Recensione su The Irishman

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I Heard You Paint Houses / 6 Novembre 2019 in The Irishman

Frank Sheeran svolge come professione quella di imbiancare i muri con la materia celebrale del cranio del malcapitato di turno. Non ha niente di sadico, anzi, è granitico e immobile, un monolite inarrestabile e allo stesso tempo banale. Il prete gli chiede se prova rimorso, e lui risponde che è passato troppo tempo, e che non conosceva quelle persone. Frank Sheeran è un braccio, agganciato fermamente a Russel, alias Joe Pesci.
Russ è un uomo piccolo e minuto, invecchiaccito ma benevolo, che muove le fila nell’ombra. Suo contraltare è Jimmy Hoffa di un Al Pacino incredibilmente in parte, ricco di calore e umanità, luci e ombre , il sindacalista senza peli sulla lingua, nemico dei Kennedy e finanziatore della campagna di quella bella persona che era Richard Nixon.
Frank De Niro invece è un Irlandese puro, un ottimo numero due, indecifrabile, impenetrabile alla psicanalisi e dalla coscienza immacolata, perché non l’ha mai usata.
Che dire, che Scorsese fosse bravo lo si sa da almeno cinquant’anni, ma che dopo aver sfornato un capolavoro dietro l’altro, come Silence e The Wolf of Wall Strett, avesse ancora inesauribile inventiva, è una sorpresa. L’inventiva di scegliere attori anziani, e di ringiovanirli innanzitutto, è originale, piuttosto che fare il contrario. Si parte dall’anziano, vecchio Frank, gli si tolgono le rughe ma non ci viene restituito il deNiro di Noodles o del Padrino II, lo stesso vale per Pesci. La loro faccia è reinventata, ricostruita, come se la ruga e il solco sul viso sia inevitabile, già tracciata e segnata.
La storia dell’America anti americana, che mette alla berlina persino John Fitzgerald Kennedy, martire di Cuba, sapendo perfettamente che la leva utilizzata è quella della Nuova Hollywood più attiva. C’è il Padrino sovrano, Quei Bravi Ragazzi, C’era una volta in America, Re per Una notte e tanto altro che non saprei nemmeno elencare.
Ma a differenza di Quei Bravi Ragazzi, dove la mafia era una maniera per ottenere prestigio e rispetto, qui la mafia è necessaria e inevitabile.
Cozza violentemente con il personaggi di Peggy, la figlia di Frank, polo positivo, nuova generazione silente, che sa riconoscere il male e sa dove si nasconde e che assiste ad esso impotente.La cui perdita rappresenta anche la perdita di quel lato umano di Frank, e il sacrificio di quei rapporti umani in nome di non si sa bene cosa; se lo spirito irlandese, se la voglia di soldi, anche se a un certo punto i soldi non giustificano tutto…
“Volevo proteggervi” dice Frank, ma da cosa? Qual’era l’incomprensibile minaccia così imminente?
Frank in realtà è semplice, era un soldato, aveva imparato ad ammazzare senza farsi domande in guerra, e il ritorno alla civiltà gli scivola addosso come l’acqua, sono ordini, si obbedisce. L’america dopotutto è fondata sul sangue, questo non va messo in discussione, c’è un cimitero di armi nel fiume.
Se qualcuno è morto, la prima domanda che fa è Chi è stato?
Scorsese mette tutta la carne possibile al fuoco, perché di carne si parla, in un confronto in cui qualsiasi regista sarebbe uscito con le ossa rotte, e ne esce vincitore come un genio di grande classe, che è sempre stato.

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