Suspense

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Suspense

Dalla novella Giro di vite di Henry James. Una governante viene assunta per accudire due bambini in una grande villa nella campagna inglese. La giovane, però, sembra avvertire inconsuete presenze all'interno dell'edificio.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: The Innocents
Attori principali: Deborah Kerr, Peter Wyngarde, Megs Jenkins, Michael Redgrave, Martin Stephens, Pamela Franklin, Clytie Jessop, Isla Cameron, Eric Woodburn

Regia: Jack Clayton
Sceneggiatura/Autore: William Archibald, Truman Capote
Colonna sonora: Georges Auric
Fotografia: Freddie Francis
Costumi: Sophie Devine
Produttore: Albert Fennell, Jack Clayton
Produzione: Gran Bretagna
Genere: Drammatico, Thriller, Horror
Durata: 100 minuti

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I fantasmi (non) esistono / 6 Luglio 2020 in Suspense

Miss Giddens (Deborah Kerr) trova lavoro come istitutrice di due bambini, Miles (Martin Stephens) e Flora (Pamela Franklin), che, dopo aver perso entrambi i genitori, vivono in una grande casa di campagna di proprietà del loro zio (Michael Redgrave), un uomo ricco e spesso assente che non ha la minima intenzione di occuparsi dei suoi nipoti. Durante lo svolgimento del suo incarico, la donna si troverà ad avere a che fare con i fantasmi di un giardiniere, Peter Quint (Peter Wyngarde), e un’istitutrice, Miss Jessel (Clytie Jessop).
Prendendo ispirazione da “Il giro di vite”, il celeberrimo e inquietante racconto di Henry James pubblicato nel 1898, Jack Clayton dirige un horror gotico straordinariamente ambiguo (i fantasmi sono reali o sono frutto dell’immaginazione della protagonista?) e genuinamente spaventoso (fa molta più paura di tutti gli horror contemporanei messi assieme), oltre che di grande eleganza formale.
L’ambiguità che permea l’intera vicenda è una delle carte vincenti della pellicola: che sia una storia di fantasmi o un ritratto di una mente malata, “Suspense” (1961) è un film indimenticabile che lascia un segno indelebile nella memoria dello spettatore.
Sceneggiato con cura e precisione da William Archibald, John Mortimer e Truman Capote, “Gli innocenti” (come recita il titolo originale, “The Innocents” per l’appunto, molto più bello ed efficace di quello italiano) turba nel profondo (le apparizioni degli spettri fanno venire la pelle d’oca) ed è girato con una maestria tecnica notevole.
Il regista britannico supera se stesso utilizzando magnificamente il formato CinemaScope, con cui realizza inquadrature tanto affascinanti quanto angoscianti che creano un’atmosfera lugubre e minacciosa esaltata dalla magistrale fotografia in bianco e nero di Freddie Francis.
Alla splendida riuscita dell’operazione contribuiscono in maniera determinante l’ottimo cast guidato dall’eccellente Kerr, che riesce a rendere tutte le sfumature del suo personaggio passando dalla dolcezza alla follia con una naturalezza stupefacente, la sofisticata colonna sonora di Georges Auric, che comprende la malinconica nenia “O Willow Waly” cantata da Isla Cameron, e le pregevoli scenografie di Wilfred Shingleton, che donano al film un fascino sinistro. Tra un inizio e un finale da antologia, le scene memorabili non si contano.
Una delle più belle è quella in cui Miss Giddens sente bussare contemporaneamente a tutte le porte della casa, una scena che fa venire i brividi ancora oggi.
A quasi sessant’anni dalla sua uscita, “Suspense” mantiene intatta la sua straordinaria bellezza. In tanti lo hanno citato, omaggiato e imitato (basti pensare a “The Others”, 2001, di Alejandro Amenábar e a “The Orphanage”, 2007, di Juan Antonio Bayona), ma nessuno è mai riuscito ad eguagliarlo.
Nel 1962 passò in Concorso al Festival di Cannes, ma incredibilmente non vinse nessun premio, neanche quello per la Miglior Attrice (che venne assegnato ex aequo a Katharine Hepburn e Rita Tushingham, rispettivamente per “Il lungo viaggio verso la notte”, 1962, di Sidney Lumet e “Sapore di miele”, 1961, di Tony Richardson).
Dal testo di James sono state ricavate numerose trasposizioni cinematografiche e televisive, tra cui “Improvvisamente, un uomo nella notte” (1972) di Michael Winner, “Presenze” (1992) di Rusty Lemorande e “In a Dark Place” (2006) di Donato Rotunno, ma la versione firmata da Clayton rimane insuperabile. Uno dei massimi vertici del cinema horror.

