Blonde

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Blonde

Film tratto dal romanzo omonimo di Joyce Carol Oates che riscrive la biografia dell'attrice statunitense Marilyn Monroe (1926-1962), in bilico fra realtà e finzione.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Blonde
Attori principali: Ana de Armas, Adrien Brody, Bobby Cannavale, Sara Paxton, Lucy DeVito, Julianne Nicholson, Scoot McNairy, Xavier Samuel, Caspar Phillipson, Evan Williams, Rebecca Wisocky, Toby Huss, Catherine Dent, Haley Webb, Dan Butler, Tygh Runyan, David Warshofsky, Michael Masini, Chris Lemmon, Ned Bellamy, Sonny Valicenti, Tatum Shank, Andrew Thacher, Dominic Leeder, Skip Pipo, Ravil Isyanov, Tim Ransom, Rob Brownstein, Rob Nagle, Ethan Cohn, Mike Ostroski, Christopher Kriesa, Eric Matheny, Kiva Jump, Patrick Brennan, Ryan Vincent, Vanessa Lemonides, Michael Drayer, Claudia Smith, Mary-Pat Green, Ron West, Flynn Platt, Scott Wilder, Sal Landi, Seth Meriwether, Darrin M. Schlie, Julián Rebolledo, Allan Havey, Tereza Rizzardi, Lily Fisher, Spencer Taylor, Denna Thomsen, Parker Harris, Ryan Kanfer, Scott Hislop, Parker Blakely, Chris Moss, Cris Cangero, Brandon Beltran, Patrick Ellis, Luke Kamppila, Richard Biglia, Arne Gjelten, Russell Ridgeway, Jake Brandorff, Bryan Anthony, Jeremy Shouldis, Steve Bannos, Dieterich Gray, Mia McGovern Zaini, Garret Dillahunt, Eden Riegel, Mostra tutti

Regia: Andrew Dominik
Sceneggiatura/Autore: Andrew Dominik
Colonna sonora: Nick Cave, Warren Ellis
Fotografia: Chayse Irvin
Costumi: Betsy Glick, Jennifer Johnson
Produttore: Brad Pitt, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Scott Robertson, Christina Oh, Tracey Landon
Produzione: Usa
Genere: Drammatico, Romantico, Biografico
Durata: 167 minuti

Dove vedere in streaming Blonde

Pornografia della sofferenza / 27 Ottobre 2022 in Blonde

Pornografia della sofferenza: questa è la definizione migliore di Blonde. La vita di Marilyn Monroe viene ridotta a una serie ininterrotta di traumi infantili, violenze, delusioni, umiliazioni e problemi mentali, che riempiono la quasi totalità della cospicua durata del film. Non c’è spazio per altro: l’attrice viene ridotta a vittima impotente e per nulla reattiva, la cui psiche sembra incapace di produrre null’altro che un costante rimuginio sull’assenza originaria della figura paterna e sull’estraneità percepita della propria immagine pubblica. La vita di una donna non ha senso, sembra dirci il regista, senza una figura maschile alla sua base, e il successo professionale non può che esserle fondamentalmente estraneo.

Ancora peggiore, se possibile, è lo stile del film. Un orgasmo viene commentato con le cascate del Niagara; la maternità con un feto in technicolor (e per giunta parlante: inutile dire che l’aborto è qui un trauma inaudito, che non può essere davvero voluto da una donna); un marito infuriato con il primissimo piano del suo faccione grugnente; un illustre amante con missili che si ergono verso il cielo; e, inevitabilmente, il momento finale della vita col santino aureolato di nuvole del padre nell’aldilà. Siamo palesemente al di là del kitsch, ben addentro il territorio del trash. Come spiegarlo? C’è forse un intento ironico? Ma come conciliare questo con la natura drammatica del film? Uno sospetta che l’inettitudine sia una spiegazione migliore.

La recitazione dell’ottima Ana de Armas è forse l’unica nota positiva di Blonde. Purtroppo, forse a causa degli altri problemi, ho avuto solo raramente la sensazione di trovarmi di fronte a Marilyn; per lo più sono stato cosciente che quella che vedevo era una brava interprete. Ma la mano del regista è evidente anche qui: sono frequenti i nudi gratuiti della protagonista, e anche il threesome su cui si indugia a un certo punto non sembra propriamente essenziale ai fini della narrazione. Sembra quasi che Andrew Dominik abbia pensato che per rappresentare al meglio l’oggettivazione sessuale di una donna fosse necessario oggettivizzarne un’altra. O forse è solo un caso di furbizia commerciale, chissà.

