Recensione su Wild

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8 Aprile 2015

Wild è un film diretto da Jean-Marc Vallée e si basa sull’omonimo libro Wild- Una storia selvaggia di avventura e rinascita-, libro di memeorie scritto da Cheryl Strayed. La trama del film ruota attorno a Cheryl Strayed stessa e al suo tentativo di penetrare, di farsi strada lungo il lunghissimo Sentiero delle creste del Pacifico, come un moderno pioniere.

Wild non è un film brutto, è un film paracu*o e come molti film parac*li ha molti problemi, tanti problemi. Troppi problemi. Ad ogni modo sono convinto che Wild sia l’incarnazione del male.

Non aspettatevi un film sulla natura né un film dove la natura trova il suo giusto spazio. Il senso di grandezza della natura e il senso di meraviglia di fronte alla natura mancano totalmente. Non aspettatevi la sensibilità di Herzog nel mostrare i paesaggi perché la natura in Wild non è nemmeno da contorno, è più un medium, un mezzo, un veicolo che offre degli spunti di riflessione e la riflessione va sempre sul cambiamento psicologico del personaggio femminile. L’opera firmata Jean-Marc Vallée è individuale ed ha un pizzico di moralismo che se stancava nei primi anni ’90 figuriamoci oggi che siamo nel 2015.

Dopo il primo quarto d’ora tu capisci dove vuole andare a parare il regista e a chi è diretto il film. Abbiamo una ragazzetta che tenta di redimersi ma non vuole solo cambiare, cerca anche l’avventura (i preservativi portati in un viaggio fatto per cercare sé stessi sono un piccolo esempio), un tipetto acculturato (spiccato è il suo citazionismo, sfrontato il suo carattere) con una storia strappalacrime alle spalle che decide di percorrere un migliaio di miglia a piedi per ritrovarsi.

Una storia vera tra l’altro.

Quindi, che succede ? Succede che il pubblico si immedesima in questo caso umano con un passato turbolento: il padre violento; una relazione insoddisfacente; i tradimenti da lei compiuti.
Ah poi c’è il suo abuso di eroina e il cavallo che il fratello ha ucciso davanti ai suoi occhi e la mamma morta e.. e.. le manca il marito e.. e.. sono andati a farsi un tatuaggio assieme come facevano i cinesi ma loro sono americani e il tatuaggio lo fanno quando devono divorziare così almeno avranno sempre qualcosa di speciale sulla pelle. Una delle cose più fastidiose del film è proprio il marito, un vero uomo proprio.

Il pubblico si immedesima o per lo meno si affeziona alla giovane che dopo queste brutte esperienze decide di mettersi in marcia e dopo pochi metri dalla partenza lascia un suo segno, una citazione su un quaderno. Wild non è un prodotto femminile, Wild è un’opera diretta a quel tipo di ragazza che cancelli da fb perché ti riempie la home di citazioni di.. che ne so.. Bukowski.

Durante la visione del film mi sono immaginato come avrebbe potuto reagire la spettatrice fra i sedici e i diciottanni, una fase delicatissima, una ragazza che torna a casa dopo aver visto Wild. Torna pensando “Acciderbolina, anche io sono una sognatrice, una piccola donna dai mille problemi” e decide di andare lontano da casa perché le piace come viene affrontato il tema della redenzione all’interno dell’opera. O forse, semplicemente, perché ha i genitori che la ammorbano.

Ha fatto le sue esperienze e si rivede nella protagonista (che, sottolineo, è un’eroinomane e non una sedicenne con i “problemi” di una sedicenne). Questo è il grave problema di Wild, il buonismo e il moralismo che c’è dietro.. dietro probabilmente al libro. Quindi la ragazzetta di sedici/diciotto anni si immedesima pur non avendo nulla a che fare con una storia così costruita. Una storia che alla fine è fatta pure bene ma è costruita, impacchettata, ricamata e alla fine tu ti chiedi: “Ma tutte a lei ?”

Ricordatelo sempre, tu non sei Cheryl. Tu sei Giulia e vieni da Passo Corese in provincia di Rieti ed è già tanto se riesci a fare un’escursione sul Terminillo.

Note del Don.
Vogliamo parlare del momento in cui l’infermiera rivela alla protagonista e al fratello che la mamma è morta ? Lo fa con un’apatia che neanche un collaboratore del dottor Mengele avrebbe fatto di meglio. La scena è questa, il duo va all’ospedale ma in ospedale la mamma non c’è. L’infermiera dice ai due ragazzi: aveva chiesto di donare la cornea e le abbiamo messo del ghiaccio sopra.
Non le dice: “Ragazzi, mi dispiace, vostra madre è morta”. No signore e signori, lei se ne esce sorridendo con: le abbiamo messo del ghiaccio sugli occhi.

I due vanno in una sala vicina e scoprono che la mamma è morta e l’infermiera le ha messo dei guanti con dei cubetti di ghiaccio sugli occhi. Capite ? il III Reich, Cristo Iddio.

DonMax

1 commento

  1. paolodelventosoest / 6 Ottobre 2015

    Ah ah in questa rece eri decisamente in grande forma, @donmax 😀
    Condivido gran parte di quel che dici, forse in modo meno tranchant, ma ad ogni modo questo Wild è un mezzo passo falso.

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