La zona d'interesse

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La zona d'interesse

Film liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Martin Amis. Polonia, 1943. Una famiglia tedesca vive a pochi metri dal campo di concentramento nazista di Auschwitz. Il capofamiglia è Rudolf Höss, comandante del campo e ufficiale delle SS.
Questo film è ispirato a una storia vera. Vuoi saperne di più?
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: The Zone of Interest
Attori principali: Christian Friedel, Sandra Hüller, Johann Karthaus, Luis Noah Witte, Nele Ahrensmeier, Lilli Falk, Anastazja Drobniak, Cecylia Pekala, Kalman Wilson, Medusa Knopf, Maximilian Beck, Andrey Isaev, Julia Babiarz, Stephanie Petrowitz, Martyna Poznanski, Zuzanna Kobiela, Benjamin Utzerath, Thomas Neumann, Klaudiusz Kaufmann, Justyna Szklarska, Kacper Piwko, Marie Rosa Tietjen, Antje Falk, Jakub Sierenberg, Joerg Sierenberg, Joerg Giessler, Heiko Lange, Marek Łukasik, Bernhard Schirmer, Julia Polaczek, Shenja Lacher, Imogen Kogge, Wiktoria Wisniewska, Paulina Burzyk, Anna Marciniszyn, Agnieszka Wierny, Patryk Mika, Tomasz Piwko, Carsten Koch, Heinz Nielow, Christine Schröder, Marnius Fislage, Ralph Herforth, Daniel Holzberg, Rainer Haustein, Daniel Hoffman, Wolfgang Lampl, Oscar Lebeck, Christian Willy, Freya Kreutzkam, Leo Meier, Barbara Koszałka, Izabela Bara, Anna Kuwik, Mariola Karczewska, Halina Drzymota, Dominika Matonóg, Ewelina Kaczor, Małgorzata Żurek, Barbara Jakubowska, Elżbieta Bronka, Zuzanna Janusik, Sascha Maaz, Ralf Zillmann, Christopher Manavi, Mostra tutti

Regia: Jonathan Glazer
Sceneggiatura/Autore: Jonathan Glazer
Colonna sonora: Mica Levi
Fotografia: Łukasz Żal
Costumi: Małgorzata Karpiuk
Produttore: James Wilson, Ewa Puszczyńska, Tessa Ross, Len Blavatnik, Ollie Madden, Daniel Battsek, David Kimbangi, Danny Cohen, Reno Antoniades
Produzione: Polonia, Gran Bretagna, Usa
Genere: Drammatico, Guerra, Storia
Durata: 105 minuti

Dove vedere in streaming La zona d'interesse

Inquietante / 4 Aprile 2024 in La zona d'interesse

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Finalmente ho visto questo film, dopo aver accuratamente evitato di leggere recensioni ma con molte aspettative, visti l’entusiasmo generale e i premi Oscar ricevuti. E in effetti le aspettative non sono state deluse. La trama narra di un comandante nazista e la sua famiglia, moglie e 5 figli, e la loro quotidianità nella villa in cui vivono, confinante con il campo di sterminio di Auschwitz. Il suono è l’elemento più potente, un sottofondo costante fatto di urla strazianti, spari, rumori e latrati che provengono dal campo, che lasciano completamente indifferenti gli abitanti della villa, intenti a coltivare fiori, fare picnic e a “crescere i bambini sani e forti”. Di notte è impossibile non vedere il rosso dei forni crematori e nondimeno si può (Si, si può anche da spettatori!) sentire l’orribile odore proveniente da essi. Tanto che la madre della proprietaria di casa, ospite arrivata da poco, improvvisamente scappa senza nemmeno salutare. Di notte una ragazza che di giorno lavora insieme ad altre persone presso la casa, furtivamente nasconde cibo per i deportati nei cespugli adiacenti i campi. La moglie del nazista seleziona oggetti, anche di valore, prelevati dai deportati, e se ne impossessa o regala alla servitù. Tutto avviene nella più totale indifferenza, come se fosse normale. Molto efficace la scelta di girare senza set e con telecamere nascoste, si apprezza così una recitazione molto naturale e credibile. Un film decisamente diverso da ogni altro sul tema, duro e spietato pur senza mostrare mai alcuna scena dell’ interno del campo. La fredda impassibilità di tutti (inconsapevoli i piccoli o no) i colori, i rumori, il progetto di un nuovo forno più efficiente, l’ assurda normalità della vita familiare, con ospiti e feste come se nulla fosse, e tanto altro ancora, fanno di questo film un’opera unica, che colpisce lo spettatore attraverso i sensi, e che resta a lungo in mente. Ho visto il film in lingua originale e conto di rivederlo tradotto, anche per cogliere altri particolari magari sfuggiti. Mi è piaciuto molto, sicuramente un film che non si dimentica.

