Recensione su Mission: Impossible - Fallout

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Prevedibile ma godibile / 10 Settembre 2018 in Mission: Impossible - Fallout

Sesto film della saga cinematografica che ha per protagonista Ethan Hunt.
Dopo Rogue Nation (2015), alla regia e alla sceneggiatura di Mission: Impossible – Fallout c’è di nuovo Christopher McQuarrie, con J.J. Abrams produttore esecutivo.
E, ovviamente, nel ruolo di Hunt c’è sempre Tom Cruise. Invecchiato nel volto (ma non nel lucore del sorriso che l’ha reso il golden boy di Hollywood), non so per quanto potrà tenere botta. Urge una staffetta (di personaggi, non di attori), sempre che vi sia interesse a perpetrare la tradizione.
Dopo Operazione U.N.C.L.E. (2015), Henry Cavill (massiccissimo, ormai modellato per essere Superman) entra nel cast e si ritrova impelagato in una nuova intricata vicenda di spionaggio (prova senza infamia, né lode).

Detto questo, Fallout si è rivelato un buon intrattenimento: benché non ricordassi nulla del capitolo precedente, sono certa di averlo trovato più accattivante e piacevole di Rogue Nation (ma non chiedetemi perché). Eccede in minutaggio (l’intro è abbastanza dilatata), ma brilla -chettelodifoaffare- nelle scene d’azione, inverosimili, reiterate, innumerevoli, ma divertenti e adrenaliniche. Ci sono la solita super-corsa in moto (senza casco), i perigliosi salti dai tetti, le infinite mazzate corpo a corpo, l’ansiogena corsa contro il tempo: il campionario classico di spericolatezze a base di abilità, furbizia e tanta fortuna viene rispettato.

Insomma, è un buon film d’intrattenimento che, nella sua matematica prevedibilità, sa di stantio, ma che, paradossalmente, non stanca.

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