Truth - Il prezzo della verità

Il tema è, nomen omen, la verità; non quella assoluta però, ma quella poliedrica con cui quotidianamente si deve fare i conti, in uno scenario, come quello contemporaneo, reso più complicato dalla moltiplicazione dei punti di vista che, ad esempio, internet ha reso non solo possibile, ma alla facile portata di tutti. Da un lato, allora, questa complicazione; dall’altro l’idealismo della Mapes ancora legata ad un’idea unica di verità, quasi che questa debba imporsi e conquistare chiunque; una posizione che, il film e la storia lo dicono, è sempre più debole. Avrei preferito maggiore attenzione da parte dello sceneggiatore/regista proprio sul contrasto tra ideale e realtà, approfondendo i vari dissidi della protagonista che spesso (ad es. il rapporto col padre) vengono appena accennati.

Non siamo di fronte ad un capolavoro, quanto ad una storia, abbastanza “nuda e cruda” (ma non per questo priva di “sentimento”) su vicende realmente accadute nel 2004, quando la giornalista televisiva della CBS Mary Mapes (ottima Cate Blanchett) lanciò un’inchiesta sul passato del presidente George W. Bush, che aveva svolto il servizio militare nella Guardia Nazionale del Texas per evitare di andare in Vietnam. Ovviamente la cosa fece scalpore e ai vari giornalisti coinvolti, dopo diverse minacce, ritrattazioni e inchieste, venne dato il benservito. Un film non sempre perfetto, un po’ freddino, ma comunque che tratta un argomento interessante; punto di forza il cast che vede anche grande protagonista il mitico Robert Redford e il sempre valido Dennis Quaid.

Un film paradossale, che sembra dimostrare alla fine l’opposto della tesi che presumibilmente intendeva provare (se il titolo va preso alla lettera). La protagonista e i suoi colleghi appaiono estremamente superficiali; la gestione degli esperti calligrafici e tipografici è semplicemente suicida. E l’accesa difesa finale della Mapes toglie poco o nulla alle sue responsabilità, anche ammettendo che i documenti fossero autentici. Dan Rather sembra a tratti disinteressato ai dettagli dell’inchiesta e in balia del proprio staff (vedi la scena dell’intervista a Burkett). Questi non sono eroi del giornalismo, ma divi troppo sicuri di sé. Il film (peraltro lunghissimo) è sfuggito al controllo del suo autore.

La storia incredibile di un’inchiesta sul Presidente degli Stati Uniti, George W. Bush e il suo servizio prestato nella Guardia Nazionale….posto privilegiato che ha consentito a lui e ad altri facoltosi texani di non dover andare in Vietnam. Un’inchiesta presa di mira e che portò all’allontanamento di tutti quelli che vi parteciparono.
Un bellissimo film che consiglio.

“Dove raccontare la verità significa rischiare tutto!!!!”