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'71

/ 20147.463 voti

ODIO LE RELIGIONI… TUTTE!!! IL MALE DELL’UMANITA’… / 29 Dicembre 2017 in '71

1971
Periodo in cui la lotta tra protestanti e cattolici è ormai una guerra civile.
Tra esercito, civili, bande e infiltrati non c’è più una regola.
Tutto che un “CREDO”.
Continuo a sostenere che eliminate queste “dannose favole” delle religioni (tutte intendo… proprio tutte, nessuna esclusa…) probabilmente il nostro pianeta e noi stessi saremmo più in pace. Ovvio che ci starebbero sempre guerre perché il potere supera la decenza umana ma almeno ci sarebbero meno scuse.
Riguardo il film non male. Molta azione, anche un po’ confusa delle volte.
Ma nel complesso un film riuscito bene. Non va molto sul personale. Effettivamente non si sa praticamente nulla del protagonista. Un soldato nel mezzo del quartiere più pericoloso di quel periodo storico. Unico obiettivo salvarsi.
Vari intrecci e anche verità scomode.
Un bel film.
Ad maiora!

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Un thriller “profondo” / 2 Luglio 2016 in '71

Personalmente ’71 è stata una graditissima ed inaspettata sorpresa e lo ritengo uno dei migliori film di “azione” degli ultimi anni, se poi aggiungiamo che, pur viaggiando a 100 all’ora per tutta la sua durata, il film riesce ad aprire uno squarcio illuminante e “sincero” sulla annosa (forse oggi in via di risoluzione….) “questione irlandese” e tutto ciò che ad essa ruotava intorno… , beh allora lo definirei imperdibile.

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Un film scadente / 9 Giugno 2016 in '71

Discreta regia, buona fotografia, ma solo azione fine a se stessa. Approfondimento psicologico nullo, sia del protagonista sia dei personaggi secondari: non si capisce la storia del protagonista prima del suo ingresso nell’esercito, non si desumono le ragioni che portano il medico ad essere più vicino all’I.R.A. che ai Provisional, insomma si capisce pochissimo delle vite dei personaggi coinvolti.

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2 Aprile 2015 in '71

L’Irlanda racconta ancora la sua drammatica lotta per l’indipendenza.
Siamo a Belfast, in Irlanda del Nord, nel 1971, e un gruppo di soldati dell’esercito britannico viene impiegato per mantenere l’ordine su una zona sensibile della città: la strada che separa i quartieri protestanti da quelli cattolici. Il soldato Gary Hook (Jack O’Connell) viene però catturato da una folla pronta a linciarlo; riesce a scappare, ma rimane intrappolato nei quartieri cattolici, alle sue calcagna i militanti dell’IRA decisi a stanarlo e ucciderlo.
Intricata vicenda spionistica fra le varie, ambigue, fazioni in campo, fra tolleranti e estremisti, infiltrati e doppiogiochisti, che io ho faticato a decifrare. Ma è efficace la resa labirintica degli inseguimenti e la drammaticità della posta in gioco, in una ricostruzione storica suggestiva e nostalgica che mi ha ricordato i nostri anni di piombo in Romanzo di una strage.

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31 Marzo 2015 in '71

’71, è un film semplicemente spettacolare. L’opera firmata Yann Demange è un capolavoro, un prodotto senza esclusioni di colpi, un war movie che si tinge di survival horror. Ti aspetti gli zombie ma poi escono i guerriglieri dell’IRA.

Montaggio serrato, regia frizzante, trama avvincente, queste sono le caratteristiche che fanno di un film un’opera più che valida e, neanche a dirlo, sono tutte presenti in ’71 di Yann Demange. L’opera risulta infatti incredibile, un film d’azione superbo che unisce il war movie al survival horrror. Il prodotto che ne esce fuori è riuscito, è una piccola perla da gustare in quel di Torino, nonché una delle migliori opere al 32TFF: ambientato a Belfast nel 1971, ’71 ha come protagonista una recluta inglese. Orfana, con un fratello minore sulle spalle (per il pargolo è una figura paterna), la recluta trova nell’Esercito Britannico una seconda casa, diventa la sua famiglia e la divisa è per lui una seconda pelle.Nelle prime immagini lo vediamo eccellere in ogni pratica, dalla boxe alla marcia, è il soldato perfetto.

