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PARLIAMONE: FILM BLU – KRZYSZTOF KIESLOWSKI

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  • #48764
    davidchardin
    Partecipante

    I cattolici si servono dell’interpretazione allegorica da tanto di quel tempo che potrebbero ricondurre a dio pure un libro di cucina (se solo gli servisse farlo).
    Parlando invece del tratto moralistico del film e lasciando stare la cristianità (sono il terzo ateo anticlericale della discussione, eppure stiamo parlando di cristianità in un film che di inequivocabilmente cristiano non ha nulla. tiriamocene fuori!), non ho mai visto Kieslowski come un regista che vuole imporre la propria morale. Di contro gli si può obbiettare di non avere, in film blu, (nella trilogia tutta probabilmente, data l’idea dei tre principi che ne è la base) la neutralità di Haneke per fare un esempio, i suoi sono film non solo dell’artista, ma anche dell’uomo kieslowski. Personalmente non vedo questa cosa come un deterrente, a patto che non vi siano reali moraleggiamenti, cliché come opposizioni tra bene e male etc. Non mi pare questo il caso.
    Riguardo infine all’eccessiva drammaticità di certe scene pompate dalla musica, concordo da un certo punto di vista, soprattutto in virtù del prevalente tono intimista che caratterizza il film. Gli istinti pulsano e non c’è da chiedersi il perché visto il soggetto dell’opera. [Questo per dire che comunque non sono questi elementi che svalutano il film, per me. Diventa più che altro una questione soggettiva, io per esempio preferisco “La doppia vita di Veronica” alla trilogia]

    #48765
    Anonimo
    Inattivo

    Oddio, mi sembra abbastanza arduo sostenere una tesi che non vede il cattolicesimo implicito (ma anche esplicito) nel film di K. Voglio dire, l’accentuato cattolicesimo, e la riflessione che ne consegue, è il motivo per cui il film non mi è poi piaciuto. Si prenda la già citata scena della piscina, forse l’apoteosi del blu nonché unico punto in cui la protagonista riesca a stare in pace con se stessa: l’acqua, la purificazione dal peccato originale data dal battesimo, nonché il rapporto con la spogliarellista che rinviano al rapporto di Gesù con la peccatrice… eppoi tutto quel recupero (fastidiosissimo) della concezione cattolico-boeziana della persona e della sua antologia (“naturae rationalis individua subtantia”).

    #48766
    meryjo
    Partecipante

    Volevo solo precisare che il mio riferimento al cattolicesimo era ripreso da commenti precedenti e non era tanto riferito all’amore, che è un sentimento ovviamente universale e non riconducibile a un’unica fede religiosa, quanto alla chiosa del concerto del marito di Julie. Comunque non credo sia preponderante a cosa si rifà o meno il film, ma solo il messaggio che vuole lanciare…

    #48767
    Serbilla
    Partecipante

    Anche in questo esempio di @yorick , la traccia di filosofia cristiana a me non ha dato fastidio. L’acqua è pure il battesimo che purifica e l’incontro con la prostituta è pure un riferimento a Gesù, ma l’acqua è un elemento naturale primordiale e la prostituta è un’altro da me che io posso accettare senza giudicare, come incontro di due esserei umani (tanto più che lei è una moglie/madre che prima incontra una prostituta e poi incontra l’amante del marito, se volessimo giudicare queste tre donne come una sola, come aspetti di un unica persona, pure sarebbe interessante).
    Allora,per tornare, sì, è una lettura chiara la tua, ma non così pensate e condizionante, per me, nel godimento del film.
    Come dire, nella costruzione dell’autobiografia di Simone di Beauvoir, fatta da lei stessa, rintracciamo l’esempio di Agostino, ma non per questo perde valore o non si può apprezzare.

