Recensione su Crimes of the Future

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Crimes of the Future / 27 Agosto 2022 in Crimes of the Future

Il ritorno al cinema di Cronenberg dopo 8 anni è un evento, il ritorno alla sua estetica degli anni ’80 e ’90 dopo oltre vent’anni è un evento ancor più grande. Eppure…

Eppure c’è un problema non da poco, ovvero che che quell’estetica rivoluzionaria allora, oggi è stata abbondantemente digerita e mainstreamizzata, diventata talmente in voga che l’anno scorso il festival più importante del mondo è stato vinto da un film mediocrissimo come Titane, la cui unica qualità era essere Cronenberghiano, o sedicente tale.
E quindi questo Crimes of the Future appare come un film che vorrebbe essere radicale ma non lo è perché non può più esserlo, pur con la grandiosa intelligenza simbolica di Cronenberg sempre presente.
Nel calderone: l’esposizione del corpo – fino all’estremo – come chiave del successo; l’arte come merce; la capacità di adattamento umana che si spinge all’adattamento dei suoi stessi disastri (esseri evoluti che digeriscono la plastica); il piacere sessuale raggiunto solo attraverso la chirurgia e la tecnologia. Tutto presentato con saggezza, ma in fondo nulla che Cronenberg non ci avesse già detto, e meglio. E soprattutto, quando lo diceva negli anni ’80 preconizzava un futuro, oggi sembra “solo” descrivere un presente.

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