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Un amico straordinario

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Saggio o melenso? / 11 Gennaio 2022 in Un amico straordinario

L’idea di partenza era buona, in teoria: un giornalista cinico deve scrivere un pezzo su Fred Rogers, conduttore di una trasmissione per bambini (realmente esistito) che considera melenso e banale, ma dopo averlo incontrato si rende conto che l’altro è una specie di santo laico. La profonda saggezza dell’uomo gli cambierà la vita.
Il problema è che nel film Fred Rogers appare effettivamente melenso e banale, e la saggezza che dispensa rivela solo che l’idea di saggezza degli sceneggiatori è alquanto limitata. Il personaggio sembra anche non del tutto neurotipico, una sorta di Forrest Gump invecchiato: in realtà, Tom Hanks ha cercato di riprodurre i manierismi del vero Rogers, ma se allo spettatore americano tutto ciò ridesta dolci ricordi d’infanzia, quello italiano ne ricava invece solo una vaga perplessità.
La vicenda familiare del giornalista, inoltre, che è al centro del film, non è esattamente originale (il padre aveva abbandonato la moglie morente, e ora che è moribondo anche lui cerca il perdono del figlio: it’s déjà vu all over again, come diceva un altro americano famoso). C’è anche qualche sequenza surreale di troppo.
Tra i pochissimi lati positivi: la scena in metropolitana con i fan di Rogers, e l’interpretazione misuratissima di Matthew Rhys, che riesce nell’impresa di rendere credibile un personaggio che si muove in un contesto che di credibile non ha quasi nulla.

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Il mondo fantastico di Mr. Rogers / 8 Luglio 2021 in Un amico straordinario

Il titolo italiano del film, Un amico straordinario, smarrisce il gioco semantico di quello anglofono, A Beautiful Day in the Neighborhood, in cui viene citato il testo della canzoncina “regina” del programma Mister Rogers’ Neighborhood che, negli Stati Uniti, dal 1968 al 2001, ha cresciuto almeno 4 generazioni di bambini.
Ma, in realtà, non smarrisce poi di molto il seminato del film. Come si potrebbe definire altrimenti, Mr. Fred Rogers (1928-2003)?
Pare -infatti- che, qui, Tom Hanks (candidato a Globes e Oscar come attore non protagonista) fornisca un ritratto particolarmente veritiero di Rogers, un uomo paziente, attento, empatico, capace di leggere nel cuore delle persone con disarmante soavità.

Nel film di Marielle Heller ispirato a un articolo pubblicato nel 1998 sul magazine Empire, Rogers/Hanks è una sorta di benefattore prodigo di piccole attenzioni nei confronti del mondo, senza distinzioni di genere, età e perfino razza (umana o animale, s’intende).
Il film racconta solo una piccola e occasionale frazione della sua attività di “educatore” e non disdegna alcuni elementi che provano a ridimensionare l’aura di lineare perfezione che avvolge Mr. Rogers (per esempio, anche Mr. Rogers si arrabbia e ha stati d’animo “agitati”: vedi, quando suona i bassi del pianoforte). Sembra che Rogers sia venuto al mondo solo per dimostrare quale fantastico luogo (in termini di prossimità, a livello di bambino, quale vicinato, neighborhood, in inglese, appunto) possa essere, usando la gentilezza, e, ben prima di Inside Out della Pixar, abbia provato a lungo a spiegare a grandi e piccini come anche le emozioni negative debbano essere accettate (e contingentate, senza sopprimerle).

Guardando il film, ho pensato ripetutamente a tre cose, soprattutto:
– la serie tv Kidding – Il fantastico mondo di Mr. Pickles con Jim Carrey in un ruolo molto simile a quello di Tom Hanks, probabilmente ispirato davvero a Rogers (perlomeno, a quello davanti allo schermo). Tra l’altro, in questo film, ci sono anche alcune soluzioni tecniche e inserti animati che ricordano il lavoro di Michel Gondry, che è tra i registi del telefilm;
– il film Mrs. Doubtfire, in cui, alla fine [spoiler] Robin Williams inizia a lavorare in un programma per bambini con pupazzi in cui l’emotività dei più piccoli è ben presente [fine spoiler];
– in Italia, esistono/sono mai esistiti programmi educativi per bambini capaci di non limitarsi alla sola didattica schietta (esempio: come si fa questo o quell’altro), ma in grado di parlare di sentimenti “complicati” con i tempi (non dico i modi) di Mr. Rogers?

Al di là di questo, il film scorre gentile, ma in maniera anomala, con qualche passaggio dal sapore onirico e sospeso, capace di interdire lo spettatore, comunque in linea con quella che mi pare di aver capito fosse la filosofia di vita di Mr. Rogers.

(Sei stelline e mezza)

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