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Zatôichi

/ 20037.4143 voti

Spettacolare / 21 Febbraio 2016 in Zatôichi

Ottimo film di Takeshi Kitano, curatissimo sotto ogni aspetto, con una storia coinvolgente ed appassionante e spettacolari duelli. Non mancano scene violente ed elementi un po’ più “comedy”. Ampiamente consigliato

Zatoichi, la cieca spada che mostra la giustizia / 23 Luglio 2014 in Zatôichi

Zatoichi è una pellicola carica di novità nel panorama del cinema di Kitano. E’ il primo film di genere jidaigeki (storico in costume) del regista. E’ probabilmente il film più violento rispetto ai suoi precedenti lavori (scalza la violenza di Brother a parer mio, grazie ad un tono decisamente splatter che accompagna l’essenza dei duelli con la katana). E nonostante non sia una novità assoluta, è anche una pellicola dove Kitano rinuncia alla tipica collaborazione con Joe Hisaishi in favore del meno noto Keiichi Suzuki. Una scelta che, per quanto possa apparire discutibile sulla carta, non può definirsi errata al momento di tirare le somme. La parte sonora del film è quasi un tutt’uno con la storia, Il rumore dei contadini dei campi o dei costruttori si trasforma in una piacevole melodia. Una scelta che rimanda nella mente a quel Dancer In The Dark di Lars Von Trier, dove erano i rumori della fabbrica a generare il sottofondo musicale della pellicola.
E così tra partite coi dadi, fiumi di sangue e colpi di scena finali, lo spettatore viene intrattenuto dalle mirabolanti gesta di Zatoichi, un ronin privo della vista ma con una abilità impareggiabile nell’uso della spada. Kitano mette in primo piano la violenza e il dramma, ma non rinuncia comunque ad una certa dose del suo caratteristico humour. In tal contesto è importante il ruolo dell’attore Gadarukanaru Taka, che si rivela perfetta ed irresistibile spalla comica del protagonista.

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Voto in pagella: 7,5 / 9 Marzo 2013 in Zatôichi

Tra citazioni al maestro Kurosawa e richiami al cinema occidentale di Lars Von Trier (le scene ritmate sono riprese da Dancer in the Dark), Takeshi Kitano confeziona una delle sue ultime fatiche come se fosse un’opera teatrale.
Immedesimandosi e recitando in una sorta di nipponica Pirandell-ianata, dove nessuno è solo ciò che sembra, ma tutto verrà rivelato a tempo debito.

E proprio così gli stravaganti e più o meno irritanti protagonisti di Zatōichi si ritroveranno uniti a far fronte ad un nemico comune: Ginzo, il boss dell’organizzazione criminale che ha messo in ginocchio tutto il paese e che solo in estremis mostrerà il suo vero volto.

Per il suo primo film in costume, Kitano si ciba del proprio stile inconfondibile per miscelare modernità e passato, trasformando uno dei personaggi chiave del mito giapponese, in un “suo personaggio”.
Ambientando il tema della violenza in un contesto fatto di colori, musica e ritmo.
Dove anche la morte è spettacolarizzata da una vena splatter fatta di fontane di sangue e personaggi che non conoscono la pietà.

E dove i marchi di fabbrica della cultura giapponese, non mancano di certo.
Spade, Samurai e Geishe ci accompagneranno per tutto questo rurale e violente cammino all’insegna del riscatto per loro, e del modesto divertimento, per noi.
Nulla di sentimentalmente impegnato, ma ben fatto.

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