Recensione su Zatôichi

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Voto in pagella: 7,5 / 9 Marzo 2013 in Zatôichi

Tra citazioni al maestro Kurosawa e richiami al cinema occidentale di Lars Von Trier (le scene ritmate sono riprese da Dancer in the Dark), Takeshi Kitano confeziona una delle sue ultime fatiche come se fosse un’opera teatrale.
Immedesimandosi e recitando in una sorta di nipponica Pirandell-ianata, dove nessuno è solo ciò che sembra, ma tutto verrà rivelato a tempo debito.

E proprio così gli stravaganti e più o meno irritanti protagonisti di Zatōichi si ritroveranno uniti a far fronte ad un nemico comune: Ginzo, il boss dell’organizzazione criminale che ha messo in ginocchio tutto il paese e che solo in estremis mostrerà il suo vero volto.

Per il suo primo film in costume, Kitano si ciba del proprio stile inconfondibile per miscelare modernità e passato, trasformando uno dei personaggi chiave del mito giapponese, in un “suo personaggio”.
Ambientando il tema della violenza in un contesto fatto di colori, musica e ritmo.
Dove anche la morte è spettacolarizzata da una vena splatter fatta di fontane di sangue e personaggi che non conoscono la pietà.

E dove i marchi di fabbrica della cultura giapponese, non mancano di certo.
Spade, Samurai e Geishe ci accompagneranno per tutto questo rurale e violente cammino all’insegna del riscatto per loro, e del modesto divertimento, per noi.
Nulla di sentimentalmente impegnato, ma ben fatto.

9 commenti

  1. yorick / 9 Marzo 2013

    E dire che il Mereghetti si è permesso di dargli zero stelle.

  2. Stefania / 9 Marzo 2013

    Come “zero stelle”?!?

    • yorick / 9 Marzo 2013

      Sì, quando lo lessi mi sono venuti i brividi. Anche perché sostanzialmente, @stefania, sostiene che non c’è un’idea di base &cc, ma la cosa che fa accapponare è che si arroga il diritto di dirti che sei deficiente dicendo che coloro che apprezzano questo film “abboccano” a un gioco inconsistente.

  3. Ilcinemasecondome / 9 Marzo 2013

    E’ l’ennesima prova che dimostra che i giudizi “autorevoli” non sono universalmente condivisi. Come al solito, sono solo una personale critica.
    A me è piaciuto, mediamente, ma m’è piaciuto.
    Se Mereghetti pensa che sia una deficiente per questo, sticazzi!

  4. marcomaffei12 / 3 Novembre 2013

    un attimo: il mereghetti riporta NON zero stelle, ma il pallino, che sta a significare “delusione, per un film di quei registi la cui carriera faceva sperare qualcosa di meglio” . dunque deluso per l’alta aspettativa, ma non film scarso, quello è una stellina.

  5. alevenstre / 3 Novembre 2013

    Quando ho rivisto furia cieca con rutger hauer, un mio amico mi ha detto di andarmi a vedere una serie di telefilm giapponesi degli anni 60 dal titolo zatoichi monogatari, ai quali furia cieca si rifaceva in versione frivola e hollywoodiana. Così mi è parso di capire. Ti volevo domandare, se posso, se questo film di cui hai fatto una bella recensione sarebbe il remake della succitata serie. Grazie

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