Dare la mano al protagonista / 2 Settembre 2018 in Don't Worry

Van Sant riprende a cantare di giovani, amore e vita. E, con Don’t Worry, rispolverando un canone della sua filmografia, lo fa attraverso un personaggio intimamente autodistruttivo (e realmente esistito).
John Callahan è un giovane alcolista che, vittima di un brutto incidente d’auto, resta completamente paralizzato dalla vita in giù e che vede decisamente compromessa anche la mobilità degli arti superiori. Mentre prova a disintossicarsi dall’alcool, la sua ironia anticonformista trova sfogo nella realizzazione di vignette umoristiche, spesso politicamente scorrette ma oneste e spiazzanti. Intorno a lui, si muovono personaggi idiosincratici e altrettanto sinceri. Perché è di questo che, nella vita, abbiamo bisogno, dell’onestà del prossimo.
Callahan, in fondo, rimprovera alla madre di averlo abbandonato, di non avelo voluto, di essersi nascosta da lui, di non aver avuto il coraggio di amarlo, appunto.
Il film di Van Sant mi è piaciuto proprio per questo motivo: al di là dell’edificante e (pardon) un po’ convenzionale racconto della lotta di Callahan contro i suoi mostri interiori, Don’t Worry esalta il valore della sincerità umana.
Il film dimostra che, pur sfortunato, Callahan è sempre stato circondato da brave persone (i genitori adottivi, il professore d’arte…): avviluppato nel suo dolore di orfano, però, John non è mai stato in grado di apprezzarne la fiducia e l’affetto. L’incidente gli permette di conoscere altri individui che, in maniera spassionata, tentano di fargli superare il proprio doloroso e dolorante egocentrismo, facendogli vedere la vita da nuovi punti di vista.
Ho appreso letteralmente insieme a Callahan questo messaggio, nel corso del film. Ed è questo, secondo me, il maggior pregio dell’ultimo lavoro di Van Sant: fare in modo che protagonista e spettatore si prendano per mano dall’inizio e, insieme, scoprano, apprendano, si stupiscano e si emozionino.

La confezione è molto buona, con una gran cura per fotografia, montaggio e ça va sans dire, colonna sonora.
Benché quei capelli “color mandarino” siano inguardabili, Joaquin Phoenix offre una bella prova. Rooney Mara è una dolce fata svedese molto carina (e, coi capelli corti, mi ha ricordato un’altra eroina di Van Sant, la Wasikowska/Annabel di Restless). Jack Black è efficace. Jonah Hill, quasi cristologico e molto dimagrito, è molto bravo, credo sia il primo ruolo pienamente drammatico in cui lo vedo (felicemente) impegnato. Con (mia) sorpresa, ho scoperto che la cantante Beth Ditto, leader dei Gossip, ci sa fare anche come attrice.

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