Un incubo tinto di rosa / 2 Agosto 2023 in Barbie
Il film m’ha fatto ridacchiare abbastanza, ma, a conti fatti, Barbie è un incubo postmoderno tinto di rosa da cui non ho visto l’ora di uscire.
Tutto è esasperato ed esasperante.
Forse, se avesse mantenuto un registro più realistico nella parte ambientata nel mondo reale, avrei apprezzato di più i contrasti e i livelli di complessità del messaggio che promuove.
Invece, presenza delle Barbie a grandezza naturale e quantità di rosa a parte, fra Barbieland e Los Angeles sembra non esserci nessuna differenza formale.
Nel mondo “reale” (dove, correttamente, vige un’impostazione patriarcale della società e il maschilismo tossico e il mansplaining regnano sovrani), gli esseri umani (di sesso biologico maschile) si muovono come marionette e ragionano come Baby Bua e gli ambienti in cui si svolgono le loro azioni sono essenzialmente tre, come in un diorama (o in un catalogo di giocattoli): sede della Mattel, scuola, spiaggia.
Dal canto suo, Barbieland è un luogo i cui abitanti seguono un pensiero unico, sono super consumisti e hanno un approccio positivo posticcio alla vita.
Questo appiattimento totale ha finito per fiaccare il mio entusiasmo.
Gli sceneggiatori (Baumbach e la Gerwig) non sono riusciti a evitare il rischio (in effetti, difficilmente evitabile) tipico dei prodotti che cercano di smontare stereotipi con altri stereotipi.
O la cosa è stata voluta?
Com’è come non è, io meh.
Margot Robbie è Barbie fatta carne, perfetta sotto ogni punto di vista (cit.).
Ryan Gosling è un autoironico bietolone, perfetto anche lui, per fare quanto richiesto.
Poi, ci sono anche trecentomiliardidimilioni di citazioni e ventordicimila guest star, il che può essere divertente, all’inizio, ma – come dicevo – dopo un po’, il troppo stroppia.
P.s.: non è un film per bambini. Per favore, non portate i bambini a vedere Barbie, a meno che non siate disposti a spiegare molte cose, prima e dopo la visione del film. Non so cosa un under 14 potrebbe capire dei 2/3 dei dialoghi, senza un supporto o un confronto costruttivo con una persona più ferrata sugli argomenti, sui giochi di parole e sui doppi sensi del film.
La recensione che aspettavo, grazie.
@forseclaudio: grazie a te per l’attenzione!
Concordo, anch’io trovo che non sia adatto a un pubblico di bambini sotto diversi aspetti.
@la-fata-delle-tenebre: temo che (in Italia, perlomeno) una parte di pubblico stia dando per scontato che, trattandosi di Barbie, questo sia un film per bambini e famiglie (come accade, da sempre, per esempio, con i prodotti di animazione).
Negli Stati Uniti, il film è stato vietato ai minori di 13 anni: gli americani avranno le loro turbe, ma ci sono vari (ed evidenti) motivi, per cui hanno pensato di apporre questa limitazione.
Secondo me, i mancati avvisi, in Italia, sono un punto a sfavore dell’ “educazione al cinema” (e alla fruizione di contenuti, in generale): ci vuole consapevolezza, quando si decide di approcciare un film (non parlo di massimi sistemi, ma almeno di cose come: chi ha diretto questo film? E come mai un “autore” di questo tipo ha deciso di fare un film su un giocattolo, proprio questo giocattolo? Ecc.).
Penso che il problema principale del film stia proprio nel volersi accaparrare il pubblico più vasto possibile, senza preoccuparsi di mettere in scena una storia indirizzata a tutti nel suo complesso. Lo trovo un film abbastanza frammentato, composto da pezzi che vanno bene per un pubblico e pezzi che vanno bene per un altro, senza una vera armonia tra le due cose.
Il risultato è che non penso arrivi per davvero ai bambini/ragazzini, mentre gli adulti si ritrovano una storia anche carina, ma farcita di momenti e personaggi a mio modesto parere superflui, nonché di intrattenimento e approfondimento pressoché nullo.
@forseclaudio: “Penso che il problema principale del film stia proprio nel volersi accaparrare il pubblico più vasto possibile”: sicuramente, questo è ciò che hanno pensato i distributori in Italia. Poi, come dici, il film ha anche dei problemi, a monte.