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Bell’esperimento cinematografico ma… / 21 Marzo 2024 in La zona d'interesse

L’idea di non mostrare la violenza e l’orrore di quei tempi è molto azzeccata, lasciando li spettatore in balìa degli eventi e di cio che il sonoro riesce a trasmettere.
Ho voluto vedere questo film in lingua originale per non perdere la sua essenza, eppure ne sono rimasto deluso.
La storia scorre nel quotidiano lasciandoti addosso quel senso di ansia e disgusto, ma nulla di più rispetto ad altri film del genere.
Pensavo che questa originale scelta cinematografica mi colpisse di più ma alla fine la pellicola mi ha fatto anche annoiare, senza lasciarmi a riflettere come molti altri del genere hanno fatto moooolto meglio (come ad esempio, tra i miei preferiti: il bambino con il pigiama a righe, il pianista, Schindler’s List ecc).
Peccato. Bocciato.
4/10

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Banale burocrazia / 14 Marzo 2024 in La zona d'interesse

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Guardare il film di Glazer e non fare un parallelo con La Banalità del Male della Arendt è praticamente impossibile.
Sembra che i due autori parlino la stessa lingua anche utilizzando media diversi, una usa l’inchiostro e l’altro la macchina da presa, una fa leva sull’immaginazione e l’altro ti mostra quello che ha immaginato.

La zona d’interesse ha una struttura narrativa assolutamente originale, impossibile non notare alcuni contrasti concettuali nelle inquadrature(che in questo caso diventano quadri veri e propri) es. :il giardino curatissimo che occupa tre quarti dello schermo e in alto nascosto il muro col filo spinato; e il contrasto con il sonoro: le urla, gli spari, i gemiti sono sempre presenti, costanti, come la goccia che scava la pietra, uno stillicidio, suoni che fanno parte del rumore d’ambiente, come fosse vento nelle foglie e che non disturbano assolutamente il micro-cosmo della famigliola piccolo-borghese.

Il succo del film credo si trovi nella scena in cui Hoess invita a casa una specie di ingegnere, un tecnico comunque e si mettono a discutere, seduti su un tavolino con tanto di planimetria alla mano, di come far funzionare in maniera più efficiente gli inceneritori, come stessero parlando del più e del meno;
ecco in quella scena si descrive perfettamente la mostruosa banalità che descrive Hannah Arendt, quando nel 1961 va a Gerusalemme per assistere al processo di Eichmann e altri imputati e rimane sorpresa/scioccata dalle risposte che vennero date al perché di quel massacro, non c’era un odio radicato del popolo ebraico, loro “eseguivano semplicemente gli ordini” erano dei burocrati alienati, abituati ad obbedire, a non farsi domande e non in grado di fare altro, non in grado di concepire un’altra esistenza, per Heichmann la fine della guerra rappresenta il giorno più brutto della sua vita non perché probabilmente avrebbe pagato per le sue azioni ma per il senso di deresponsabilizzazione, per la mancanza di appartenenza a.

“I macellai di questo secolo non hanno la grandezza dei demoni, sono dei tecnici che si somigliano e ci assomigliano. […] Il male non è mai radicale, è soltanto estremo, non possiede una profondità ma si diffonde in superficie e proprio per via dell’assenza di radici, questo male, non conosce limiti.”

– Hannah Arendt

PS:
Non ho mai sopportato il rumore di masticazione in sala ma non l’avevo nemmeno mai odiato cosi tanto, questo è un film che richiede silenzio assoluto considerando che l’orrore avviene tutto fuori campo e ammetto che il ruminare di certi spettatori mi ha innervosito cosi tanto da pensare che gli avrei fatto masticare volentieri un bel marciapiede, modello American History X.

