Recensione su Rogue One: A Star Wars Story

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Rogue One: quando Star Wars ritorna Guerre Stellari! / 29 Dicembre 2016 in Rogue One: A Star Wars Story

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Ho aspettato la seconda visione prima di buttare giù queste righe. Non sarà una recensione obiettiva perché da fan di Star Wars sono stato letteralmente catturato dal nuovo capitolo firmato Gareth Edwards.
Incastonato tra La Vendetta dei SIth e Una nuova speranza e ambientato poco tempo prima quest’ultimo episodio, Rogue One, con un concept visivo praticamente identico a quello della trilogia classica, ci riporta alle atmosfere di quest’ultima con una storia semplice ma efficace: un manipolo di ribelli capitanati da Jyn Erso (Felicity Jones) e Cassian Andor (Diego Luna) si impadroniscono dei piani della Morte Nera, consentendo all’alleanza di compiere l’eroica missione che tutti conosciamo fin dal primo Guerre Stellari. Molti sono gli interrogativi ai quali viene data una risposta: come è stato possibile recuperare i piani? Chi ha progettato la Morte Nera? Perché ha un punto debole tale da consentire ai ribelli la sua distruzione? È proprio quando le storie personali dei due protagonisti si intrecciano che l’impresa diventa possibile. Jyn, figlia di colui il quale ha costruito e allo stesso tempo reso vulnerabile la Morte Nera, si unisce ai ribelli non per una convinta adesione alla causa ma spinta dal desiderio di ritrovare suo padre. Cassian, costretto a molte azioni terribili in nome dell’alleanza ribelle, non si tira indietro nel momento decisivo nemmeno di fronte a una missione impossibile. Ad accompagnarli è un manipolo eterogeneo di personaggi: il droide imperiale riprogrammato K-2SO, sarcastico al punto giusto, il pilota disertore dell’Impero Bodhi e la coppia di custodi del tempio di Jedha: Chirrut, un guerriero cieco e in grado di dominare la forza (non una prerogativa dei Jedi dunque) e Baze, un energumeno che fa da spalla al compagno (proprio nella loro unione c’è chi ha visto la prima coppia omosessuale in Star Wars). Dovranno vedersela con l’ambizione del Direttore Orson Krennic, il responsabile per la costruzione della Morte Nera, grazie al quale assisteremo per la prima volta alle dinamiche interne dell’élite di comando imperiale. No, non ci sono Jedi, né Sith in questo capitolo (se si esclude la comparsa, ancora una volta emozionante, di Darth Vader). In Rogue One piuttosto trovano spazio quei personaggi che spesso erano stati esclusi da altri film; non paladini del bene, né agenti del male; sporchi e controversi, ritroviamo in loro l’umanità che spesso è stata assente in passato: saranno le loro scelte e il loro sacrificio a determinarne il valore e a porre le basi di quello che sarà. Ciò rende Rogue One una vera Star Wars story; se il tanto criticato capitolo VII dell’anno scorso aveva fallito, non riuscendo a proseguire in modo coerente e originale le vicende delle precedenti trilogie, qui Gareth Edwards, con pretese assai inferiori rispetto al collega J.J. Abrams, ha saputo abbracciare il vero spirito di Star Wars e proporre qualcosa di nuovo in un contenitore che tutti hanno amato e che rischiava di diventare saturo. Quasi tutto funziona in Rogue One. Non solo grazie ai continui riferimenti e citazioni di altri capitoli della saga (e ce ne sono tanti da mettere a dura prova i fan più accaniti), ma perché la narrazione funziona e il war movie che ne risulta è più attuale che mai, vedi l’attacco dei ribelli di Saw Gerrera (il premio Oscar Forest Whitaker) contro le truppe imperiali presenti a Jedha (la somiglianza a Gerusalemme è impressionante) e la drammatica risposta dell’Impero. Un altro pregio del film è averci portato finalmente nel cuore della ribellione e soprattutto averci svelato la sua composizione e il processo decisionale al suo interno. Come possiamo osservare in alcune scene la ribellione è ben lungi dall’essere una forza unitaria; si tratta piuttosto di un’alleanza di schieramenti che decidono di aderire volontariamente e agiscono in modo unitario solo dopo decisioni prese all’unanimità. È proprio la contrarietà di alcuni membri del consiglio a spingere i protagonisti ad agire isolati. Da apprezzare il ritorno di molti personaggi già visti ma spesso poco approfonditi: la leader ribelle Mon Mothma, il senatore Bail Organa e soprattutto il famigerato governatore Tarkin. Proprio la presenza in alcune scene di quest’ultimo ha scatenato il dibattito, in quanto per realizzare il defunto attore Peter Cushing si è fatto un massiccio ricorso alla CIG, ricreando in modo quasi perfetto le fattezze del governatore partendo da un attore reale. C’è chi ha criticato la cosa dal punto di vista etico, sostenendo che in futuro attori già morti potrebbero arrivare a vincere un oscar; ma, come afferma il regista, l’utilizzo di questa costosa e difficile tecnica ha costituito un unicum, reso necessario solo per questa specifica situazione. Forse si sarebbe potuto limitare la CIG facendo ricorso ad altri stratagemmi, come ologrammi o inquadrature meno esplicite, ma d’altronde effetti speciali all’avanguardia sono da sempre un tratto distintivo della saga.
Ottima la recitazione e la scelta del cast, impreziosita da attori del calibro del di Forest Whitaker e Mads Mikkelsen (nei panni di Galen Erso, il padre di Jyn). Nota di merito inoltre per il compositore Michael Giacchino, che in linea con l’intento del film ha saputo comporre una colonna sonora assolutamente originale, in grado di distaccarsi dai temi principali ai quali siamo stati abituati nei precedenti episodi (provare per credere: https://youtu.be/Qemb3iBlp1o ). Coraggiosa infine la scelta di rimuovere il caratteristico preambolo introduttivo, quasi a voler defilare ulteriormente Rogue One rispetto al filone narrativo principale. Peccato per alcuni dialoghi un po’ ripetitivi (si poteva fare di più) e per il doppiaggio italiano, ancora una volta al di sotto delle aspettative.
Il mio consiglio è di andare a vedere la pellicola di corsa e di godersi ogni singolo fotogramma, da quando veniamo sballottati da un pianeta all’altro per conoscere i vari personaggi fino ad arrivare, in un crescendo di intensità, al tanto atteso finale, a mio parere uno dei più emozionanti dell’intera saga.
VOTO: 9

