che genera un cratere a forma di infinito. E poi accumuli di temi tipici della cultura giapponese, l’isolamento, l’incomunicabilità, la gigantesca minaccia della natura sempre presente in un paese martoriato da secoli. Tutto questo avviene con una semplicità disarmate, e legato attraverso un semplice filo rosso. Il filo rosso della ragazza dimenticata, che Taki cerca, intravede, mi ha ricordato l’ombrello giallo di How I Met Your Mother come simbolo, chi lo porta addosso, è THE ONE.
La grandezza del disegno nei dettagli, nel corpo che impercettibilmente cambia, a seconda del proprietario, maschile o femminile. il contrasto sempre perenne in Giappone, presente anche in Miyazaki, tra antico e nuovo. Il passo ulteriore che forse fa Your Name rispetto a Miyazaki è la considerazione del nuovo non del tutto negativa, anzi, antico e nuovo possono coesistere, e il vecchio spesso risulta una semplice convenzione una zavorra, così come il nuovo rappresenta un passo di troppo verso l’isolamento. Entrambi hanno difetti e pregi. Ma ciò che ho amato di più è stato il rapporto totalmente paritario tra i due personaggi. Non c’è un superiore, non c’è un migliore, non c’è qualcuno di più attivo o qualcuno di più passivo, ma si migliorano a vicenda, si corrono incontro a vicenda. La perdita è sempre dietro l’angolo, sempre semplice e incombente. Fortunatamente esistono i nastri intrecciati rossi, a creare un legame inossidabile.

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“Ogni tanto, la mattina, quando mi sveglio, mi capita di ritrovarmi in lacrime. “ / 22 Ottobre 2019 in your name.

Considerato da tutti l’erede di Hayao Miyazaki Shinkai realizza, dopo lo splendido”5 cm al secondo”, un’altra meraviglia per gli occhi e per l’anima, una storia d’amore mai melensa che partendo da uno spunto fantastico (i salti temporali) si trasforma poi in un qualcosa di struggente e commovente che ti scioglie dentro, una fusione di emozioni coadiuvata da una tecnica grafica superlativa con una cura eccellente anche nei più piccoli particolari.
Un’opera incantevole, ricca di quella spiritualità tipica dell’Oriente tanto lontana dal pensiero e dal modo di vivere di noi occidentali, un’opera dolce e malinconica che conferma il grande talento di Shinkai.

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Che belle tette che ho / 5 Ottobre 2017 in your name.

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

In Giappolandia due ragazzi sui 17 y-o, Mitsuha (che non è un’amica di Frances-ha anche se sembrerebbe) e Taki. La prima vive in un villaggio, tra le montagne, scuola, figlia del sindaco ma vive nel tempio con nonna e sorella, sputa il sake per conservarlo perché la tradizione così vuole, e ovviamente vorrebbe la grande città. Taki Tokio a vive col padre, scuola, lavora in un ristorante italiano dove vorrebbe bombarsi la capocameriera (alla fine non se l’è bombata nessuno, please parliamone u_u). A una certa i due iniziano a sognare di vivere la vita nel corpo dell’altro, intere giornate; così spesso che si abituano, si scrivono note e consigli su cosa è successo, bisticciano, si danno consigli. Quindi prima parte tutta sul tema dello scambio di corpi, come mille altri prima, con linea comica dettata da Taki che ogni volta che si sveglia nel corpo di Mitsuha non riesce a fare a meno di toccarsi le tette per i primi 20 minuti, anche quando ha promesso a lei che fatto non lo avrebbe. Tutto ad un tratto il legame si spezza. — per evitare lo spoiler IMHO puoi fermarti qui e vedere il film — Taki parte con due amici per cercare il villaggio di Mitsuha, ma a caso, ha solo un disegno e i suoi ricordi. Scopre che quello è Itomori, ma che il villaggio non esiste più, distrutto dalla caduta di una cometa spezzata tre anni prima. Ed è a quel punto che ciao, le linee temporali a puttane bellamente se ne vanno e nulla ha più senso, nondimeno tantissimo piangi quando in testa ti fa clic il meccanismo per cui lei è stata morta sempre, insieme a tutti gli altri a cui affezionato ti eri. O forse. Taki riaccende somehow la connessione, e finalmente si incontrano, sul bordo di un tramonto trasparente. Prima di sparire all’altra l’uno, si scrivono i nomi sulle mani (c’ho i pugni nelle dita!), ma lui scrive a lei “ti amo” (il romanticismo sucks, sempre), lei non fa in tempo. Scordano tutto. Anni dopo (sette, sono sette, dillo!), la cometa è caduta lo stesso ma grazie al piano di Taki ha fatto meno strage di prima. Taki e Mitsuha vivono a Tokio con la sensazione di aver perso qualcosa (your name). Finalmente, in un finale reiterato e straziante dove pensi che se questi non si ritrovano appicchi fuoco alla sedia del cinema, sul far di una scalinata si incrociano e riconoscono, insieme ai loro fottuti nomi.
Inseguito ho questo film per almeno mesi, morte alla distribuzione dei giappi che dura solo tre giorni per mungere i biglietti. Laddove il commerciale incontra la meraviglia, non so voi ma ho pianto come un vitello. Attenzione, un vitello di Kobe eh. Per le stelle cadenti che sono belle sempre ma a metà del guado diventano la morte per lei, per i treni che si incrociano e allontanano e il destino e le porte che scorrono a fare da cesura a tante delle scene. Lungo un binario che è sempre doppio, lei e lui, il ri-conoscimento (e innamoramento) dell’altro, la dicotomia villaggio/città, e modernità/tradizione e insomma, mancavano solo Mai dire banzaiii e i feticisti delle mutandine delle studentesse su internet e i ristofuzion sushi allyoucaneat e poi ci sarebbe stato tutto il jap che conosciamo. Ok, Kurosawa, Miyazaki e Ozu. No dai, Ozu nel villaggio c’era, e c’eravamo noi e una ca**o di cometa scissa in due che giùgiù arrivava bellissima.

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Carino / 27 Gennaio 2017 in your name.

Non al livello di altri film, ma carino.
Trama abbastanza interessante soprattutto dalla seconda metà in poi, personaggi simpatici. Grafica non male per i paesaggi.
Da vedere come film leggero.

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