Mission: Impossible - Fallout

Il sesto episodio di Mission: Impossible è inusuale rispetto agli altri della serie, in quanto si collega strettamente all’episodio precedente, di cui costituisce a tutti gli effetti il seguito. Come spesso avviene nei seguiti, la libertà creativa degli autori sembra averne sofferto, e il film appare un po’ meno effervescente del solito. Anche dove viene rappresentata l’evoluzione di un personaggio il risultato è deprimente: Ilsa Faust (Rebecca Ferguson) non poteva conservare per sempre l’alone di straniera misteriosa, ma mostrarla in preda a un attacco di gelosia sembra un tradimento profondo della natura di un personaggio così interessante.
Un altro problema è che la trama è a tratti troppo complicata: si perde ben presto il conto dei doppi, tripli e quadrupli giochi. Sì, alla fine tutto viene spiegato, ma lo spettatore si chiede se lo sforzo cognitivo che gli si chiede valga davvero la pena. In altri casi, al contrario, le cose sono troppo semplici, come l’identità di un certo cattivo, che diventa palese un po’ troppo presto.
Dove il film eccelle è nelle scene d’azione, sempre ammirevoli per esecuzione e originalità: le lotte nel bagno e nel bar del Grand Palais, la corsa sui tetti di Londra e naturalmente il gran finale in elicottero – la presenza di Michelle Monaghan porta in alto come in passato la suspense, anche se non siamo ai livelli stratosferici del terzo episodio. Segnalo a parte la scena con la poliziotta francese, genuinamente drammatica, che ripropone il dilemma etico non banale presente in tutto il film: si deve salvare una vita se così facendo se ne mettono in pericolo molte di più?
Da un punto di vista più strettamente cinematografico, infine, è tutta da vedere la scena all’interno del furgone caduto nella Senna (poco dopo il minuto 54), girata con la cinepresa fissata a una delle pareti: non posso giurare che sia del tutto originale, ma è comunque un piccolo pezzo di bravura.

“Mission: Impossible – Fallout” è un altro tassello strepitoso di una saga che col passare degli anni è sempre di più in ascesa, come sta accadendo per “Fast & Furious”. Il film è bellissimo e spettacolare, con una sceneggiatura pressoché perfetta. L’azione è a quantità industriale e gli effetti speciali sono girati magistralmente. Il cast poi è ottimo, con un Tom Cruise da applausi. “Fallout”, accanto a “Protocollo Fantasma”, è uno dei migliori di tutta la saga. E’ pura adrenalina.

Altro capitolo della saga di Ethan Hunt che si mantiene su ottimi livelli tra intrighi, humour e soprattutto azione al limite del possibile.
Stavolta Ethan (il solito Tom Cruise, che stavolta guida un elicottero senza controfigura) se la deve vedere con una pericolosa minaccia nucleare, legata al capitolo precedente.
Infatti i resti del Sindacato (vedi Rogue Nation) sono diventati un’organizzazione terroristica nota come gli Apostoli che cerca di impossessarsi di tre nuclei di plutonio.
Il film inizia con il solito messaggio autodistruttivo che annuncia la missione di Ethan; poi in una scena Ethan deve decidere tra salvare la vita a Luther (Ving Rhames) o difendere un nucleo di plutonio e la sua scelta metterà in pericolo milioni di persone.
Solita azione tra varie location che avrà il suo clou nel Kashmir; Ethan, Benji (Simon Pegg) che come al solito dà un tocco di humour al film, Luther e il capo dell’IMF (Alec Baldwin) dovranno cercare di salvare il mondo. Per farlo dovranno servirsi anche del balordo Solomon Lane (Sean Harris) arrestato da Ethan nel precedente episodio, e decidersi se fidarsi di due elementi estranei alla squadra: August Walker (Henry Cavill), agente della Cia mandato dalla Sloane (Angela Bassett) per supervisionare il loro lavoro, e Ilsa (Rebecca Ferguson), agente dell’MI6.
Alcune scene spettacolari e il valore aggiunto della bella presenza di Vanessa Kirby nei panni dell’ambigua “Vedova Bianca”. Torna anche Michelle Monaghan nei panni della moglie di Ethan Hunt (vedi MI3).