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Una delle più alte vette del cinema horror gotico. / 24 Aprile 2020 in Suspense

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Pellicola di altissimo livello che non risente minimamente dei suoi quasi sessant’anni, uno dei più begli esempi di cinema gotico che siano mai stati realizzati.
Jack Clayton crea una pelliccola dall’atmosfera affascinante e inquietante, una storia che si basa sul capolavoro di Henry James “Giro di vite”, uno scontro tra purezza e morbosità(esemplare di questo la scena del bacio tra Miles e la sua governante) accompagnata da una fotografia sublime.
Splendide e di grande impatto le scene oniriche con turbinio di immagini e voci.
Ottima l’interpretazione di Deborah Kerr ma ancor più quella dei due giovanissimi attori, in particolar modo il piccolo che interpreta Miles.
Una delle più alte vette del cinema horror gotico.

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Gli innocenti / 18 Agosto 2015 in Suspense

Il più riuscito e famoso adattamento del celebre romanzo breve Giro di vite di Henry James, è probabilmente questo film britannico del 1961, diretto da Jack Clayton e splendidamente fotografato in bianco e nero da Freddie Francis (responsabile, tra le altre cose, anche del bianco e nero del “The Elephant Man” di David Lynch, nonché regista di numerosi film horror del periodo).
In piena era vittoriana, la puritana Miss Giddens (Deborah Kerr, in una delle sue migliori interpretazioni), giovane istitutrice, accetta l’incarico da parte di un ricco uomo d’affari (Michael Redgrave) di badare ai propri due piccoli nipoti. Miles e Flora (rispettivamente Martin Stephens e Pamela Franklin) sono orfani, la precedente istitutrice è morta di recente e lo zio non ha tempo ne voglia di occuparsene, per questo motivo lascia alla donna carta bianca per quanto riguarda qualsiasi decisione riguardante la loro istruzione e crescita. Arrivata nella dimora dove abitano i bambini, ne prende inizialmente in mano la conduzione con disinvoltura ed entusiasmo. Tuttavia la quiete è turbata da alcune sinistre apparizioni che riguardano prima un uomo e in seguito una donna vestita a lutto. Confidandosi con la governante (Megs Jenkins), scopre che le due figure descritte corrispondono a quelle della precedente istitutrice dei ragazzi, Miss Jessel (Clytie Jessop) e del giardiniere suo amante Peter Quint (Peter Wyngarde), entrambi morti in circostanze misteriose. Poco alla volta in miss Giddens s’insinua il dubbio che i bambini sappiano delle apparizioni, che fino a quel momento solo lei sembra notare, e che per qualche oscuro motivo facciano finta di niente. A peggiorare il quadro emotivo d’incombente nevrosi nell’istitutrice s’inseriscono i racconti della governante, chiacchierona e ignorante, che parlano di malefiche influenze sui bambini da parte della coppia, colpevole ai suoi occhi di portare avanti una bieca relazione che infrangeva i limiti e i confini di classe e decenza vittoriana, tornati dopo morti per prendere possesso dei bambini e forse a rivivere dentro di essi. Miss Giddens decide quindi di aiutare i bambini ad affrontare ed esorcizzare i presunti spiriti, cosa che porterà a un drammatico finale.
L’atmosfera che permea tutto il film è angosciante e di tensione crescente. Tutto il casting è perfetto, compresi i due piccoli interpreti, sinistri e inquietanti ma nello stesso tempo capaci di richiamare nel pubblico genuini sentimenti di compassione. Un capolavoro del genere gotico che è anche un esempio di ottima trasposizione cinematografica e aderenza al testo originale. Clayton, infatti, segue l’assunto di James di rivelare il meno possibile e lasciare alcune questioni in sospeso. Sia nel romanzo sia nel film, sono più le cose non dette o solo sussurrate che quelle palesate. Il perché Miles è cacciato da scuola né cosa dicesse di così sgradevole ai suoi compagni, non è mai rivelato, come non è svelato in cosa consistesse la presunta malsana influenza che la precedente istitutrice e il giardiniere esercitavano sui bambini. Tutto rimanda all’immaginazione e alla sensibilità del lettore/spettatore che comincia a fantasticare cose che l’autore non ha mai scritto e il film mai mostrato. James in nessuna parte del romanzo fa trapelare qualche risposta riguardante la veridicità delle apparizioni, mai chiaramente confermate da altri testimoni giacché vissute in prima persona da una miss Giddens sempre più preda della propria ansietà e (forse) follia. La narrazione mantiene l’ambiguità anche nel secco finale, privo di ogni spiegazione sia logica sia sovrannaturale. Rispetto al testo, la pellicola appare sottilmente protesa verso una risoluzione sovrannaturale, con i bambini forse veramente presi di mira da oscure presenze e non da semplici proiezioni della donna stessa, ma non in maniera risolutiva. L’interrogativo rimane quindi valido: a prendere di mira i due “innocenti” del titolo originale sono delle entità malefiche o le eccessive attenzioni dell’istitutrice?

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