Recensione su Il primo uomo

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grande Amelio / 2 Giugno 2016 in Il primo uomo

Il famoso scrittore Jacques Cormery (alter ego di Albert Camus), torna dalla Francia in Algeria, sua terra natale, dove è rimasta la madre e gli amici d’infanzia. Siamo nell’estate del ’57 e la Francia sta preparando la brutale repressione della guerriglia algerina. Cormery si spende contro la violenza e per la convivenza di arabi e francesi in Algeria, ma la realtà è ben diversa e sfocerà ben presto nella guerra totale.
Il racconto ha un doppio svolgimento: l’attualità del conflitto franco-arabo e la ricerca del protagonista delle proprie radici: il padre che non ha potuto conoscere, il rapporto con la madre e la famiglia ei valori trasmessi di onestà e giustizia che non lasciano nessuno spazio all’amore e alla tolleranza.

Il film è girato in modo sobrio; le riprese, i dialoghi, i silenzi, sono in una tonalità minore che rimandano bene il conflitto interiore e la ricerca di senso del protagonista. Meticolosa e suggestiva la ricostruzione degli ambienti e dell’atmosfera sia degli anni 50 che degli anni 20, gli anni dell’infanzia di Jacques. Gli attori sono efficaci,eleganti i francesi, essenziali e veri gli algerini, un elogio particolare a Nino Jouglet. (Cormery bambino) e a Maya Sansa, stupenda madre. La fotografia è suggestiva, ci si immerge completamente nel tempo descritto; torna il ricordo dei colori di Manet e Rénoir. Il montaggio è nitido, alcuni passaggi sono memorabili (gli scarti temporali, il lungo piano-sequenza della festa al mare). Trascurabili alcuni cali di tensione che frammentano il racconto, un po’ troppo di paesaggi, di primissimi piani che secondo me non aggiungono molto al racconto e qualche battuta più emiliana che franco-algerina.
Bellissimo film da vedere e rivedere.

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