La mort de la beauté / 23 Settembre 2014 in Fuoco fatuo
Ad un primo impatto si potrebbe anche accusare Malle di fare un cinema lezioso, ma di fronte a certo estetismo francese non si può davvero restare indifferenti. Sospeso tra Resnais e Cassavetes, il regista di Ascensore per il patibolo plasma qui il soggetto del romanziere maudit Drieu de La Rochelle, dando vita a una pellicola intimista, con un protagonista tormentato da nausea sartreiana (un perfetto Maurice Ronet, apollineo e nichilista) arricchendo l’atmosfera con il pianoforte liquido e sognante di Satie. C’è una strabiliante cura per gli arredi e per gli oggetti, uno sfoggio di bellezza che va dalla raffinatezza del bianco e nero ai volti delicatamente sensuali degli attori, particolarmente delle donne. Tanta bellezza che però si invelenisce nel dramma del protagonista, rivelandosi inutile vanità.
Curiosità: a un certo punto il protagonista cammina fiancheggiando una serie di vetrine, e sul riflesso si scorge per un attimo il carrello della telecamera… Uno sghiribizzo curioso del regista? Non posso credere sia un banale blooper.
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