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PARLIAMONE: FILM BLU – KRZYSZTOF KIESLOWSKI

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  • #45861
    hartman
    Partecipante

    Stoppp alle telefonate..

    #48749
    hartman
    Partecipante

    Bene.. io ho postato la mia recensione e ho messo il mio voto (10). Quando vogliamo iniziare a parlarne…….

    #48750
    EnToPan
    Partecipante

    “Stop alle telefonate” x’D

    Io sono la ritardataria di turno questo mese.
    Mi aggregherò tra un pò!

    #48751
    Stefania
    Amministratore del forum

    Idem 😛

    #48752
    Anonimo
    Inattivo

    Un film per daltonici. (E con questo non voglio offendere i daltonici.)

    #48753
    Anonimo
    Inattivo

    Ho iniziato a vedere il film una settimana fa e ci ho provato per 2 volte, ma dopo nemmeno 20 minuti mi assaliva la noia. Gli ho dato una terza occasione ieri sera ma non sono ugualmente riuscita a finirlo. Niente da dire. Semplicemente, non mi è piaciuto… La trama non mi intriga, mi è sembrato un film lento, forse troppo introspettivo per i miei gusti.

    #48754
    Anonimo
    Inattivo

    @caralle, tu non lo sai ma è quello che Kieslowski e i suoi fan vogliono che succeda, così da sentirsi molto più fiqi e intellettuali nell’apprezzare certe cose 😀

    #48755
    Anonimo
    Inattivo

    @yorick la tua risposta mi fa sentire meno sola 😀

    #48756
    davidchardin
    Partecipante

    Non ho ancora rivisto questo film, ma lo conosco molto bene, amo Kieslowski (che volete farci, sono un inguaribile intellettuale!). A proposito, Yorick, che scherzo ironico leggere il tuo ultimo commento e subito dopo questo tratto della tua recensione di “the turin horse” 😀
    “È un film per pochi, certo. Due ore e mezzo in bianco e nero, pochi dialoghi, giusto qualche parola qua e là. E la macchina da presa si sofferma sovente sulle attese, sugli oggetti – anche per qualche minuto.”

    Ad ogni modo, questo nella trilogia è il film della “libertà”. E per Kieslowski la libertà, nella sua accezione più completa, ha origine dalla perdita. Il dolore di questa perdita assorbe completamente Julie (Hartman la definisce egoista ed effettivamente lo è, ma è un egoismo assoluto, fuso tra conscio e inconscio, e solamente “suo”, perché la liberta è prima di tutto solitudine. Questa penso sia l’unica forma di egoismo “positiva” a cui riesca a pensare).
    Poi una delle cose più belle di Kieslowski è che puoi ritrovarti a scrivere di un suo film, o a parlarne, e ad usare la parola “Assorbire” per esempio. Qualche secondo dopo riproietti mentalmente la scena in cui la protagonista intinge nel caffè una zolletta bianca di zucchero, aspettando che questa assorba completamente quel liquido nero. Questa per me è magia. E Kieslowski un vero mago.

    #48757
    Serbilla
    Partecipante

    Ho visto i primi due della trilogia e devo dire che, a questo punto, mi domando perché non avessi visto prima un film di Kieslowski. Mi sono piaciuti entrambi, in modo diverso.
    Parlando di Film Blue.
    E’ vero che può dare in principio una sensazione di lentezza, ma poi ti rendi conto che è ‘tempo’, nel senso del tempo che serve a vivere un’emozione.
    Il piccolo particolare che cita @davidchardin è un esempio di quello che è il tempo per questo regista in questo film. E’ anche una percezione molto …francese, secondo me. Un uso delle cose che fanno racconto. E’ anche vero che alcuni passaggi sono forse troppo carichi, con la musica che eccede. Ma è un bel film davvero.
    La libertà nella solitudine è un bel concetto ed è anche l’unico tipo di libertà che non ferisce gli altri, e per questo, secondo me, è meno egoista delle altre, in fondo se sottrai te stessa alla vita di qualcuno, come fa la protagonista a quella dell’uomo innamorato di lei, sì, lo fai soffrire, ma non è come invaderlo e comunque esercitare una libertà ricattatoria. Non so se mi sono spiegata.
    Il blu è un colore perfetto per questo genere di emozioni.
    Mi ha fatto tanta impressione la parte dei topolini. Il gatto è un animale che da tutti viene indicato come indipendente e un po’ egoista.
    La prostituta/ballerina anche è un’indipendente, che paga la sua libertà con la cesura dei rapporti e il disprezzo della gente del palazzo. La solidarietà tra le due donne è bella.
    Questi sono i primi pensieri che mi vengono sul film.

