4 Recensioni su

Love Exposure

/ 20098.562 voti
Love Exposure
Regia:

M / 23 Gennaio 2019 in Love Exposure

Film che ha tutto il fascino dell’assurdo: ma attenzione, non l’assurdo di un David Lynch, che gioca con la logica per rendere oscura l’interpretazione (e anzi, aprire un ventaglio virtualmente infinito di interpretazioni), bensì un assurdo aneddotico, perfettamente sensato e coerente nel mondo fisico, perfettamente comprensibile allo spettatore, ma del tutto non allineato con qualsiasi paradigma sociale (di qualsiasi società di qualsiasi epoca), a cui viene aggiunto l’esilarante esergo “Tratto da una storia vera”: non più il culto della vagina, concetto antico come il mondo per la sua simbolica fertilità e per il piacere sessuale che incarna, bensì il culto delle mutandine, il culto del feticcio sessuale per nessun motivo, perché in realtà non è neanche la mutandina che si anela (che almeno porta con se gli odori e gli umori della vagina), ma la sua immagine fotografata. Ma forse il vero culto non è neanche nelle foto, ma nell’azione stessa del fare la fotografia. L’arte della foto a tradimento sotto la gonna resa come premessa di pace, di perfezione spirituale, ma anche di martirio. In un’atmosfera talmente delirante e surreale da far schiattare dalle risate pur essendo un film serissimo.
Anzi, la prima mezz’ora è quasi da film naturalista, l’esatto contrario di tutto il resto del film (eppure, altrettanto bella): il figlio di un prete cattolico (avuto da un matrimonio precedente all’ordinazione), ossessionato a causa del padre dal peccato, inizia nell’adolescenza a sentire sempre più forte il desiderio di peccare e di trovare la sua Maria. E qui inizia il delirio. Si unisce a una banda di teppisti e questi lo presentano a una specie di santone che lo convince che il miglior peccato che può commettere è fotografare sotto le gonne delle ragazze, insegnandogli tecniche per farlo in maniera furtiva senza essere scoperto. Si tratta in realtà di un peccato relativo, perché secondo il santone si tratterebbe di un’azione di santità, punita socialmente proprio come venivano punite le azioni di santità di Gesù Cristo. Yu (il protagonista) ne diventa una sorta di sacerdote, che a sua volta insegna le tecniche agli adepti, con pillole di saggezza non indifferenti (“Tutti i pervertiti sono stati creati uguali”). La follia assoluta della premessa è però sommersa in una mistica che la rende serissima, ma la trama poi non sarà più incentrata solo su questo, bensì si dipanerà in maniera piuttosto complessa intrecciandosi con storie d’amore (mistico) e d’odio, di sesso e di teppismo, di sette e capitalismo religioso, con riflessioni non da poco sul concetto cristiano di peccato, con estasi mistiche e violenza, esplosioni e travestimenti, immagini mariane ed erezioni esagerate, eros e thanatos, comicità e dramma, misoginia e misandria. E poi la metariflessione: l’immagine, la fotografia, il cinema e la pornografia. È un film mondo in cui c’è tutto, parte come d’obbligo da una genesi religiosa per aprirsi verso un sovraffollamento di possibilità tematiche debordante e che fa capire l’entità del genio di Sion Sono: una roba così nessun altro poteva farla. Quattro ore intensissime che volano in un attimo.

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E’ solo amore! / 11 Settembre 2016 in Love Exposure

Non sono un amante della cinematografia asiatica, ma vedere questo film al primo posto delle classifiche di Niente Popcorn mi ha incuriosito. Sono riuscito a procurarmelo, ma vista la durata (e i sottotitoli) c’è voluto un po’ prima che mi decidessi. Finalmente oggi mi sono deciso e l’ho visto.
Non sono in grado di fare un’analisi tecnico-filosofica :-), ma quello che ho visto è un bel film. La durata non è un problema, la storia scorre, anzi la curiosità di vedere cos’altro si è inventato il regista, non lascia spazio alla noia.
La storia è in fondo semplice, dalla ricerca dell’anima gemella, all’innamoramento, dall’amore non corrisposto, al vivere felici e contenti. La differenza rispetto ad un qualunque altro film che tratta lo stesso argomento è che qui in mezzo c’è tutto, valori e violenze familiari, religione e fede, perversioni e sentimenti. Il tutto mescolato con intelligenza e realizzato in modo demenziale, grottesco, drammatico, addirittura splatter. A legare tutti questi generi c’è la colonna sonora (da Ravel al pop made in japan) che dà ritmo a tutte le scene.
Purtroppo (per me) il film è in lingua originale e non essendo abituato ad ascoltare il giapponese, almeno all’inizio sembra una recitazione stile telenovelas, ma poi ci si abitua e diventa fluida.
In definitiva, se vi capita, guardatelo.

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30 Ottobre 2013 in Love Exposure

Film esplosivo, che rompe in senso multidimensionali ogni limite e convenzione: i generi grottesco, drammatico, comico-demenziale ed erotico si alternano, combinano e alimentano fra loro, forse per raccontare la schizofrenia di un essere umano alla continua ricerca di un’identità sempre frammentata, e che può essere meglio definita non attraverso l’inserimento in fragili comunità – spietata e irriverente la demolizione di ogni forma di istituzione famigliare e religiosa – bensì attraverso l’amore, qui abbracciato nervosamente in tutte le sue sfaccettature (sessuale, ideale, religioso, mistico, famigliare, verso la madre, il padre, la sorella, il fratello, l’amico). Le giravolte della sceneggiatura trovano il proprio equilibrio e la propria leggerezza grazie a un ottimo lavoro di montaggio, permettendo il piccolo miracolo di mantenere vivo il processo fruitivo per ben quattro ore. La bellissima colonna sonora non è un elemento esteriore, ma coordina i ritmi dell’azione. Straordinarie le interpretazione di tutti gli attori.

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Iper / 5 Settembre 2011 in Love Exposure

Film esagerato: troppo kitsch, troppo strano, troppo caricaturale, troppo melenso.. troppo, veramente troppo lungo.
Le prime due ore sono eccezionali.

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