Hai capito Accorsi / 4 Ottobre 2019 in Veloce come il vento
Ho sentito tante persone dire che il film era sopravvalutato e noioso.
Personalmente non sono d’accordo, Matteo Rovere dietro la cinepresa ci sa fare, la pellicola è coinvolgente, emozionante e ha una sceneggiatura solida.
La storia è raccontata bene, in maniera lineare, non ci sono mai dei momenti morti, ogni elemento è al suo posto.
Questo è il primo film di corse automobilistiche di produzione italiana che può essere comparato a uno americano senza fare la figura degli scemi.
Altro punto forte del film? Dirò una banalità, la recitazione. Ho letteralmente adorato Stefano Accorsi: intenso, marcio, magnifico.
Mi ha fatto storcere un po’ il naso il fatto che non venga approfondito nel film il motivo per cui lui diventi un tossicodipendete, un “disperato”, uno degli ultimi, – Disperati veri si è rimasti in pochi -, dice lui, un ragazzo dalla sensibilità fuori dal comune che purtroppo ha scelto di dimenticare i suoi dispiaceri squagliandoli sul fondo di un cucchiaino e di una pipetta.
Nulla da dire anche agli altri attori, alla co-protagonista Matilda De Angelis e tutti gli altri interpreti secondari.
Il finale non l’ho adorato ma non l’ho neanche odiato, è un finale come un altro, per mio gusto personale dico che è stato un mezzo scivolone, però comunque ci può stare anche cosi.
Veloce Come il Vento è una piccola chicca che va tenuta stretta data la scarsa quantità di titoli di spessore italiani.
E’ a tutti gli effetti un puntino colorato su una tela grigia.