Di stanza in una caserma periferica, in seguito all’acuirsi del conflitto fra cattolici e protestanti nel nord del’Irlanda lo troviamo assieme ai suoi commilitoni per le strade di Belfast. L’operazione di ordine pubblico si trasforma però in un vero e proprio rastrellamento; al rastrellamento corrisponde la reazione e ribellione dei cattolici (fra cui vari esponenti dell’IRA) che cacciano a sassate il presidio britannico ma la giovane recluta protagonista resta nei vicoli. Abbandonato dall’esercito (quello che era la sua famiglia) proprio come suo fratello si trasforma in orfano.

Solo, nelle vie di Belfast, assiste all’ennesimo scontro fra le due parti e cade vittima di una caccia in cui egli stesso è la preda ambita da più parti. Il soldato si trasforma in un topo in gabbia e siamo solo alla prima parte del film.

A Belfast vi è una guerriglia notturna e nelle scene girate al buio l’atmosfera è semplicemente da brivido. ’71 fondamentalmente è un film action che in molti frangenti si trasforma in uno zombie movie, in fondo ci potrebbero essere benissimo i non-morti al posto dei terroristi dell’IRA o degli agenti segreti, ed il film, per la sua natura, risulterebbe riuscito comunque. A tratti l’opera risulta Romeriana e soprattutto Friedkiniana, basti pensare all’inseguimento a piedi fra uno dei più giovani esponenti dell’Ira ed il soldato che avvincente quasi quanto quello presente ne The French Connection. Certo, l’inseguimento presente in ’71 è più artigianale, risulta meno professionale di quello realizzato dal sommo Friedkin ma il risultato adrenalinico è lo stesso. Il soldato passa così da predatore a preda, trovando una luce di salvezza in un bambino cresciuto troppo in fretta. Un bambino che è figlio del “nemico”. ’71 è un film meraviglioso, c’è spazio per tutto, è un’opera che rimanda lo spettatore agli anni d’oro del cinema. E’ un Escape from New York senza Kurt Russell o Lee Van Cleef; l’atmosfera è quella di The Warriors di Walter Hill senza I Guerrieri. La scena finale sembra inoltre fare l’occhiolino ad High Noon di Zinnemann.

Tenete sotto controllo il regista, ne vedremo delle belle.

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la non banalità di un abbraccio / 29 Marzo 2015 in '71

Un grande film questo ’71. Il cui pregio non sta solo nell’essere un grande thriller pieno di suspense o un dolente film di guerra o un adrenalinico film d’azione o uno spietato racconto sui giorni dell’IRA o un inquietante horror antropico ma sopratutto per la storia di formazione incentrata su di un semplice ragazzo che nell’arco di una giornata suo malgrado diventerà un uomo. La sceneggiatura di Gregory Burke non sbaglia un colpo nel raccontare la storia di una giovane recluta inglese che, durante la sommossa di Belfast del 1971, rimane isolato dal resto della squadra nella parte cattolica della città. Quella controllata dall’Ira. Ed è proprio da questa che inizialmente il giovane Gary Hook crede di dover scappare ma ben presto capirà che l’unica differenza tra buoni e cattivi non sta tanto nella fazione per cui si combatte: terroristi cattolici o terroristi protestanti, militari o servizi segreti a fare la differenza è solo l’etica individuale di ciascuno. E’ la riscoperta di questa etica, che in un mondo, quello militare, viene cancellata dalla cieca obbedienza, è in una situazione – situazione che in quegli anni al potere faceva comodo tenere permanente – come la guerra che cancella il bene e il male in nome di una singola Idea (“noi siamo i buoni e chi non è con noi non è degno di vivere”), che porta dopo una lunga ed estenuante notte la giovane recluta a ritrovare l’unica cosa che lo distingue da ciò che lo circonda: l’umanità. L’esordio alla regia di Yann Demange, pur non rinunciando allo spettacolo e ai canoni del cinema di genere, con attente sottigliezze non perde di vista ciò che veramente gli interessa raccontare. Non per niente ci mostra fin dall’inizio del reclutamento come questi giovani vengano addestrati a dimenticare ogni individualità per trasformarsi in soldati inumani la cui unica logica giusta è la logica del gruppo. Per questo il primo sorriso di stupore che vediamo brillare sui volti delle giovani reclute è nel momento in cui faranno la conoscenza del Tenente Armitage che li dirigerà nella loro missione. Il primo a trattarli con umanità in un micromondo fatto solo di facce ostili e disumanizzate. Perché in un mondo capovolto dove bambini danno ordini agli adulti, dove i “nostri” sono proprio quelli da cui guardarsi le spalle, dove il nemico ti salva la vita, dove chi sbaglia non paga e dove il futuro viene ucciso, il primo passo necessario per tornare individui umani è solo uno: un abbraccio.

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