6 Recensioni su

Equals

/ 20156.169 voti

Uguali o diversi? / 8 Febbraio 2022 in Equals

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

“Equals” è una pellicola del 2015 per la regia di Drake Doremus. Le vicende sono ambientate in un futuro prossimo: un sistema tecnocratico, denominato “Il collettivo”, ha plasmato, attraverso modifiche genetiche e la chimica, una società in cui gli uomini non provano più né emozioni né sentimenti, considerati destabilizzanti, suscettibili di creare conflitti e tensioni. Nei protagonisti, due giovani, Silas (Nicholas Hoult) e Nia (Chisten Stewart), però, un po’ alla volta riaffiora la natura umana repressa per mezzo dell’indottrinamento e di inibitori chimici. Coloro in cui si risvegliano le pulsioni e le tendenze naturali mai del tutto sopite, sono considerati devianti e “curati” con farmaci e sedute psicologiche: la loro patologia è definita S.O.S., ossia syndrome of switching, sindrome da accensione. Se i trattamenti terapeutici, articolati in due cicli, risultano inefficaci, i “pazienti” sono trasferiti in una sinistra struttura dove sono istigati a commettere suicidio. Silas e Nia cominciano ad avvertire in loro un cambiamento emotivo finché si innamorano l’uno dell’altra. Naturalmente la loro relazione è clandestina, ma, grazie ad un gruppo di “imboscati”, persone che hanno riscoperto l’importanza degli affetti, riescono a frequentarsi. La coppia, sempre con l’aiuto degli “imboscati”, decide di fuggire dal centro aerospaziale in cui lavora per cominciare una nuova vita.

L’idea di base ricorda da vicino altri film, soprattutto “Equilibrium”, ma il sottogenere distopico qui vira verso il romantico, mentre l’azione e la suspense sono ridotte al minimo. La recitazione dei protagonisti è perfetta, algida ed impersonale come i luoghi ed il milieu dove si conduce un’esistenza del tutto programmata ed anemotiva. Con questa atmosfera fredda consuonano la sceneggiatura essenziale e la fotografia che valorizza il bianco freddo di ambienti ed abiti, colore su cui spesso si stagliano le silhouettes degli attori. Sono scelte stilistiche efficaci utili a riscattare la scarsa originalità dell’intreccio che evoca pure, per il tòpos narrativo dell’equivoco fatale, “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare, anzi John Florio.

L’aspetto più importante della produzione ci sembra il verosimile affresco di un mondo che rispecchia quello che stanno modellando le sedicenti élites intente a “fabbricare”, con i pretesti più disparati, generazioni di automi cui sono impediti i rapporti interpersonali, individui efficienti, omologati (equals appunto), insensibili. E’ il “brave new world” immaginato da Aldous Huxley. Agli esseri umani, in cambio di un’esistenza autentica con le sue gioie e i suoi dolori, costellata di slanci e delusioni, è offerto solo il cerebrale surrogato di una scienza frigida, volta a far progredire le esplorazioni spaziali.

Eppure l’umanità è destinata a trionfare sul controllo e sulla chimica, sotto forma di farmaci o di veleni (“va cc ini” in primis), perché l’umanità, quella genuina, è ancora capace di passioni vere… che non sono reazioni chimiche.

N.B. La presente recensione è tratta da www.tankerenemy.com, ma fu scritta da chi l’ha ora inserita. Non è dunque un plagio.

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Bellissimo / 14 Dicembre 2017 in Equals

Amo questo genere di film, e sono contenta che mi sia piaciuto, avevo dei dubbi Per alcuni aspetti mi ricorda un’altro film su questo genere Equilibrium con Bale.