3 commenti

  1. hartman / 29 Dicembre 2016

    bella recensione!!
    questo Rogue One sta piacendo tantissimo, bene così…
    in effetti, come hai giustamente detto, con questo film la Lucasfilm riesce a sistemare elegantemente quelli che sono stati da sempre ritenuti punti deboli della trilogia originaria, in primis la vulnerabilità di un’arma formidabile come la Morte Nera…
    interessante anche il discorso etico riguardo l’utilizzo della cgi per ricreare un attore defunto: credo che non molti seguiranno questo esempio nel breve periodo, perchè è indubbiamente un costo enorme… però penso che questa sia la direzione che potrà prendere il futuro del cinema, in vista di una sempre maggiore verosimiglianza…
    chessò, mi immagino un film su Hitler dove si vedranno le sue vere sembianze create con la C.G.I. su un attore guida…
    mi sa che Star Wars sarà ancora una volta pionieristica, come era stata negli anni Settanta-Ottanta per gli effetti speciali…

  2. giacomo.massirio / 3 Gennaio 2017

    Pionieristico lo è sicuramente, deve esserlo per essere uno star wars, però come dicono gli autori la CIG è stata (è verrà) usa con parsimonia solo perché era la ia più efficace per ridare vita a un personaggio dopo 40 anni, vista l’insostiuibilità del suo attore trapassato. Secondo me è un discorso che si può fare con i grandi franchise decennali come star wars ma non lo vedo nei film “comuni”, nemmeno nei film storici dove spesso è la bravura dell’attore a rendere omaggio a figure realmente esistite

  3. hartman / 4 Gennaio 2017

    beh sicuramente sarebbe un insulto al “purismo recitativo”, però ho paura che prima o poi qualcuno questo passo lo farà…
    francamente sarei curioso di vedere un tale esperimento, anche se, dall’altro lato, da appassionato l’idea mi viene difficile da accettare…
    massì, chi vivrà vedrà…

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