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Contrasti / 12 Marzo 2024 in La zona d'interesse

Il film si apre con prolungata schermata nera e una musica cupa, stridente che si affievolisce fino a far cogliere i rumori della natura che poi contestualizzano la scena in riva al fiume. La sensazione è quella di essere immediatamente catapultati dentro una storia già avviata. Ho apprezzato la scelta di non mostrare mai la violenza direttamente, ma di percepirla sempre attraverso un sonoro prepotente o mediata dalle reazioni dei vari personaggi. Si avvertono continuamente spari, grida e si percepisce panico al di fuori della casa dove vive una famiglia apparentemente normale, in una bolla di verde e rigogliose fioriture… e appena aldilà del muro l’orrore. Personalmente il contrasto tra la calma apparente e la disperazione ha funzionato, contribuendo ad alimentare un certo senso di angoscia e di disgusto.

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La casa degli orrori / 29 Febbraio 2024 in La zona d'interesse

(Riflessioni sparse)

Nel buio totale si entra e dal buio totale si esce: il film inizia con una lunga sequenza dominata dallo schermo completamente nero (si odono solo rumori silvestri e, per qualche secondo, si sorride e un po’ ci s’inquieta, pensando che ci sia qualche problema nella proiezione del film) e, dopo un’esperienza cinematografica e morale lucida e allucinante, si conclude con un analogo fondale nero.
In sostanza, Glazer fa avanzare il pubblico nell’abisso (una specie di quarta dimensione che, a un certo punto, verso la fine del film, sembra confermare la propria funzione di tunnel spaziotemporale) e, poi, lo fa riemergere, ansimante.
Per questo, La zona d’interesse è quel che mi azzardo a definire esattamente un film immersivo.

Ho letto che il film è stato girato usando dieci telecamere nascoste, senza la presenza della troupe o di attrezzature tecniche (luci, microfoni, ecc.) sul set. Gli attori in scena sono stati chiamati a muoversi in libertà, in una specie di reality in costume. Il risultato (complice anche la pressoché totale assenza di primi piani, che rende le persone quasi indistinguibili tra loro) è un insieme di naturalezza e perturbazione.
La scenografia della casa (realmente esistente), che, di fatto, è un altro personaggio in scena, concorre a questa miscela di effetti: è un alloggio funzionale, arredato e vissuto in modo razionale ed efficiente, lucido e lindo, che, con le sue finestre immacolate, guarda dritto verso l’orrore e che, nei suoi spazi esterni, nutrito con un concime grasso che arriva da oltre il muro di confine, esplode di vita, tra fiori multicolori e prodotti dell’orto.

Oltre a quella visiva, la componente sonora è preponderante: il rumore di fondo, sottile ma estenuante, che si sente sempre nel corso del film è composto da voci di uomini e donne che gridano, spari, clangore di ferraglia, rumore di mezzi pesanti, su gomma, su rotaia.
Fra i rumori provenienti dall’esterno e quelli legati agli occupanti della casa, non c’è mai silenzio, in casa Höss. Si chiacchiera, si ride, si bisbiglia, si alza la voce, c’è rumore di passi, di tuffi in piscina, di stoviglie, di porte attentamente aperte e chiuse e di giocattoli, certo. Ma c’è anche una sinfonia sfasata di pianti e tosse.
L’efficacia della combinazione di suoni e immagini è tale da poter immaginare (ripeto: immaginare, per fortuna) gli odori e la consistenza greve dell’aria esterna che penetra anche in casa.
Di questo magma sensoriale sembra nutrirsi l’assoluta atarassia delle persone che traggono beneficio da quel che accade al di là del giardino e che fa bruciare la notte di fiamme infernali. Chi non ha completa consapevolezza dello stato di fatto o non può esprimersi (neonati, bambini, domestici) fa giochi macabri, piange, è sonnambulo, è impaurito a morte. Chi può (la nonna) scappa.

Casa Höss è una casa degli orrori, anche se, fra le sue mura, non succede niente di “brutto” o violento in senso esplicito, letterale, tangibile o visibile.

Con La zona d’interesse, Jonathan Glazer è riuscito a raccontare l’orrore della pazzia nazista in modo inedito. Eppure, forse per via dell’efficacia delle raffinate soluzioni tecniche applicate, il “pudore” che ha scelto di adottare sembra un modo estremamente logico e incredibilmente efficace di mettere in scena il dramma.

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