. / 20 Settembre 2017 in Equals

Il genere distopico mi ha strappato la sufficienza, anche se Kristen Stewart, espressiva come un comodino, smorza quel poco di tensione che, di accadimento in accadimento, si crea.
Nel complesso la storia coinvolge e, tranne qualche momento piatto, intrattiene e fa anche riflettere.

il voto sarebbe un 6.5 / 14 Settembre 2017 in Equals

Discreto film di fantascienza.
Siamo nel futuro, in una società dove i sentimenti sono stati banditi (Annullati) e gli esseri umani (se si possono ancora considerare tali) vivono senza provare emozioni.
Ma una malattia (Vista come la peste e trattata come tale) risveglia emozioni ormai sopite; il film si concentra su Silas (Nicholas Hoult) che scopre di essere al primo stadio della malattia. Si innamora di Nia (Kristen Stewart) che, contrariamente a lui, cerca di nascondere l’affiorare dei sintomi.
Interessante l’idea di trattare i sentimenti come una gravissima malattia infettiva, ma lo svolgimento è a tratti un pò lento come se anche lo spettatore, come i protagonisti, debba adattarsi a queste nuove e sconvolgenti sensazioni. A un certo punto rischia di trasformarsi in un Romeo e Giulietta con un paio di citazioni e non solo.
Discreto il finale in cui sembra prevalere il detto: Nulla è più forte dell’amore.
Nel resto del cast da citare Guy Pearce nei panni di Jonas, colui che introduce Silas in una specie di gruppo di sostegno tipo Alcolisti Anonimi, Jacki Weaver è Bess.

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Incipit interessante, ma poi domina la noia / 9 Settembre 2017 in Equals

Futuro non meglio specificato. La razza umana è stata quasi interamente sterminata dalle guerre. In una società chiamato “Collective” si trovano gli “Equals”, esseri umani scampati alle guerre passate, e ormai concepiti direttamente lì. Una società che, nel suo stile futuristico ma al tempo stesso molto sobrio, sembra perfetta: niente malattie, lavoro, nulla da temere. Peccato però che questi umani siano il prodotto di sperimentazioni atte a cancellare i sentimenti di ogni tipo, che sono quelli che hanno portato, secondo chi ha fatto questa scelta, alla quasi fine dell’umanità. In alcune persone però si risvegliano questi sentimenti, e la “malattia”, in realtà incapace di essere curata, finisce con il portare i soggetti alla detenzione e poi all’induzione al suicidio. Sono diverse le persone a cui questo è capitato, e puntualmente capita anche al protagonista Silas (Nicholas Hoult), che lavora proprio allo studio dell’antica società -e di quella rinata al di fuori della loro “enclave”- che si innamora, ricambiato peraltro, della collega Nia (Kristen Stewart). Dopo diversi problemi (anche se mi aspettavo molto di più) i due alla fine cercano un modo per lasciare la società nella quale vivevano e tornare al mondo “primitivo”, dove le emozioni non sono certo vietate. Un film deludente, parte bene, con tutte le carte in regola del buon film distopico (come detto prima, colpisce molto la sobrietà mista all’elevato livello tecnologico, oltre che l’uniformazione dei vari individui) ma poi finisce per proporre quello che va tanto di moda ora, ovvero il film distopico con protagonisti i giovani e l’amore. La mancanza di una minaccia vera e propria (tipo, che so, una roba alla 1984) non aiuta, in realtà, una volta appresa la situazione, il timore e la paura che dovrebbe trasmettere un film del genere non si hanno mai, in compenso ci si rompe con le storia d’amore impossibile e proibita vista e rivista. Gli attori fanno benino il loro compito, si nota anche Guy Pearce nel resto del cast. Comunque sia, occasione di far qualcosa di diverso abbastanza malamente buttata.

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Nel futuro è tutto pulito / 26 Agosto 2017 in Equals

Nel futuro mancheranno pure le emozioni, ma in compenso i servizi di manutenzione saranno impeccabili: nel film non c’è superficie che non sia immacolata. Questo remake non dichiarato dell’Uomo che fuggì dal futuro di George Lucas è ancora più sciocco del già non intelligentissimo predecessore, tra banalità antimoderna – il progresso nemico delle emozioni – e improbabilità assortite: il Collettivo per esempio sembra stranamente lassista nell’applicazione delle proprie norme sociali, visto che esami medici e terapie non sono obbligatori (forse ai capi manca anche l’emozione della ricerca del potere e del controllo?); invece preferisce impegnarsi in misteriose e completamente inutili imprese spaziali.
Il regista deve essersi dimenticato di comunicare a Nicholas Hoult che l’espressione vacua andava bene per l’inizio del film, ma che non era adatta alla parte in cui si innamora della sua bella. Il risultato è una clamorosa mancanza di alchimia tra i due protagonisti, malgrado l’impegno abbastanza solerte di Kristen Stewart.

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