    #48768
    Anonimo
    Inattivo

    Sulla signorina de Beauvoir non mi esprimo perché non ho mai capito cosa davvero penso di lei, di cui ho trovato fantastico “Per una morale dell’ambiguità” e irritante (e non poco) il reportage parafilosofico che fece della Cina mentre la viaggiava assieme a quel mostro sacro che è Sartre. Il problema per me, @serbilla, è che l’incontro con l’altro diventa un’accettazione dell’altro dopo un giudizio che io ho fatto sull’altro – su questo non ci piove. La spogliarellista/prostituta è giudicata dalla protagonista e dagli altri, ma in modi diversi: e da questo giudizio la protagonista l’accetta e i coinquilini la ripudiano. Giudicare l’altra persona, del resto, è motivo d’incontro (o scontro), nonché base di una relazione. Kieslowski, questo, lo trafuga troppo relegandolo – ed è questo che infastidisce, e trovo insopportabilmente cattolico – ad un piano secondario, se non proprio eliminando il giudizio di Julie nei confronti della tipa.

    #48769
    davidchardin
    Partecipante

    Trovo bello che nel parlare del Blu, ci si stia soffermando su una questione (il giudizio) che viene approfondita (anzi, è uno dei punti più importanti) nel Rosso.
    Penso comunque @Yorick che ci sia una bella differenza tra il giudizio di Julie (mi viene il dubbio che non sia la parola adatta) che non ha bisogno di essere esternato perché non ha questa pretesa, e un giudizio fondato sull’indiscutibilità (quello “collettivo” dei coinquilini, e in parte quello “istituzionale” del giudice del Film Rosso). Insomma, si può usare la stessa parola, ma da qui a pensare che siano la stessa cosa ce ne passa.
    Valantine, per buona metà di film rosso, giudica il giudice (pardon per la cacofonia). E qui Kieslowski non “trafuga” niente, non avrebbe potuto farlo visto il soggetto del film. Nel blu invece, non vedo il motivo per cui avremmo dovuto sapere apertamente quale fosse in giudizio di Julie sulla prostituta.

    #48770
    Anonimo
    Inattivo

    @davidchardin, eccerto!! Infatti nel Rosso, è il giudice che non giudica: il giudice si limita ad ascoltare, a indagare, a “spiare”. Valentine, viceversa, giudica il giudice, come giustamente sottolinei, mentre il giudice vive in modo tra virgolette afasico, cioè nel senso che vede scorrere l’esistenza senza, apparentemente, farne parte: e il motore di questo è la constatazione/considerazione che le persone siano cattive, constatazione/considerazione che il giudice ottiene dai suoi anni di lavoro, processi eccetera. Ma, se fosse una considerazione/constatazione fissa, cioè se il giudice non fosse aperto al dubbio, non continuerebbe a spiare e ad osservare la gente, ma si limiterebbe a rimbrottarla bofonchiando qualcosa da vecchio brontolone. Di per sé il giudice è la figura del saggio scollegato dal mondo che partendo da propri presupposti ontologici avvia un’indagine per dar ragione o screditare quegli stessi presupposti, ed è per il fatto che Kieslowski ce lo presenta in maniera negativa (giudizio mio) che mi sta antipatico il film. Perché di per sé il giudice è l’unica figura che si salva dell’intera trilogia. Al contrario, la tipa dovrebbe riflettere la visione che Kieslowki ha degli altri nonché di se stessa, e – guarda caso – questa è una visione prettamente cattolica, cioè quella dell’individuo che abbandona la condizione estetica per la condizione etica (Kierkegaard).

    #48771
    Stefania
    Amministratore del forum

    Scusate se esordisco sull’argomento religioso, ma in quanto cattolica tutte queste generalizzazioni “loro fanno così, loro la vedono cosà” mi tocca.
    Ne dissento, perché personalmente non mi comporto così o cosà, quindi ritengo “ingiusto” attribuire sempre in toto a chi fa parte di una comunità (o come volete definirla) un modo di pensare o di agire omologato.
    Per inciso, poi, in questo film non ho ravvisato nulla (in termini morali e filosofici) di pienamente cattolico, né di cristiano. Possono esservi allegorie o simboli legati all’iconografia cristiana, ma non ho notato alcun “pensiero” religioso. Non è detto che non mi sbagli, ovviamente.

    Detto questo (e scusate il pippotto “autoreferenziato”), a me il film non è piaciuto granché.
    Ne ho apprezzato molto la prima parte, in cui viene mostrato l’approccio della protagonista all’elaborazione del dolore.
    Per il resto, non saprei spiegarvi neppure bene perché, non mi ha entusiasmato e, probabilmente, mi sono inconsciamente rifiutata di sviscerarne simbologie, allegorie e significati morali.

