Recensione su Closer

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L’amore è fatto di attimi. L’inizio e la fine. Tutto il resto è routine. / 1 Dicembre 2012 in Closer

Closer racconta l’intrecciarsi di relazioni fra quattro persone, due uomini e due donne in una Londra contemporanea.
• Alice (Natalie Portman): giovane spogliarellista in fuga da New York;
• Anna (Julia Roberts): fotografa di successo sulla quarantina;
• Dan (Jude Law): scrittore di necrologi e “romanziere fallito”;
• Larry (Clive Owen): dermatologo “depravato”.
Quattro persone che casualmente, o no, si incontrano, si scontrano, si lasciano, si riprendono, si amano, si odiano.. in un vortice di vera passione e falsi sentimenti.

Closer è un film fatto d’erotismo, di sguardi sensuali, di spogliarelli con un copione “scabroso” e volgare, raccontato con una strutta filmica ben congeniata e facile da seguire.
E’ come se venissero ritratte delle “fasi”, dei quadretti che propongono l’insana relazione, a due a due, tra i protagonisti.

Seppur si parla ripetutamente d’Amore, non se ne vede nemmeno un briciolo.
I comportamenti e le battute di ognuno dei protagonisti è portatore di egoistiche voglie carnali, che erroneamente vengono scambiate per sentimenti. In Closer c’è carnalità, depravazione, ma mai Amore.. e il (solo) desiderio, almeno per me, non è Amore.

Flirt, tradimenti e sesso impregneranno la pellicola con il loro significato più negativo.
Nichols analizza la coppia nella negatività più estrema, eliminando ogni possibile momento felice, e concentrandosi su attimi salienti che scateneranno cambiamenti, rotture e nuovi inizi.

Closer distrugge la speranza dell’amore eterno, o dell’amore, nella purezza del suo significato.
Ci sbatte in faccia la vacuità dei legami, la falsità e la debolezza dell’ “amore” di cui si riempiono tanto la bocca i nostri eroi.. amori così potenti che verranno gettati nel cesso ogni qualvolta si presenti l’egoistica occasione di scoparsi un altro del quartetto.
Nessuno è mai innocente. Nessuno è mai totalmente colpevole.
Tutti tradiscono la fiducia dell’altro alla prima occasione, giocando con i sentimenti e infliggendo colpi irreparabili, pur di compiacersi personalmente.

Closer disturba, infastidisce, perché riesce ad essere vero nella sua teatralità.
La sceneggiatura è lineare, scarna, semplice. Ma è così dura, fredda, brutale che riesce a colpire.
Anche la colonna sonora è delle migliori. Le melodie di Damien Rice nei momenti più romantici, vengono schiacciate dalla psichedelia dei Prodigy, nella scena del night club, esaldando il cambio di scena.

Tratta dall’omonima opera teatrale di Patrick Marber, Closer porta sul grande schermo un gioco di coppie che non s’era mai visto. O meglio, io non avevo mai visto, dissacrando qualsiasi convinzione.. o convenzione si avesse sull’argomento.
Nulla di estremamente originale, sia chiaro, ma il cast d’eccezione (nomination all’Oscar per la Portman e Owen) riesce a dare vitalità ai protagonisti, esaltandone i desideri ed i difetti.
Indimenticabile la chattata erotica tra Dan e Larry.

Tra gli uomini è come se ci fosse una gara per la conquista del territorio, in cui la posta in gioco non è tanto la persona amata, quanto la sopraffazione dell’altro e il riscatto dell’orgoglio maschile.

Ma Nichols non dà giudizi in merito. Rimane estraneo a questa guerra di sessi, che in fin dei conti non vedrà alcun vincitore, rinunciando a dare una propria moralità (Finalmente! ..grazie!).

Closer è uno schifo. Ed è appunto per questo che l’ho apprezzato.

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