Nuovomondo

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Nuovomondo

Salvatore Mancuso, vedovo con figli e madre al seguito, compie la traversata dalla Sicilia ad Ellis Island. Durante il viaggio farà la conoscenza di una misteriosa ed elegante donna inglese, in cerca di un marito con cui incominciare una nuova vita; ma varcare la quarantena non sarà facile per tutta la famiglia Mancuso...
paolodelventosoest ha scritto questa trama

Titolo Originale: Nuovomondo
Attori principali: Charlotte Gainsbourg, Vincenzo Amato, Aurora Quattrocchi, Francesco Casisa, Filippo Pucillo, Vincent Schiavelli, Federica De Cola, Isabella Ragonese, Massimo Laguardia, Filippo Luna, Andrea Prodan, Ernesto Mahieux, Marcelo Benassi, Giuseppe Sangiorgi, Alessandra Fazzino, Giuseppe Culino, Natale Russo, Vincenzo Diglio, Chiara Gioncardi, Paola Lelio, Antonino Bruschetta, Oriana Celentano, Nino D'Agata, Antonio Angrisano, Salvatore Gioncardi, Cetti Arancio, Doriana Chierici, Adriana Angrisano, Paolo De Vita, Ilaria Giorgino, Gaetano Lizzio, Massimiliano Plinio, Gianfranco Miranda, Antonio Tallura, Alexia Murray, Mostra tutti

Regia: Emanuele Crialese
Colonna sonora: Antonio Castrigano
Fotografia: Agnès Godard
Costumi: Mariano Tufano
Produttore: Alexandre Mallet-Guy, Emanuele Crialese, Fabrizio Mosca
Produzione: Francia, Italia
Genere: Drammatico
Durata: 118 minuti

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Fiumi di latte con un tocco di realismo e un pizzico di Fellini / 10 Maggio 2016 in Nuovomondo

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Un film chiaramente costruito per puntare all’oscar per il miglior film straniero, a cominciare dal soggetto, che strizza l’occhio agli italo-americani desiderosi di riscoprire le proprie origini e di conoscere le condizioni in cui i loro avi raggiunsero quella che oggi è la loro terra (ed infatti Martin Scorsese si fece ambasciatore del film per il mercato statunitense). Ma soprattutto per lo stile, che coniuga tre caratteri capaci di identificare immediatamente all’estero il prodotto cinematografico made in Italy: il taglio neorealista, la dimensione onirica alla Fellini e il regionalismo pasoliniano (domina la parlata sicula).
C’è sicuramente un po’ di ruffianeria in quest’operazione, com’è tipico dei registi italiani che cercano di fare colpo nel mercato cinematografico che conta, quello americano.
La pellicola, tuttavia, non ha riscosso il successo sperato, quanto meno all’estero (nonostante i buoni uffici di Scorsese), non riuscendo ad entrare nella cinquina dell’Academy, pur essendovi stata candidata dall’Anica.
Poco successo anche dal punto di vista commerciale, se si conta che il film è costato circa 10 milioni di euro (ossia parecchio per una produzione italiana), incassandone poco più di 2 in Italia e 5-6 totali nel mondo (senza i contributi governativi sarebbe quindi stato chiaramente in perdita).
Più fortuna ha avuto dal punto di vista della critica, almeno di quella nostrana, giungendo al riconoscimento di un Leone d’argento per il film rivelazione (anche se in realtà si trattava del terzo lungometraggio di Crialese).
Ciò premesso, il film non è per niente male e regala anche dei buoni momenti, pur finendo per essere ricordato soprattutto per le appariscenti ma poco incisive scene oniriche, in primis quelle in cui i protagonisti nuotano nei fiumi di latte sognati da Salvatore prima di partire.
La fotografia è degna di menzione, anche se sarebbe stato curioso (ma forse troppo ardito) tentare un bianco e nero.
Buona la prova degli attori, protagonisti (la Lucy di Charlotte Gainsbourg, misterioso simbolo della donna del Novecento, multiculturale e pronta ad emanciparsi) e non protagonisti (come Fortunata, la madre di Salvatore).
Non pienamente soddisfacente è il finale: se si fosse fermato qualche minuto prima, alla scena in cui nonna e nipote sono pronti ad essere rimpatriati, l’effetto (drammatico ma verosimile) sarebbe stato completamente diverso.
Un film che come è stato sottolineato da molti commentatori ci riporta indietro di un secolo, “quando i migranti eravamo noi” (non solo dal sud Italia) e il pregiudizio era rivolto verso chi arrivava dal nostro Paese.
Un fenomeno, quello migratorio, che ha contribuito paradossalmente a rinsaldare l’identità nazionale come dimostra uno scambio di battute tutt’altro che retorico tra Salvatore e il suo vicino di cuccetta:
Ma chi ci aveva mai dormito con tutti sti stranieri, tutti insieme?
Stranieri? Ma dove sono tutti sti stranieri? Qua siamo tutti italiani.

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Gioiellino, 7! / 15 Ottobre 2015 in Nuovomondo

Un ottima regia che racconta le vicende di una famiglia siciliana che cerca di sbarcare il lunario emigrando negli Stati Uniti, agli inizi del 900. Una storia toccante, realista e commovente, che ci immerge in una realtà che spesso, anche al giorno d’oggi, sottovalutiamo, non ricordando che anche noi siamo stati immigrati. Da vedere. 7.

Basta verismo, via la museruola alla fantasia! / 23 Ottobre 2012 in Nuovomondo

Non proprio una delusione, ma pensavo che mi arrivasse qualcosa di più da uno dei registi italiani più interessanti, nonchè da uno dei film che più hanno accontentato la famelica critica nostrana. Bisogna dargli atto che di film come questo ce n’è bisogno, in un momento storico in cui si guarda alle immigrazioni con diffidenza e profonda ignoranza; l’aveva già scritto Stella, gli italiani hanno dimenticato “quando gli albanesi eravamo noi”, o per attualizzare meglio: “quando gli africani eravamo noi”. Crialese riproporrà in seguito un’altra storia di immigrazione – “Terraferma” – dando la giusta importanza ad un fenomeno che va capito in profondità.
Fatte queste premesse, lo stereotipo del siciliano con le sue superstizioni e la fissazione per l’usura dele scarpe un pochino ingobbisce l’attenzione dello spettatore. Per carità, non è certo un’accusa di mancata aderenza storica; sarà stato perfettamente così, ma visto che il (relativamente) giovane regista si prende la beata libertà espressiva di bagni in un mare di latte aggrappati ad una carota gigante, folle silenziose e grovigli umani artistici, fermi immagine surreali, dico io perchè non osare anche nel prendersi qualche licenza poetica nel tratteggiare i personaggi? Arricchirli un po’ per allontanarsi dall’ormai usurata lezione pasoliniana, olmiana, bertolucciana, che punta nettamente al verismo, al dialettale. Francamente, io dai registi italiani vorrei uno stacco netto da vernacoli e inflessioni. Nonostante tutto ciò, e tanto per tirar fuori l’eccezione che conferma la regola, dico tanto di cappello all’interpretazione di Aurora Quattrocchi. Bravissima senza esagerazioni.
Approvo le idee che covano dentro il cinema di Crialese, un po’ di fantasia non guasta, e spererei che nei prossimi film tolga la museruola.

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23 Febbraio 2011 in Nuovomondo

Se non temete i film lenti, è molto bello, onirico ma realista. A dir la verità non so se la verità storica rappresentata sia davvero attendibile, se sì è davvero straniante, sembra che l’America sia nazista!

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