Recensione su Un amico straordinario

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Saggio o melenso? / 11 Gennaio 2022 in Un amico straordinario

L’idea di partenza era buona, in teoria: un giornalista cinico deve scrivere un pezzo su Fred Rogers, conduttore di una trasmissione per bambini (realmente esistito) che considera melenso e banale, ma dopo averlo incontrato si rende conto che l’altro è una specie di santo laico. La profonda saggezza dell’uomo gli cambierà la vita.
Il problema è che nel film Fred Rogers appare effettivamente melenso e banale, e la saggezza che dispensa rivela solo che l’idea di saggezza degli sceneggiatori è alquanto limitata. Il personaggio sembra anche non del tutto neurotipico, una sorta di Forrest Gump invecchiato: in realtà, Tom Hanks ha cercato di riprodurre i manierismi del vero Rogers, ma se allo spettatore americano tutto ciò ridesta dolci ricordi d’infanzia, quello italiano ne ricava invece solo una vaga perplessità.
La vicenda familiare del giornalista, inoltre, che è al centro del film, non è esattamente originale (il padre aveva abbandonato la moglie morente, e ora che è moribondo anche lui cerca il perdono del figlio: it’s déjà vu all over again, come diceva un altro americano famoso). C’è anche qualche sequenza surreale di troppo.
Tra i pochissimi lati positivi: la scena in metropolitana con i fan di Rogers, e l’interpretazione misuratissima di Matthew Rhys, che riesce nell’impresa di rendere credibile un personaggio che si muove in un contesto che di credibile non ha quasi nulla.

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