    Scendendo bervissimamente nel dettaglio, sinceramente, non ho compreso bene il ruolo narrativo della prostituta (forse, ha pura valenza simbolica: quindi, per me, vale quanto ho detto appena sopra) e, riferendomi all’intervento di @serbilla , non mi ha colpita neppure la subitanea solidarietà tra le due donne: limite mio, probabilmente, ma l’intimità ingiustificata non mi convince mai.

    Forse, non era il momento giusto per vedere questo film: penso che non tutte le pellicole (e i libri 😉 ) possano incastrarsi perfettamente con ogni momento della vita. E, forse, non era il momento che Film Blu entrasse nella mia.

    #48772
    davidchardin
    Partecipante

    @yorick che la “tipa” dovrebbe riflettere la visione che kieslkowski ha degli altri nonché di se stessa è una tua supposizione. perché mai dovrebbe essere così?
    Mi pare che quello che ti fa antipatia sia l’evoluzione “positiva” che a loro modo entrambi i personaggi vivono (julie e il giudice). Provo anche io, sempre se di questo si tratta, antipatia per i lieto fine che sanno di presa per il culo, ma questo non è proprio il caso. L’ultima scena di Film Blu vede Julie serena, ma l’accenno di sorriso sul suo viso è quanto di più lontano dal disincanto. Come in film rosso, non mi pare che il giudice dopo l’autoaccusa vada a portare crostate di casa in casa ai vicini allegro e gioioso. In entrambi casi è UNA persona che riesce ad aprire la loro “finestra” e continuo a ritenere che l’amore non abbia niente di strettamente cattolico.

    Stefania, hai fatto benissimo a fare quella precisazione.
    E quanto è vera l’ultima cosa che hai scritto

    #48773
    Serbilla
    Partecipante

    @Stefania grazie per la tua precisazione, tutte le volte in cui, personalmente, faccio riferimento alla cristianità, al cattolicesimo o a qualsiasi religione, considero il modo di agire culturale, diciamo così, della religione istituzionalizzata.Mai e poi mai si tratta di un giudizio sulle singole persone o sulla loro fede.
    Le persone sono tutte diverse 🙂

    Per quanto riguarda l’amicizia tra Julie e Lucille, l’ho trovata molto spontanea. Ci sono amicizie che nascono così.
    Il personaggio di Julie mi piace proprio perché è priva di pregiudizi, incontra le cose e poi, dopo, le giudica, è al di fuori dalle logiche di quella società borghese della quale comunque fa parte.

    #48774
    hartman
    Partecipante

    Bella discussione. Mi permetto di aggiungere il mio punto di vista.
    Innanzitutto, come ho ampiamente illustrato nella recensione che ho postato, il film mi è piaciuto moltissimo. L’avevo già visto anni fa e rivederlo dopo tanto tempo, con una cultura cinematografica più ampia, anche soltanto per il passare degli anni, mi ha fatto apprezzare ancor di più alcuni aspetti.
    Avete iniziato parlando dell’aspetto “cromatico”. @yorick non ci crederai ma io sono proprio daltonico. sarà per questo che il film mi è piaciuto 🙂 ?? a parte le battute, oltre che daltonico sono anche un’appassionato di fotografia, il che mi permette di apprezzare certi aspetti tecnico-stilistici presenti in alcune pellicole. Amo poi particolarmente il monocromatico e quindi potete capire come possa andare a nozze con la trilogia.
    Avete poi criticato chi la lentezza iniziale (esempio @caralle) chi la maestosità finale ( @bombus). Ebbene, secondo me la costruzione di questo climax, di questa progressione ritmica esasperata, è uno degli aspetti più belli del film. L’asetticità iniziale contrapposta alla pomposità finale. A mio avviso l’effetto è fantastico.
    (e comunque @yorick, ha ragione @davidchardin quando fa notare che 2 gg. fa avevi postato un commento entusiasta su The Turin horse, elogiando la lentezza e affermando esplicitamente che fosse “per pochi”, salvo poi scagliarti contro chi guarda Kieslowski a tuo dire con animus snob).
    Molti hanno visto una morale cattolica all’interno del film: io personalmente non l’ho vista (e anche @stefania, quindi non sono il solo). Anzi, per me il film è molto laico!
    Poi spiegatemi: da quando l’amore è prerogativa dei cattolici? e @yorick, da quando il cattolicesimo ha il monopolio sull’elemento “acqua”?
    Detto ciò un ultimo appunto: Kieslowski come Flaubert, maestro nel descrivere l’emancipazione femminile, anche se con Julie ha descritto l’emancipazione dal dolore, tema sicuramente più complesso rispetto al bovarismo. E a mio avviso ci è riuscito magistralmente.

