The Water Diviner

Russell Crowe alla sua prima esperienza come regista non poteva non partire dalla sua amata Australia e con una storia molto sentita dai suoi connazionali e poco conosciuta al resto del mondo.
Un film che a me è piaciuto, ricco di forti emozioni e che tratta temi importanti come la religione, il misticismo, l’amore in ogni sua forma, l’amicizia, il perdono con una forza emotiva che ti coinvolge dall’inizio alla fine.
Come ne “gli anni spezzati” di Peter Weir l’insegnamento finale è che la guerra, oltre a essere il più grande nemico dell’uomo, provoca solo devastazione non solo nelle città colpite ma soprattutto nel cuore degli uomini.
Russell se la cava egregiamente dietro la cinepresa, coadiuvato anche dal bravissimo Andrew Lesnie e la sua meravigliosa fotografia(già premio Oscar per “il signore degli anelli”.
Non è un capolavoro ma non è nemmeno quella schifezza descritta da molti.

Il debutto di Russell Crowe come regista è senz’altro discreto. Il film ha una trama interessante, una bellissima fotografia e delle ambientazioni perfette, ed è aiutato proprio dall’interpretazione di Crowe, magari acerbo dietro la macchina da presa, comunque una sicurezza per quanto riguarda la recitazione. Un ritmo maggiore forse avrebbe aiutato di più, resta comunque un’ottima “prima” per Crowe.

Mi sembra interessante il nuovo punto di vista per raccontare i drammi di una guerra: un padre (ogni soldato ne ha uno) che va alla ricerca dei figli-soldato, e l’identificazione dei militi ignoti.
Forse la regia è immatura in alcuni passaggi, nella prima metà, ma alcuni pezzi sono speciali: come i “suoni” notturni della guerra di trincea, o l’ultimo flashback.
Non conosco la cultura Turca ma ho avuto l’impressione che Crowe abbia voluto approfondirla per poi raccontarcene aneddoti, lingua (non tradotta) e usanze.