Recensione su Ultima notte a Soho

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MA IO, CHI SOHO? / 19 Aprile 2022 in Ultima notte a Soho

Una ragazza di provincia si trasferisce a Londra per motivi di studio. Affitta una camera e finisce in un gorgo onirico temporale.

Edgar Wright indossa il vestito più stiloso ed elegante che aveva. “Ultima notte a Soho” è un thriller che tiene un piede in bilico tra modernità e tradizione. C’è una certa devozione verso il nostrano genere Giallo, con meccanismi e manierismi tipici del nostro cinema anni 60/70. Questo gusto retrò della scrittura viene accompagnato da una ricercatezza visiva modernissima e con un tasso di virtuosismo tecnico elevato alle stelle.
Le prime sequenze oniriche sono studiate nei minimi dettagli e stupiscono per solidità e resa.

A livello di scrittura si percepisce sin da subito la volontà di disseminare indizi a destra e manca. La sceneggiatura è buona ma con qualche incertezza che può far storcere il naso. Certe soluzioni narrative sono state fatte apposta per accompagnarti sulla strada sbagliata, ma ad un vecchio lupo di mare come me, certi bluff non funzionano più. Oltre ai bluff facilmente smontabili da un pubblico attento ci sono pure due o tre falle di logica. Al netto dei difetti nel complesso rimane un buon film.

Ho un debole per Thomasin McKenzie. Secondo me è fantastica in tutto quello che ho visto finora e anche qui regge l’intero film. In generale tutto il cast fa un ottimo lavoro.

Come in altre opere di Wright la colonna sonora è di prim’ordine.

“Ultima notte a Soho” è una vera gioia per gli occhi e rappresenta la svolta seriosa del suo autore.

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