Recensione su I Soprano

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serie tvI Soprano
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Diavolo di un Tony Soprano… / 4 Luglio 2018 in I Soprano

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Avevo iniziato a vedere I Soprano nel giurassico 2001, al suo debutto televisivo italiano. Quanto mi piaceva! Gangster contemporanei, pim pum pam, un protagonista accattivante…
Ma le prime stagioni di questa serie tv erano confinate in seconda serata (su Canale 5, se non ricordo male) e, dopo qualche tempo, non riuscii più a starle dietro e la abbandonai.
Verso la fine del 2015, ho ricominciato a guardare tutta la serie, ripartendo dal primo episodio della prima stagione.
Credevo di conoscerla. In realtà, ho avuto il privilegio di (ri)scoprire da zero un prodotto televisivo che mi permetto di definire eccezionale.

All’epoca, pur apprezzando questa produzione, non ero davvero conscia di quello che stavo guardando. Ero ancora una ragazzetta, con poco patrimonio cinetelevisivo (e letterario e anche umano, dài!) in saccoccia.
A quasi vent’anni dalla sua uscita e a undici dalla sua conclusione, e alla luce di tanti emuli, variazioni, amplificazioni e mutazioni che, in teoria, avrebbero dovuto farmi gettare la spugna ben prima, I Soprano ha saputo coinvolgermi come altre produzioni recenti non sono state assolutamente in grado di fare.

La struttura stessa della serie tv è stata congeniale a questo recupero. Volti, nomi e relazioni sono ricorrenti, tanto da generare un flusso narrativo non sempre percettibile eppure ininterrotto, ma ogni episodio è un capitolo a sé, con incipit e chiusura netti. Così, ho potuto guardare i vari episodi quando più mi aggradava, anche a distanza di settimane gli uni dagli altri. Fare il punto della situazione, alla fine, non è stato mai complicato.
David Chase, Terrence Winter (di cui ho apprezzato un sacco le prime due stagioni di Boardwalk Empire), Matthew Weiner (che, nel frattempo, avevo amato per quel gioiello seriale che è Mad Men, che, dal punto di vista della scansione narrativa, funziona alla stessa identica maniera) e tutto il gruppo di sceneggiatori de I Soprano ha saputo svecchiare con apparente nonchalance i cliché del racconto televisivo seriale americano, aprendo nuovi e, fino a quel momento, incredibili scenari nella definizione dei personaggi e dei contesti.

I Soprano è una tragedia shakespeariana calata nel fuoco vivo del crimine organizzato italoamericano (badaben: il termine mafia, o meglio “cosa nostra”, viene scientemente pronunciata una sola volta, nell’ultimo, incredibile episodio della serie).
Tony Soprano (un grandioso James Gandolfini) è il Riccardo III della situazione, spesso sopraffatto dal desiderio e dal peso del potere. Si sente solo (in effetti, lo è, come ogni leader che si rispetti), non è mai certo di chi siano i suoi alleati e non sa quanto può contare sugli affetti.
È circondato da una corte immensa, composta dagli esatti corrispettivi regali di giullari, ciambellani, cortigiane e indovini e sfugge più volte alla morte per mano dei suoi consanguinei.
A tratti, emerge la sua volontà feroce di evadere da un ruolo che gli è stato affidato per via ereditaria. Il destino di Tony era scritto in quello del padre. Nessuno sembra esservisi opposto e lui l’ha accettato passivamente, un po’ per curiosità, un po’ per incoscienza.
La rappresentazione del contesto famigliare, in questo senso, è fondamentale e rappresenta, ancor prima delle vicende criminali ampiamente raccontate, il pretesto che muove tutta la vicenda.

Eludendo la definizione di famiglia mafiosa, sono i parenti stretti di Tony, quelli a cui è legato da legami di sangue o di parentela, a costituire gli ingranaggi del motore perfetto de I Soprano. Il rapporto con la madre, con lo zio, con la sorella e, poi, con la moglie, i figli e i cugini sottende tutte le azioni (e le reazioni) di Tony.
Quel che più mi ha colpito nella rappresentazione della varia umanità che affolla il cast di personaggi è il rapporto di questi comprimari con il protagonista.
In particolare, i famigliari più stretti vogliono sempre qualcosa da lui (protezione, denaro, affetto), tacendone puntualmente le attività illecite, fingendo che non esistano, mentendo a se stessi, sciacquandosi in silenzio la coscienza. Non è solo Tony a essere vittima di un cortocircuito morale permanente, ma anche la moglie Carmela (bravissima Edie Falco) e i figli sono perennemente incastrati in un limbo di contraddizioni da cui, in realtà, pur affrontando crisi interiori periodiche, non sembrano voler uscire (Meadow arriva ad ambire alla professione di avvocato penalista!). La figura “laterale” della psichiatra (brava anche Lorraine Bracco) che, in caso di necessità, ricorre a Tony pur biasimandone l’attività criminale, è decisamente emblematica.