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Occasione sprecata…. / 4 Ottobre 2022 in Blonde

Blonde

Finalmente ho finito di vedere il biopic di Marilyn, che tanto sta facendo discutere e divide il pubblico.
Potrei parlare per ore della bellezza di Ana De Armas e della sua magistrale interpretazione, come anche dello splendore artistico di questo film, che profuma di Oscar: a partire da una regia d’autore, che alrerna con efficacia il colore al bianco e nero, tra realtá e finzione, cinema e vita reale… ma anche le scenografie, la fotografia, le musiche, il montaggio… tutto perfetto.
E quindi mi è piaciuto? No.
Perché in tutto questo manca la realtà: la pellicola è pervasa da questo senso onirico, come se tutto fosse un sogno, visto dagli occhi spaesati di una Marilyn sbattuta a destra e sinistra, in un vortice di violenze, abusi, dolori, sofferenze e lacrime.
Marilyn non era solo questo: lei odiava questo ruolo da “bionda”, da stupida, che le avevano cucito addosso da DOVER indossare ma lei era di più.
E in questo film questo non c’è.
Ma c’è una continua ricerca del padre, che cerca in tutti gli uomini che incontra, che cancella tutto il buono che ha realmente vissuto.
E dopo quasi 3 estenuanti ore la pellicola si avvicina verso il finale in modo squallido, in una camera da letto con il Presidente K. in una delle scene più umilianti del film, chemi ha lasciato, oltre un leggero mal di testa, un senso di impotenza, malessere, schifo verso l’industria conematografica e tutto il suo backstage di cui poco sappiamo ma molto immaginiamo…
Marilyn era di piu. E questo non traspare.
Artisticamente è un gran film, ma non lo rivedrei. Eppure lo consiglio perché magari qualcuno potrebbe carpirne qualcosa di più.
Per me è bocciato.
4/10.

Ps: qualche mese fa ho voluto rivedere “A Qualcuno Piace Caldo”, veramente bello.. credo che recupereró altri suoi successi, perché voglio vederla sorridere ancora! ❤️

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Una (sgradevole) versione della storia / 30 Settembre 2022 in Blonde

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

(Riflessioni sparse)

Benché voglia recuperarlo da tempo, non ho ancora letto il libro della Oates da cui è tratto il film di Dominik e un po’ mi dispiace non averlo fatto prima di vedere questo lavoro, giusto per capire se, come e quanto la scrittura dell’autrice abbia influenzato sceneggiatura e messa in scena.
Ne discende che tutte le mie elucubrazioni concernono solo ciò che ho visto sullo schermo ed escludono qualsiasi tipo di confronto con il testo di riferimento.

Sicuramente, il film omette tanti elementi della biografia di Norma Jeane Baker/Marilyn Monroe, ma fa parte del gioco drammaturgico: Blonde non è una biografia propriamente detta e non è una cronaca affidabile. Piuttosto, è una versione della storia che si basa su un canovaccio documentato (in precedenza, Dominik aveva fatto altrettanto nel film L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford , 2007).

Blonde è un film sovraccarico di violenza esibita che, nel complesso, si risolve in un audiovisivo sgradevole illuminato dalla prova artistica di Ana de Armas, che, qui, si dimostra molto brava. Il pregio maggiore della mimetica interpretazione che l’attrice fa di Norma Jeane/Marilyn sta nel mantenere sempre intatto il candore del personaggio (anzi, dei personaggi).
Il che, e ritengo sia voluto, amplifica in modo esponenziale la sgradevolezza che sottende e alimenta l’intera storia.

Avvalendosi di attori impeccabili nell’interpretare personaggi (troppo) lineari, di luci e fotografia nitidissime, di una precisa e ordinata messinscena, con attente ricostruzioni d’epoca (ma con un disinteresse smaccato, quasi ostentato, per il contesto storico e gli ambienti in cui si svolge la vicenda), Dominik costruisce l’estetica e la narrativa del film sul dittico amore (cercato)/violenza (continuamente subìta).
Ma, nel tentativo di esecrare il mondo e le persone che hanno circondato Norma Jeane Baker, dalla nascita alla morte, finisce per suscitare perlopiù disgusto fine a se stesso.

Non c’è dubbio che la vita di Norma Jeane sia stata una strada lastricata di dolore e solitudine.
Dominik sembra aver concepito il racconto come la rappresentazione di un supplizio scritto nelle stelle che conduce alla santità laica e si accanisce in molti modi sul corpo (cinematografico) di Norma Jeane Baker.
Senza affetti, senza comprensione e senza amici, Norma Jeane fa tanta pena, ma (domanda retorica) è possibile che questo sia l’unico sentimento che il suo ricordo è capace di suscitare? E che per empatizzare con lei sia necessario mostrare questa ragazza gravata da ogni tipo di umiliazione?

Ho trovato superflue, pesanti, didascaliche e, soprattutto, molto fuori luogo le sequenze con il feto, parlante e non.
Mi è sembrata una forma di cattiveria nei confronti del pubblico.

In molti passaggi, le musiche originali di Nick Cave e Warren Ellis mi hanno ricordato (con le debite differenze) i suoni di Badalamenti per Twin Peaks di David Lynch.

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