    #48775
    Anonimo
    Inattivo

    @davidchardin, mi sono spiegato male: io non ho niente contro Kieslowski, cioè il film alla fine è ciò che io interpreto, quindi mi sta antipatico il film, non tanto Kieslowski. Il punto è che, secondo me, ha appunto una visione che è prettamente cattolica, e con cattolica ( @Stefania) non voglio intendere il cattolicesimo come fede di una persona, quanto proprio come visione del mondo tipica dell’occidente: il fattore corpo e tutto il resto sono un bagaglio che noi occidentali ci portiamo dietro inconsciamente, senza pensare se sia cattolico o meno. Il problema – se problema può definirsi – è che la nostra cultura (occidentale, ma soprattutto italiana) giace su basi cattoliche, e nel film prova ne è il fatto che il percorso di positivizzazione dei personaggi avviene quando i personaggi si staccano (tra virgolette) dalla realtà corporale che fino ad allora avevano scelto di abitare, quasi fosse un percorso votato alla trascendenza, allo spirito. Dopodiché, mi dispiace che @Stefania si sia sentita offesa: nel mio dire che il film è cattolico non intendevo assolutamente offendere i cattolici, solo far notare la visione cattolica che dal film emerge, visione che, ripeto, è quella occidentale ed evangelica (anzi, è occidentale in quanto evangelica: Gesù sulla croce muore da uomo, e forse è questo che troppo spesso i cattolici scordano). @hartman, anch’io sono un appassionato di fotografia (e mi va di pensare che viste le numerose differenze che intercorrono tra noi due tu sia un nikonista), ma dei film purtroppo non riesco a guardare solo che quell’aspetto; a ogni modo, io non ho mai parlato di animus snob, cioè non ho mai detto che chi guarda e apprezza Kieslowski sia un totale deficiente – ce ne mancherebbe! Che acqua/amore siano patrimonio cattolico, non l’ho mai detto – ho detto che la visione che se ne ha dal film è tipicamente cattolica. Dopodiché “The turin horse” è un film per pochi, e non ammetterlo sarebbe disonesto intellettualmente, mentre “Film blu” è un film di pochi: dirò una cosa poco furba: se il film venisse visto da una persona che deve abortire o ha deciso di suicidarsi o che, come credete lo interpreterebbe?

    #48776
    hartman
    Partecipante

    @yorick ebbene sì sono un nikonista.. non ce la facciamo proprio ad andare d’accordo 🙂
    non ho capito cosa intendi con “film DI pochi” contrapposto a “film PER pochi”…
    e nemmeno l’ultima allusione (posto che ci sono migliaia di film che conforterebbero un potenziale suicida sulla bontà del suo proposito, così come ne esistono migliaia che probabilmente lo farebbero riappacificare con l’esistenza..)

    #48777
    Stefania
    Amministratore del forum

    @serbilla: in realtà, non avevo particolari dubbi a riguardo 😉 Però, l’istinto di “spiegare” ha avuto la meglio 😀

    #48778
    Anonimo
    Inattivo

    L’ultima era più che altro una provocazione, mentre il gioco di parole mi è riuscito abbastanza infelice, @hartman: sostanzialmente intendevo dire che, mentre “The Turin horse” è un film per pochi, cioè accessibile a tutti, che richiede uno sforzo considerevole e come tale non tutti vogliono prodigarsi a guardarlo eccetera, “Film blu” così come “Film rosso”, e un po’ meno “Film bianco”, è un film rivolto espressamente a pochi, cioè della serie che può essere apprezzato – apprezzato nel senso d’identificazione col messaggio inoltrato nel/dal film – da pochi, perché il messaggio è appunto sottilmente cattolico.

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