Mr. Beaver

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Mr. Beaver

Walter Black è un imprenditore di successo: ha la sua azienda di giocattoli e una famiglia felice. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando non lo prende una forte depressione che lo porta a uno stato di isolamento con il resto del mondo, infine respinto anche dalla propria famiglia. FIno a che con l'aiuto di una marionetta a forma di castoro ricomincia a parlare e ritrova la sicurezza perduta.
Andrea ha scritto questa trama

Titolo Originale: The Beaver
Attori principali: Mel Gibson, Jodie Foster, Jennifer Lawrence, Anton Yelchin, Zachary Booth, Riley Thomas Stewart, Kelly Coffield Park, Cherry Jones, Jeff Corbett, Baylen Thomas, Sam Breslin Wright, Michael Rivera, Kris Arnold, Elizabeth Kaledin, Matt Lauer, Jon Stewart, Terry Gross, Folake Olowofoyeku, Lorna Guity Pruce, Bill Massof, Mostra tutti

Regia: Jodie Foster
Sceneggiatura/Autore: Kyle Killen
Colonna sonora: Marcelo Zarvos
Fotografia: Hagen Bogdanski
Costumi: Hartsell Taylor, Susan Lyall
Produttore: Steve Golin, Keith Redmon, Ann Ruark
Produzione: Emirati Arabi Uniti, Usa
Genere: Drammatico, Commedia
Durata: 91 minuti

Dove vedere in streaming Mr. Beaver

Un tema forte e interessante, ma che andava sviluppato meglio. / 30 Gennaio 2016 in Mr. Beaver

Trovo che Jodie Foster abbia del talento, oltre che come attrice anche come regista, con il suo “il mio piccolo genio” mi aveva incantata, ma questa volta purtroppo non è riuscita a convincermi del tutto.
Il soggetto del film è il male di vivere, la depressione che fa a pezzi la vita di un manager di successo fino al giorno in cui trova in uno scatolone un pupazzo a forma di castoro che gli ridà fiducia, sicurezza e amore verso sé stesso.
Quell’aiuto si trasformerà però ben presto in una forma di ossessione che rischierà di allontanarlo definitivamente dai suoi affetti più cari.
Jodie si avventura in un mondo molto difficile senza riuscire a cavarne nulla, o perlomeno senza dare ciò che aveva promesso all’inizio, l’idea del pupazzo metafora della maschera dietro cui nascondersi per non affrontare le proprie responsabilità è un’idea ottima, ma così come il punto saliente del film, la depressione del protagonista, viene presentata in modo troppo fittizio, cavilloso.
Il protagonista, un Mel Gibson ormai lontano dai fasti di “Bravehearth” e di “Arma letale”, l’ho trovato troppo rigido nella sua parte.
Il risultato finale è un film che non emoziona, sempre in bilico tra la noia e il tragicomico. Peccato perché viste le premesse e la bravura della Foster ne poteva uscire fuori davvero un ottimo film.

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Il voto sarebbe un 6.5 / 1 Settembre 2015 in Mr. Beaver

Film un pò particolare che affronta il tema della depressione.
Walter (Mel Gibson) è in piena depressione che lo fa allontanare dalla sua famiglia composta dalla moglie (Jodie Foster) e due figli, Porter (Anton Yelchin) con cui dovrà ricucire il rapporto, e Henry che soffre un pò della lontananza del padre. Sull’orlo del suicidio trova una marionetta a forma di castoro (Mr. Beaver) e interagendo tramite Mr Beaver recupera pian piano un pò di sicurezza.
Il film affronta praticamente due storie parallele: da una parte Walter e il suo Mr. Beaver (che strappa anche qualche risata), dall’altra il figlio Porter e la sua amicizia con Norah (Jennifer Lawrence).
Buon mix tra serietà e qualche momento più comico.

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Riprendere in mano la propria vita da soli / 27 Novembre 2013 in Mr. Beaver

Un film con una storia molto originale, per certi versi assurda. Walter Black è un uomo affetto da una grave depressione, che lo rende un soggetto apatico e svogliato. Un giorno, per convincersi di essere in grado di riprendere in mano la propria vita, decide di difendersi dal giudizio della famiglia, dei colleghi di lavoro e di tutti i suoi conoscenti, grazie all’utilizzo di un pupazzo per ventriloqui che ha le fattezze di un castoro e che si fa chiamare Mr.Beaver.
Il film ha una storia carina e un modo di affrontare le tematiche della solitudine, della depressione piuttosto particolare. Walter, arrivato ormai ad un punto morto e vicino al desiderio del suicidio, sviluppa una sorta di doppia personalità per difendersi da un mondo che ormai non gli produce più alcuno stimolo e con cui sembra non essere in grado di mettere in luce la sua persona. Questa situazione ricorda vagamente gli studi di Sigmund Freud, che affermava infatti come la scissione dell’io fosse uno dei meccanismi di difesa più comuni della psiche umana. Non a caso Mr.Beaver, l’alter-ego di Walter, rappresenta la parte più vincente del protagonista, la parte più ambiziosa e più carismatica, quelle che riesce a farlo emergere dalla polvere e a ridargli nuova luce. Una parte nata probabilmente dal grido di disperazione di un uomo che ha bisogno di un’occasione per ricominciare daccapo, per quanto la stessa occasione gli si presenti sotto forma di un pupazzo trovato nel cassonetto della nettezza urbana e messo senza indugi sul braccio.
Una bella interpretazione da parte di Mel Gibson e Jodie Foster. Non sensazionali, ma sicuramente positivi.

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14 Aprile 2012 in Mr. Beaver

Un film che affronta in maniera “originale” il tema della depressione.
Purtroppo, è caratterizzato da alti e bassi e, sovente, la deriva sentimentale emerge in maniera, per me, fastidiosa (vedi, la storia d’amore del figlio tormentato con la bella ed intelligente cheerleader).

Gibson non ha l’appeal di un tempo, ma – dopotutto- questo ruolo neppure lo richiede, in tutta onestà. Anzi, il suo volto un po’ floscio ben si presta al tormento passivo del suo personaggio.
La Foster-attrice è sempre puntuale, precisa, calibrata, mai una sbavatura, però la sua prova registica ne Il mio piccolo genio, pur acerba, mi aveva convinta di più.

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L’egoismo del castoro / 26 Settembre 2011 in Mr. Beaver

Film per niente banale, che affronta un argomento importante come la depressione in modo originale. Il castoro, una delle personalità di Mel Gibson, dovrebbe rappresentare la parte egoistica, narcisistica, creativa dell’io. Prendendo il sopravvento in una personalità dissociata, rende il soggetto aggressivo ed egoista, completamente estraneo a qualsiasi forma di empatia, anche verso i propri affetti più vicini come la famiglia. Rifugiarsi nel proprio io, coccolarlo per aumentare la propria autostima, può essere un modo di uscire dalla depressione, ma può avere effetti devastanti (soprattutto nei film).

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