    #48758
    lithops
    Partecipante

    Film blu, per certi versi un grandissimo film, per altri un film pomposo, moralistico, saccente. Uno di quei film in cui il regista, quasi di soppiatto, fa di tutto per “importi” la sua morale, il suo punto di vista sull’esistenza. Insomma, il classico film cattolico, con tanto di enfatico coro finale sull’amore.
    L’elaborazione del lutto di Julie è totale. Vende casa, abbandona la madre, e fugge, non rivelando a nessuno la sua destinazione. Va da sé che questo non è certo il modo per elaborare nulla, anche se è una reazione umana, comprensibile. E il tutto è raccontato benissimo, attraverso i “non detti”, i silenzi, gli sguardi, gli scarni dialoghi smozzicati e spesso futili. Davvero, in questo Kieslowski è un vero mago. Da adorare.
    La cosa che però non sopporto è che lui non si limita a raccontare i fatti così come sono, da un punto di vista neutrale, da spettatore. No, lui da cattolico, invadente more solito, deve costruirci sopra una parabola moraleggiante. Lo detesto per questo.

    #48759
    meryjo
    Partecipante

    Ho sempre sentito parlare di film blu (e della trilogia in generale) ma non avevo mai avuto modo di vederlo (in questo devo ringraziarvi, me l’avete fatto ritornare alla mente :P). Mi è piaciuto tantissimo. Avevo molti pregiudizi, pensavo mi annoiasse, sapendo più o meno di cosa si trattava, invece si è rivelato un’opera in sè completa, perfetta, per colonna sonora, fotografia, simbolismo e anche sceneggiatura. Forse l’unico appunto lo darei a qualche attore, ma gli attori francesi non sono proprio i miei preferiti, li trovo alquanto insignificanti, ma sono gusti…
    Che dire della tematica, la libertà, e di come è affrontata? In realtà avete già detto tutto: Julie, la protagonista, per affrontare il suo terribile lutto e tornare a vivere crede di dover sbarazzarsi del tutto della sua vita precedente e tagliare ogni tipo di interrelazione con gli altri, pensando appunto che la vera libertà e felicità risiedano nell’oblio dei sentimenti. In realtà non è così e Julie lo scopre, a mio avviso, quando si rende conto che il marito aveva un’amante la quale porta in grembo suo figlio. Ecco che quindi Julie si apre all’amore, forse anche spinta dal coro finale del concerto del marito, che lei si impegna finalmente a concludere, che appunto è un inno all’amore tratto dalla lettera di S. Paolo ai Corinzi: “se non avessi l’amore non sarei nulla”. Quindi la vera libertà viene dall’amore. Sicuramente una morale molto cattolica, come qualcuno ha sottolineato, ma a me non è dispiaciuta affatto.
    Mi ero ripromessa di terminare la trilogia nel mese di novembre, ma sono stata impegnatissima. Oggi spero di avere un po’ di tempo libero per vedere film bianco 🙂

    #48760
    davidchardin
    Partecipante

    Scusate ma mi sono perso un passaggio: da quando l’amore è diventato patrimonio dei cattolici?

    #48761
    lithops
    Partecipante

    Forse ho esagerato, o mi sono spiegato male. Certo, l’amore non è patrimonio dei cattolici, per fortuna. Ma qui si parla (o almeno, io ci ho visto) una specie di parabola sull’amore come redenzione.
    Comunque, non sono il solo. E’ anche uscito un libro dal titolo eloquente: “Film Blu di Krzysztof Kieslowski. Spunti per una lettura teologica”. La sinossi è questa: ” L’idea dell’autore è dimostrare come in un film apparentemente per nulla religioso come “Film blu” si possa invece scorgere una metafora del concetto teologico di conversione e come, attraverso il linguaggio filmico, questa tematica possa parlare ancor più incisivamente al mondo contemporaneo”.

    #48762
    Serbilla
    Partecipante

    Secondo me anche se c’è il riferimento alla lettera ai Corinzi, il film non esprime come un assoluto la morale cattolica. E’ vero l’amante incinta, dopo la morte di lui e della figlia, è un po’ un colpo basso, certo: l’uomo continua a vivere nei suoi figli. Ma, da anticlericale e atea, non ho provato eccessivo fastidio, alla fine è un bisogno ancestrale di cui le religioni si sono appropriate. Credo pure io, poi, che l’amore non sia esclusiva dei cattolici, anche se spesso a ‘loro’ piace pensare così. La forza delle relazioni umane è in esse stesse, per quanto si possano tirare da una parte e dall’altra.
    @lithops
    Ho postato quasi insieme a te!
    In merito al tuo commento, il mondo cattolico riesce a usare qualsiasi cosa per fare catechesi, è la sua forza/capacità.

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