Ci sono almeno un paio di situazioni che, nel corso delle 6 stagioni, al di là della mera rappresentazione della violenza più schietta e animalesca, mi hanno davvero turbata. Perché, a fronte di situazioni e scelte riprovevoli, non sono mai riuscita a non provare simpatia per Tony, a dargli perfino ragione (nelle posizioni, diciamo, non nelle soluzioni). Diabolico.

Ora, posso dirlo con sicurezza: è una serie tv perfetta e imprescindibile e sono stata davvero contenta di averla vista con calma e con la giusta consapevolezza.

10 commenti

  1. TraianosLive / 4 Luglio 2018

    Vista e rivista per intero più e più volte. Miglior serial di tutti i tempi.

  2. Stefania / 4 Luglio 2018

    @traianoslive: senti, tu come hai interpretato l’episodio finale? Per quale teoria ti piace propendere?
    (non so come sono riuscita ad arrivare al 2018, senza incappare in uno spoilerone sul finale! Forse, sono stata fortunata: la serie è terminata in un periodo in cui le serie tv non erano un argomento sulla bocca -e sulle dita- di tutti. Sono sempre stata convinta che, in quell’episodio, avrei visto Tony morire! Ciò non toglie che non possa essere morto, ma… 😀 )

  3. TraianosLive / 4 Luglio 2018

    SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILERRRRRRRRRRRRRR

    per me Tony è morto. Quel buco nero di dieci secondi è intenzionale…non è lì per caso. In realtà la prova della sua morte sta in uno scambio di battute con Baccalieri una o due puntate prima…nella puntata del lago. Bobby dice a Tony “probabilmente non lo senti nemmeno quando avviene”. Nessuno sparo…è già successo…non ci sei più….buio e silenzio.

    • Stefania / 5 Luglio 2018

      SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER

      @traianoslive: anche secondo me è morto: sono fan della teoria in base a cui quando entra Meadow, esplode una bomba nascosta in bagno dal tipo losco con cui Tony, poco prima, si era scambiato uno sguardo. La canzone dei Journey, che mi ha sempre esaltata un bé, è la ciliegina (fra l’altro, recentemente, l’ho intercettata anche in un romanzo L’opera struggente di un formidabile genio di Dave Eggers). Adesso ha un significato in più, diciamo. Però, avevo sempre immaginato una morte eclatante ma “tradizionale”, con sparatoria, un po’ come quella di Bobby nel negozio di modellini. Eppure, credevo di essere entrata un pochino nelle logiche di Chase. Ingenua che sono. Una morte così la riservi al guardaspalle, non al boss e, soprattutto, non a Tony Soprano 🙂

      • TraianosLive / 5 Luglio 2018

        SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER

        Secondo me l’uomo losco gli spara appena esce dal bagno…stile “Il padrino”…la pistola era nascosta nella cassetta del gabinetto 😀

        Guarda al minuto 0:48 cosa accade a Silvio qualche puntata prima…la distorsione del sonoro, il tempo che si dilata. Una sorta di trapasso indiretto.
        https://www.youtube.com/watch?v=fXT2QDqs_RY

        • Stefania / 6 Luglio 2018

          @traianoslive: cosa intendi con “trapasso indiretto”? Una specie di presagio?

          • TraianosLive / 6 Luglio 2018

            @Stefania: si esatto…tipo un esperienza di premorte. La situazione è la stessa.

            Per quanto riguarda Tony…le ultime due inquadrature sono significative.

            al minuto 4:30 sentiamo una campanella, Tony alza lo sguardo e poi nero…e se quel nero fosse la soggettiva di Tony? Non sente e non vede più nulla.

          • Stefania / 6 Luglio 2018

            @traianoslive: (al minuto 4:30 di non so quale video dell’ultimo episodio? Se sì…) Infatti, si interrompe bruscamente anche la canzone dei Journey (con la frase emblematica: “Don’t stop”).
            Per me, esplode la bomba (o, come dici tu, gli sparano).
            O, a voler essere ancora più pindarici, Tony ha già subito un attentato mortale (non sappiamo con quale dinamica), e la scena del bar è frutto dell’immaginazione di un agonizzante (come i suoi deliri quando era in ospedale, dopo che Junior gli aveva sparato) e la combo campanello+buio corrisponde alla sopravvenuta morte fisica. A voler fantasticare, c’è un sacco di materiale 🙂

  4. TraianosLive / 6 Luglio 2018

    @Stefania: una volta superata la delusione per chi sa quale aspettativa ti rendi conto che questo è un finalone…che ci lascerà parlare per altri 10 anni 😀

    • Stefania / 6 Luglio 2018

      @traianoslive: esatto! 😀 Buio. Titoli. Mi giro verso il mio compagno di divano. Lui si gira verso di me. Quasi contemporaneamente, diciamo: “Finisce così?”
      Ma, come dici tu, bisogna solo metabolizzare la conclusione: è davvero un super-finale, degno di cotanta serie <3

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