Recensione su Doomsday – Il giorno del giudizio

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Un film fantascientifico avvincente e citazionista / 7 Giugno 2011 in Doomsday – Il giorno del giudizio

Prima di questo film, il regista Neil Marshall si era fatto notare con un paio di pellicole molto interessanti: “Dog Soldiers” e “The Descent”. Soprattutto quest’ultimo aveva colpito molto favorevolmente l’immaginario degli appassionati del cinema horror. Dunque, erano due film che facevano ben sperare per il prosieguo della carriera del regista britannico. Quindi va da sé che per l’opera successiva di Marshall c’erano delle aspettative alte. Speranze che per fortuna hanno trovato in “Doomsday” – questo il titolo del terzo film di Marshall – una piacevole conferma. Si cambia genere però: dall’horror passiamo infatti alla fantascienza. La storia parte con un prologo folgorante che ci mostra come la Scozia sia stata devastata da una epidemia che ha costretto il governo inglese ad erigere un muro al confine dei due stati onde evitare che il virus si espandesse per tutto il Regno Unito. Dopo questo incipit, facciamo un balzo in avanti di trent’anni nella Londra del 2035 dove, a sorpresa, lo stesso virus che aveva decimato la popolazione scozzese si ripresenta minaccioso. Venuto a sapere che in Scozia esistono dei superstiti al flagello di trent’anni prima, il governo inglese organizza una spedizione per cercare di rubare il vaccino che ha permesso agli scozzesi sopravvissuti di sconfiggere il virus.
Diciamolo subito: questo film non inventa niente di nuovo (sempre che dopo cent’anni e più di cinema ci sia ancora qualcosa da inventare). Infatti Neil Marshall cita – o ruba, dipende dai punti di vista – a piene mani da molti altri film (un po’ come Tarantino, del resto), soprattutto da pellicole cult della fantascienza come “1997: Fuga da New York” di John Carpenter e la trilogia di “Mad Max” di George Miller. Dunque, niente di originale. Però il meccanismo, nell’ambito del cinema di genere, funziona alla grande. “Doomsday”, infatti, parte già dall’inizio a mille e continua così per tutti i novanta minuti della sua durata. Praticamente non c’è un attimo di tregua: azione, azione e ancora azione con un ritmo scatenato (a volte pure troppo, forse) che inchioda lo spettatore alla poltrona (o al divano, dipende da quello che preferite per gustarvi i film). Insomma, non ci si annoia mai, anche perché non ce n’è il tempo. Novanta minuti di adrenalina pura: che bello!

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