Recensione su Barbie

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Sulla leggerezza e l’essere ordinari / 10 Agosto 2023 in Barbie

Quando è stata diffusa la notizia che il nuovo Barbie di Greta Gerwig stava arrivando, nessuno è rimasto indifferente.

In un modo o nell’altro, la produzione Mattel – Warner Bros ha suscitato commenti (scettici, entusiasti, curiosi) e l’attenzione di tutto il mondo occidentale.

Il cast stellare ha fatto sì che le aspettative salissero, mentre le furbe e pervasive operazioni di marketing sul franchise hanno contribuito a far arrivare la notizia del film praticamente ovunque.

E così, infine, nell’estate più calda degli ultimi anni, Barbie è arrivata nelle nostre sale, a fine luglio.

Margot Robbie, Ryan Gosling e gli altri protagonisti ci hanno regalato due ore d’intrattenimento e alcune riflessioni sul nostro modo di stare nel mondo tardocapitalista che ci costringono a non rimanere indifferenti.

Con quello che Barbie rappresenta (e no), siamo obbligati a riflettere sulla femminilità, sul corpo, sulla vita e sul rapporto tra identità e alterità.

Con quello che Ken rappresenta (e no), ci confrontiamo con i demoni del passato che ancora oggi alimenta stereotipi e differenze di genere.

Barbie, tuttavia, è molto altro.

Trascendendo il focus sul femminismo comunicato nel film, quello che l’opera propone è una contemporanea riattualizzazione della filosofia col martello condotta da Nietzsche nel suo Crepuscolo degli Idoli.

Dal 1899 al 2023, la postuma certezza del filosofo tedesco rispetto ai limiti della società contemporanea è stata confermata: apparire ed essere continuano ad essere le due colonne portanti che tracciano i sentieri di esistenze condannate ad una salute mentale costantemente compromessa.

Ed è nel tentativo di integrare questa dicotomia, rifiutando il mito del perfezionismo, che Barbie si rivela essere un film straordinariamente ordinario e apprezzabile, come il leggero messaggio che intende comunicare.

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