Aspettando il re

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Aspettando il re

Alan Clay è in Arabia Saudita per vendere al re un avveniristico programma di teleconferenze via ologramma, ma Sua Maestà sembra non arrivare mai. Nel frattempo, Alan fa la conoscenza con le contraddizioni del mondo saudita, tra una birra clandestina e sorprendenti ricevimenti all'ambasciata danese.
paolodelventosoest ha scritto questa trama

Titolo Originale: A Hologram for the King
Attori principali: Tom Hanks, Sarita Choudhury, Sidse Babett Knudsen, Ben Whishaw, Tom Skerritt, Tracey Fairaway, David Menkin, Omar Elba, Jane Perry, Amira El Sayed, Christy Meyer, Khalid Laith, Jon Donahue, Michael Baral, Lewis Rainer, Megan Maczko, Eric Meyers, Waleed Elgadi, Zaydun Khalaf, Jay Abdo, Atheer Adel, Dhafer L'Abidine, Xara Eich, Alexander Molkenthin, Mostra tutti

Regia: Tom Tykwer
Sceneggiatura/Autore: Tom Tykwer
Colonna sonora: Johnny Klimek, Tom Tykwer
Fotografia: Frank Griebe
Costumi: Pierre-Yves Gayraud, Bettina Seifert
Produttore: Uwe Schott, Gary Goetzman, Arcadiy Golubovich, Stefan Arndt, Tim O'Hair
Produzione: Francia, Germania, Gran Bretagna, Usa, Messico
Genere: Drammatico, Commedia
Durata: 97 minuti

Dove vedere in streaming Aspettando il re

Film bizzarro / 17 Giugno 2018 in Aspettando il re

Film bizzarro: il regista, soprattutto nei primi due terzi della pellicola, sembra voler comunicare lo straniamento del protagonista alle prese con un paese – l’Arabia Saudita – dai costumi per lui incomprensibili. Così, per esempio, un appuntamento con un certo Karim Al-Ahmad viene sempre posposto dalla addetta alla reception, che invariabilmente dichiara che quella persona non è in sede. Quando però il protagonista riesce a eluderne la sorveglianza, incontra una prima volta una donna danese che gli comunica cordialmente che Al-Ahmad le ha chiesto di prendersi cura di lui, e la volta successiva Al-Ahmad in persona, che non sembra particolarmente scocciato dal fatto di trovarselo davanti. A questo punto però lo spettatore si chiede cosa vorrebbe dimostrare l’autore e regista: l’inefficienza del paese? Ma il protagonista vi riceve ottime cure mediche. L’imperscrutabilità dei suoi abitanti? Ma allora perché l’addetta alla reception è una giovane donna dal viso intelligente? L’effetto sullo spettatore non è di trovarsi di fronte a una realtà altra o surreale, ma più semplicemente di trovarsi di fronte a una realtà confusa; e sorge presto il sospetto che la causa sia imputabile al regista piuttosto che alla diversità delle culture rappresentate. Il sospetto si consolida quando ci si rende conto che l’attore che interpreta uno dei personaggi principali, l’autista Yousef, non è arabo ma americano, e che di arabo – oltre all’identità – non ha neppure l’aspetto.
Di situazioni come queste il film ne presenta diverse, anche se a un certo punto abbandona il tema dello straniamento per virare verso una più convenzionale storia d’amore. Tom Hanks veste i panni di un personaggio che, sebbene afflitto da vari guai e malanni, non riesce mai a infondere la minima simpatia nello spettatore. Come tutto il film, del resto.

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Strano. / 5 Ottobre 2017 in Aspettando il re

Un film strano….il personaggio l’ho trovato cucito proprio su Tom Hanks. Un’attesa infinita di questo re che tarda ad arrivare e durante questa attesa il protagonista riflette sui proprio errori soprattutto nei confronti della figlia. L’incontro con una donna darà senso e un nuovo inizio alla sua vita. Curioso e lo consiglierei. 6.5

L’Arabia sotto il velo / 16 Giugno 2017 in Aspettando il re

Niente male questo film di Tykwer, piccolo e strano al punto giusto. Ancora una volta viene cucito tutto su misura attorno a Tom Hanks, che incarna alla perfezione il personaggio uscito dal romanzo di Dave Eggers; l’uomo borghese che si avvicina alla mezza età con il suo vissuto di separazione, sensi di colpa paterni, ormai stanco di ogni progressione carrieristica si trova un po’ per caso a essere determinante per la sua azienda informatica, mandato in Arabia Saudita per strappare un contratto milionario al re. Il film di Tykwer si inserisce nel solco di quelle produzioni hollywoodiane che si lasciano “contaminare” un poco dall’anima europea (o dai suoi permanenti residui) del loro regista. Per fare un esempio, la lunga sequenza come quella del protagonista a casa della dottoressa saudita si sarebbe risolta nei canoni del “polpettone hollywoodiano” con poche scene ben sottolineate da un commento musicale ad hoc; Tykwer invece concede tutto il tempo necessario, anche qualcosa di più, mostrando gli interni, gli esterni, la panoramica, indugiando a più riprese sulle immersioni dei due in un silenzio subacqueo, trasmettendo così allo spettatore con efficacia la sensazione di un microcosmo dentro una bolla. Così è, di fatto, questo ignoto mondo dell’Arabia, oasi superlusso con attorno un deserto sconfinato; gente moderna e globale che vive le evidenti contraddizioni di una radicata tradizione morale religiosa con tutte le note carenze quanto a diritti umani e pari opportunità. Ed è nel cuore di questa tradizione che emerge l’amore salvifico di Alan Clay, come a sottolineare che le cose più vere sono nascoste sotto a un velo.

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