Recensione su La mosca

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Remake di un classico anni sessanta? No, molto di più! / 19 Febbraio 2017 in La mosca

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

La mosca (The Fly, 1986) dovrebbe essere il remake di L’esperimento del dottor K (The Fly, Kurt Neumann, 1958), un classico della fantascienza anni cinquanta, ma in realtà segue una strada diversa, meno aderente al racconto originale di George Langelaan, La Mouche (1957), da cui è tratto.
Il film è diretto dal regista canadese David Cronenberg, che per una volta si lascia convincere a girare un film hollywoodiano. Nonostante ciò l’opera si può tranquillamente inserire nel percorso cinematografico riguardante il tema delle mutazioni del corpo umano, tanto care a Cronenberg, che ha raggiunto il suo apice con Videodrome (1983), film che a buon titolo si può inserire nella categoria dei film di fantascienza più estrema.
Il professor Seth Brundle (un superlativo Jeff Goldblum) sperimenta su se stesso un macchinario per il teletrasporto di sua invenzione. La macchina è composta da due capsule, una trasmittente e una ricevente. Sistematosi nella prima, non si accorge che una mosca è entrata con lui e durante il processo questa si fonde geneticamente con lo scienziato. Da quel momento, una volta uscito dall’altra capsula (l’esperimento è in teoria riuscito), inizia irrimediabilmente a mutare, trasformandosi in un mostruoso ibrido uomo/mosca.
La metamorfosi non riguarda solo il fisico, ma anche la mente dello scienziato, che comincia a perdere ogni connotazione “umana”, aldilà di ogni tentativo di recupero, tale da indurre la compagna (Jeena Davis) a ucciderlo con un colpo di fucile nel finale.
Come scritto sopra, del film originale e del racconto di Langelaan, rimane ben poco. Cronenberg mostra una metamorfosi lenta e inesorabile, in tutte le sue raccapriccianti fasi (grazie ad un notevole impiego di effetti speciali). Nel film di Neumann la mutazione immediata ed era incentrato sull’indagine poliziesca successiva alla morte dello scienziato. Questo di Cronenberg invece sullo scienziato è sulla sua condizione in divenire. La frase della citazione iniziale è abbastanza indicativa sullo sfaldamento dell’umanità di Brundle, che comincia quasi ad accettare la sua nuova condizione, facendo proprie le peculiari caratteristiche dell’insetto.
Gli effetti speciali non lasciano nulla all’immaginazione, facendo di questo film uno dei più incisivi fanta-horror del decennio.

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